Nella prima scena di Barbie vediamo la giornata perfetta della bambola più amata al mondo: il suo mondo perfetto è pieno di altre Barbie perfette con abiti e aspetti diversi, ma che si comportano esattamente allo stesso modo. C’è anche Ken, che riversa il suo amore eccessivo su Barbie e che esiste sostanzialmente in qualità di suo accessorio. Il giorno dopo andrà tutto a rotoli, ma di brutto. Come colonna sonora c’è Pink di Lizzo, una canzone che fotografa esattamente questo mondo a tinte pastello costruito a colpi di stereotipi camp anni ’80. «Il testo di Lizzo è spassosissimo», dice Margot Robbie, che del film è la protagonista, «e aggiunge un ulteriore livello di comicità».
La colonna sonora è una delle armi più importanti in mano alla regista Greta Gerwig, che ha abbinato con cura scene e spunti musicali, il che significa che s’è affidata a un team specializzato per dare un suono alla sua visione. «Sentirete canzoni che rispecchiano esattamente le immagini, la musica insomma è più di un semplice accompagnamento, è uno strumento che serve a rafforzare quel che il pubblico vede e vive, fino a diventare la sua voce», spiega Robbie.
La Atlantic si è aggiudicata il progetto con largo anticipo, lavorando a stretto contatto con Gerwig e il marito co-sceneggiatore Noah Baumbach. «Molti erano interessati a Barbie, ma noi lo tenevamo d’occhio da un pezzo», spiega Kevin Weaver, presidente degli uffici West Coast della Atlantic Records. L’etichetta è un partner importante visto il dominio nel settore delle colonne sonore degli ultimi anni, vedi i casi di Suicide Squad e Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (sempre con Robbie), oltre che per il franchising Fast & Furious e la serie Daisy Jones & the Six.
Il team che ha lavorato a Barbie aveva bisogno, e in fretta, di due canzoni in particolare: un pezzone pop per una scena di ballo coreografata e una power ballad in stile anni ’80 per il Ken interpretato da Ryan Gosling. E così il produttore Mark Ronson, vincitore di un Oscar e di sette Grammy, si è visto recapitare un messaggio dal suo amico supervisore musicale George Drakoulias. Conteneva una sola parola: «Barbie?». Ronson ha fatto una call via Zoom col team che lavorava al film. Il suo compito: produrre nel giro di due settimane almeno la base del pezzo portante della colonna sonora. «Non sono uno che legge molte sceneggiature, ma in quella c’era tutto quel che voglio da un film», dice Ronson. «Anche se non avessi ottenuto l’ingaggio, sarebbe comunque stato il mio film dell’anno».
Ronson e Andrew Wyatt hanno creato il beat di Dance the Night ispirandosi a una playlist messa assieme da Gerwig, che ha gradito. «Abbiamo fatto un bel po’ di prove di ballo usando il beat della canzone, prima ancora che avesse un testo», ricorda Margot Robbie. «Sul set, è diventato subito l’inno di Barbie. E quelle prove hanno rappresentato la prima occasione per il cast di legare e fare amicizia».
La disco music sembrava lo stile giusto per il commento musicale alle esperienze di Barbie, soprattutto dopo il suo arrivo nel mondo reale. Come ha detto Gerwig a Robbie, «l’assunto della disco è che la gente vuol ballare e divertirsi, anche se ha smesso d’essere cool quand’è arrivato il punk-rock. Eppure la disco è ancora lì, coi suoi pantaloni scampanati».
Stando a Weaver, Dance the Night, che è stata scritta con Dua Lipa in testa, era in qualche modo presente nel dna del film. Ronson e Wyatt sono stati comunque fondamentali: hanno composto della musica originale per la pellicola e Ronson ne è anche il produttore esecutivo. Ha passato quasi un anno scegliendo canzoni adatte al mondo che Gerwig aveva in mente. La colonna sonora è nata proprio come il film: lavorando in sintonia e ispirandosi a vicenda. «Gerwig voleva creare un mondo unico e speciale», spiega Brandon Davis, vicepresidente esecutivo e co-responsabile del reparto A&R pop di Atlantic. «Ecco perché ci sono un reggaeton di Karol G e subito dopo un pezzo di Dominic Fike alla Sugar Ray».
