Questa storia ha tantissimi incipit, ma quello più divertente parte da un’esibizione presa da puntata di MTV Supersonic caricata su YouTube con il titolo “Verdena Valvonauta altered lyrics” nella quale un giovanissimo Alberto Ferrari in tenuta grunge si concede qualche delirio per sporcare ulteriormente il singolo che ha portato lui e la sua band al successo. «Sto bene se non trombi mai» anziché «sto bene se non torni mai», «penso sempre al sesso» anziché «penso sempre lo stesso» capelli lunghi, Converse, maglietta a righe, un accento bergamasco particolarmente acuto e immagini a bassa risoluzione.
Una serie di indizi che danno il senso della quantità di tempo che è passato, perché non solo sono passati esattamente vent’anni da quando è uscito il primo singolo dei Verdena, intitolato appunto Valvonauta – un brano che ha un valore simbolico enorme, porta con sé un bagaglio emotivo intergenerazionale – ma soprattutto, vista la data, 21 giugno 1999, ha concesso proprio in extremis ai Verdena di mettere la punta del piede negli anni Novanta, una cosa che non è da poco guardando il modo in cui poi sono andate le cose.
Il passaggio al nuovo millennio è stato uno spartiacque brutale per la scena rock alternativa italiana, non si sa nemmeno bene perché, sta di fatto che nella percezione collettiva c’era una vecchia scuola da una parte e tutto il resto dall’altra. Afterhours, Marlene Kuntz, Subsonica, Bluvertigo, Prozac+, Massimo Volume, Tre Allegri Ragazzi Morti e così via, godevano del credito tipico dei pionieri, in un certo senso si sentiva già che qualcosa stava cambiando e che gli Anni Zero avrebbero portato con sé qualcosa di diverso, una evoluzione in un certo senso meno pura: l’indie italiano.
I Verdena con un singolo e un disco usciti nel 1999, entrarono di diritto nella scena anni Novanta, con il vantaggio di essere a tutti gli effetti degli esordienti, appena ventenni, trattati come dei veterani sin da subito. Un vantaggio per certi versi, un peso pericoloso per altri, che però i Verdena ebbero la capacità di gestire, avviando uno dei percorsi artistici, se non davvero IL percorso artistico più interessante e ascendente della musica italiana degli ultimi trent’anni. Perché parliamoci chiaro: Valvonauta è una canzone semplice e l’omonimo disco Verdena è poca cosa rispetto a tutto quello che avrebbero fatto dopo, ogni volta meglio, ogni volta più sorprendenti.
È il momento dei paragoni forti e non necessari: chi altro ricorda questo percorso? Valvonauta sta a Creep come Verdena sta a Pablo Honey e i Verdena stanno alla musica alternativa italiana come i Radiohead a quella alternativa internazionale. Con le dovute e ovvie differenze (per esempio i Radiohead presero una piega elettronica che ai Verdena manca) le similitudini sono davvero parecchie, e questo ci riporta a quel singolo storpiato nei testi che fa pensare alle stesse insofferenze di Thom Yorke all’ennesima esibizione del celebre singolo. Guarda caso da qualche anno entrambe le band hanno ricominciato a proporlo in scaletta ai concerti, come segno di rappacificamento con le proprie origini, ingenue e rudimentali, ma senza le quali non ci sarebbe stato nient’altro.
I Verdena sono cresciuti insieme ai propri fan giorno per giorno, eravamo adolescenti o pre-adolescenti quando MTV passava a rotazione il video (quello ufficiale in questo caso) di Valvonauta e siamo trenta-quarantenni ora che attendiamo con la stessa gioia il nuovo album, senza nel frattempo esserci persi un solo passaggio, senza che i Verdena ne sbagliassero uno, evolvendosi senza contraddirsi e contribuendo a creare un legame di fiducia indissolubile. Oggi che sono davvero dei veterani, paradossalmente, sembrano più giovani di tanti altri, una contraddizione che rispecchia più di ogni altra cosa la natura di quella che attualmente è la band italiana più importante al momento, che ha saputo conservarsi centellinando le uscite e le apparizioni, prendendosi sempre tutto il tempo necessario, e che non ha mai cambiato attitudine, cambiando ogni paradigma possibile.
Oggi i Verdena che festeggiano i vent’anni di carriera si apprestano a entrare in un nuovo decennio da protagonisti, con la stessa potenza degli esordienti e l’esperienza dei veterani, ovvero tutto quello che sono sempre stati.