Negli ultimi 15 anni, Laura Marling è diventata una delle cantautrici più quotate della scena folk inglese. Premiata nel 2011 con un Brit Award quale miglior artista solista britannica, è stata in lizza per il premio altre quattro volte, oltre ad essere candidata ai Grammy. A un certo punto, però, verso il 2019, ha scelto di rallentare il passo di una carriera iniziata quando aveva appena 16 anni.
«Prendermela con calma m’è piaciuto», dice la cantautrice, 34 anni, in collegamento via Zoom dalla sua casa londinese. «Non faccio più una vita frenetica. In compenso, certi problemi sono più pesanti, complessi, difficili e li devo risolvere rapidamente perché il tempo accelera di brutto quando invecchi».
Marling ha iniziato a rallentare il ritmo col settimo album Song for Our Daughter, che ha ricevuto una nomination ai Grammy del 2020. Era una riflessione sul tema della maternità, con canzoni scritte per una figlia immaginaria. Ha sempre desiderato avere dei figli, diventare madre non rientrava però nei suoi piani a breve termine. «Quando ho scritto Song for Our Daughter ero giunta a un punto della vita adulta in cui non mi sentivo più una ragazza, ma una donna. Ma non stavo fantasticando o facendo progetti sull’avere figli».
E invece è successo. Nel 2023 ha dato alla luce una bambina, evento che ha finito per plasmare Patterns in Repeat, il nuovo disco uscito a fine ottobre. Come il precedente, è intimo e soft, canta la vita e la sua fine, come in Patterns che è stata scritta dopo aver partecipato con il compagno a un funerale a Parigi, la maternità e i comportamenti trasmessi di generazione in generazione.
Patterns in Repeat non è però incentrato esclusivamente sulla genitorialità. Marling dice di essersi ispirata alla musica che esprime la «fragilità della voce umana o la sua forza, a tutto ciò che mi fa commuovere». Quando è nata la figlia, la musica in questione era West Side Story di Leonard Bernstein. «Sono molto sensibile alla musica brillante».
In passato, Marling cercava spunti per le canzoni nei suoi diari. Questa volta ha sfidato se stessa a scrivere e incidere l’album nel salotto di casa a Londra, con una deadline che si è autoimposta: doveva chiudere il disco prima che la figlia iniziasse a camminare. Ha poi inviato le tracce all’arrangiatore Rob Moose affinché aggiungesse gli archi.
Dovendo registrare velocemente, «sapevo di non avere molto tempo a disposizione per suonare con altri musicisti e far loro capire la giusta atmosfera di ogni canzone», spiega Marling. «Non sono mai a corto di idee, ma neppure mi metto a pensare: dovrei sbrigarmi a scrivere un album».
In effetti, ultimamente è più attratta dalla pittura a olio che dalla scrittura di nuove canzoni. Tutto ciò fa parte del suo approccio spontaneo alla creatività e alla carriera. In ogni caso, non smetterà di scrivere e registrare. Come canta in un pezzone di Patterns in Repeat intitolato Child of Mine, la vita scorre più lentamente, ma è ancora meravigliosa.
Da Rolling Stone US.