Durante il montaggio del film, Ronson e Gerwig hanno preso l’abitudine di mostrare ogni settimana una scena a un artista che volevano coinvolgere. «E tutti, una o due settimane dopo, tornavano con un pezzo perfetto per ciò che stavamo provando a fare», racconta Ronson.
Una delle prime che ha chiamato è stata l’amica Charli XCX. Grande fan di Barbie, racconta che la sua prima esibizione dal vivo è stata quando a quattro anni ha cantato a cappella di Barbie Girl degli Aqua in un talent show su una nave da crociera. «I miei genitori erano preoccupatissimi, pensavano che sarei salita sul palco, avrei pianto e sarebbe stato un disastro. Io invece ero convintissima di volerlo fare. L’ho cantata tutta e ho vinto».
Ronson e Gerwig hanno proposto a Charli XCX alcune scene tra cui scegliere. Lei, fan degli inni pop a tema automobilistico, è rimasta affascinata dalla sequenza di un inseguimento e ha scritto Speed Drive. «Mi è sempre piaciuto un sacco cantare di automobili. Sento che c’è un legame intrinseco tra la guida, la musica e il fatto che ti senti una star quando sei in auto». Voleva che Speed Drive, che nel ritornello cita Hey Mickey di Toni Basil, fosse «un po’ impertinente» e «parlasse di essere sexy».
E poi c’è la faccenda di Barbie Girl degli Aqua. I fan si sono indignati quando, l’anno scorso, il gruppo danese ha dichiarato alla stampa che il loro successo pop del 1997 non sarebbe stato inserito nel film. Anche se non era espressamente previsto dalla sceneggiatura, Gerwig ha sempre pensato di trovare una collocazione alla canzone, e del resto Robbie e gli altri la imploravano di farlo.
«Le dicevo: “Greta, come facciamo? Non possiamo girare un film su Barbie e non fare neppure un cenno a Barbie Girl degli Aqua. Ci deve essere”. E lei: “Non preoccuparti, troveremo un bel modo per utilizzarla”», ricorda Robbie. «Poi a un certo punto è arrivata dicendo: “Indovinate chi farà il remix di Barbie Girl degli Aqua? Nicki Minaj e Ice Spice”. E io ho pensato: “Insieme? Ma stai scherzando?!”. Sapevo che le mie amiche sarebbero impazzite».
L’idea di far rappare la Queen of the Barbz su una cover di Barbie Girl è parsa quasi banale a Ronson. «Saranno 15 anni che la gente chiede a Nicki di rappare su quel pezzo». Non è stato facile beccare Ice Spice, che richiestissima. Avrebbe dovuto presentarsi in studio a inizio della giornata per incidere le sue parti, ma è arrivata dopo mezzanotte. Ronson, che si stava già preparando per andare a letto «come un anziano», è tornato in studio in bici nel cuore della notte.
Anche Karol G si è ritagliata del tempo, in un anno frenetico, per realizzare la «selvaggia e sfrenata» Watati. È stata ospite musicale del SNL solo sei ore dopo essere andata nello studio di Ronson a guardare alcune scene di Barbie.
PinkPantheress non ha avuto manco una Barbie da bambina, «mia madre non me le comprava», ma prima di dedicarsi alla musica ha studiato la filmografia di Gerwig a scuola, poiché il suo sogno era diventare attrice. La prospettiva di lavorare con la regista che le ha ispirato il suono della malinconica Angel la entusiasmava.
Ora Ronson non vorrebbe lasciare il Barbie world in cui ha vissuto per quasi un anno. «Il film è bello da impazzire. Ed è notevole a livello visivo: puoi metterlo in pausa su un’inquadratura a caso e ti ritrovi a fissare le sue mille sfumature di rosa per un’ora manco se fosse un quadro del Louvre».
Prima di mettersi all’opera, Ronson ha comprato un assortimento di Barbie da Toys R Us e le ha piazzate in giro per lo studio (si è fatto mandare dalla Mattel qualche Ken, che non riusciva a trovare nei negozi). E poi è successo: mentre stava finendo il lavoro sul film, è diventato papà per la prima volta. E sì, è una bambina.
Da Rolling Stone US.