Vita e morte di Kris Kristofferson, un gigante americano | Rolling Stone Italia
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Vita e morte di Kris Kristofferson, un gigante americano

Il cantautore (‘Me and Bobby McGee’, ‘Sunday Mornin’ Comin’ Down’), attore (‘A Star Is Born’, ‘Pat Garrett e Billy Kid’, ‘I cancelli del cielo’) e attivista ci ha lasciati sabato. Aveva 88 anni

Vita e morte di Kris Kristofferson, un gigante americano

Kris Kristofferson

Foto: Michael Ochs Archives/Getty Images

È morto Kris Kristofferson, l’uomo che ha contributo a trasformare i testi in letteratura e la scrittura di canzoni in una forma d’arte. Era un poeta romantico, un cantastorie folk, uno storyteller country. Aveva 88 anni. La sua portavoce Ebie McFarland ha spiegato che è mancato sabato 28 settembre nella sua abitazione di Maui, nelle Hawaii, circondato dalla famiglia. Non è stata resa nota la causa del decesso.

Parlarne come semplice autore di canzoni sarebbe però riduttivo. Aveva qualcosa di rinascimentale quest’uomo che passava dai Golden Globe ai Golden Gloves, che aveva studiato letteratura e guidato elicotteri nell’esercito. E però è stata proprio la potenza dei suoi testi a cambiare la percezione che molti avevano della musica country alla fine degli anni ’60. Proprio lui, che era colto e dotato della tipica disciplina militare, è diventato uno dei cosiddetti outlaw, i “fuorilegge” della country music che hanno contrastato lo star system e influenzato generazioni di musicisti a venire.

Il maggiore di tre figli, Kristoffer Kristofferson nasce il 22 giugno 1936 a Brownsville, Texas. Il padre Lars è il figlio d’un veterano dell’esercito svedese, nonché pilota e generale di divisione nell’Aeronautica americana. Di conseguenza, la famiglia viaggia spesso. Si stabilisce poi a San Mateo, California, dove Kristofferson si diploma nel 1954. Continua gli studi di scrittura creativa al Pomona College e si aggiudica vari premi di scrittura. Laureatosi con lode nel 1958, ottiene una borsa di studio per andare a Oxford. Scrive le sue prime canzoni proprio in Inghilterra, incidendo (ma non pubblicando) col nome di Kris Carson. Dopo il master in letteratura nel 1960, torna negli Stati Uniti dove si sposa con la vecchia fidanzata Fran Beir, da cui ha due figli, Tracy e Kris.

Si arruola, diventa pilota di elicotteri, viene promosso al grado di Capitano. Di stanza nell’allora Germania Ovest, si avvicina ancora di più alla musica imparando i pezzi di Bob Dylan nelle versioni del trio Peter, Paul & Mary. Tornato negli Stati Uniti dove lo aspetta il ruolo d’insegnante presso l’Accademia Militare di West Point, preferisce darsi alla musica essere stato Nashville. «Mi chiamavano ancora Capitano», ricordava 15 anni fa. «Nella prima settimana a Nashville ho scritto una decina di canzoni. Pensavo che se non avessi sfondato come autore, avrei avuto del bel materiale per diventare il Grande romanziere americano grazie alle persone che incontravo e ai luoghi che vedevo. Era tutto straordinariamente eccitante».

Trasferitosi con la famiglia a Nashville, continua a comporre e lavora presso i Columbia Recording Studios («Svuotavo i posacenere e pulivo i pavimenti») e come pilota part-time di elicotteri, che fa volare dalla costa verso le piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico. È formidabile la storia apocrifa della volta in cui sarebbe atterrato col suo elicottero nel cortile di Johnny Cash solo per dargli un demo. Il primo matrimonio di Kristofferson si sgretola quando il figlio della coppia ha seri (e costosissimi) problemi di salute. Lei va a vivere coi figli in California, lui continua a dedicarsi alla musica suscitando la disapprovazione della madre, che gli scrive una lettura avvertendolo che stava buttando via la vita scrivendo canzoni e idolatrando Johnny Cash.

Il primo singolo come performer è datato 1967, s’intitola Golden Idol e non va da nessuna parte. Scrive per altri e va molto meglio: Roy Drusky (Jody and the Kid), Billy Walker (From the Bottle to the Bottom), Ray Stevens (Sunday Mornin’ Comin’ Down), Jerry Lee Lewis (Once More With Feeling), Faron Young (Your Time’s Comin’), Roger Miller (Me and Bobby McGee, Best of All Possible Worlds, Darby’s Castle). Diventa un autore richiesto, si esibisce al Bitter End nel Greenwich Village di fronte a Bob Dylan, debutta nel 1969 al festival di Newport, mentre Johnny Cash lo introduce ancora di più nel giro di Nashville.

L’album di debutto è datato 1970. Kris Kristofferson contiene pezzi nuovi e dati ad altri autori. Viene ristampato col titolo Me & Bobby McGee dopo il successo postumo ottenuto con quella canzone da Janis Joplin, che per un certo periodo ha convissuto con Kristofferson in California. Ray Price porta al successo nel 1970 la sua For the Good Times, Johnny Cash Sunday Mornin’ Comin’ Down, canzoni dell’anno rispettivamente per la Academy of Country Music e la Country Music Association, un uno-due che nessun altro ha più centrato.

Il successo nella musica è parallelo all’impegno nel cinema, dove debutta nel film di Dennis Hopper del 1971 Fuga da Hollywood. Sposatosi con la cantante Rita Coolidge (dal loro legame nascerà una figlia, Casey), Kristofferson appare tra le altre pellicole in Pat Garrett e Billy the Kid, dove recita anche Bob Dylan, autore della colonna sonora, e in Alice non abita più qui di Martin Scorsese. I ruoli che lo impongono sono del 1976: I giorni impuri dello straniero e soprattutto A Star Is Born al fianco di Barbra Streisand.

Continua a scrivere – “Libertà è solo un altro modo di dire che non hai niente da perdere” è una dei suoi versi più celebri contenuti in Me and Bobby McGee, altrettanto noto è quello di The Pilgrim, Chapter 33: “È una contraddizione ambulante, in parte verità e in parte finzione” – e a recitare a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, vedi Convoy – Trincea d’asfalto di Sam Peckinpah e il non fortunatissimo I cancelli dei cielo di Michael Cimino, per poi mettere in piedi a metà decennio un supergruppo country con Johnny Cash e Waylon Jennings, gli Highwaymen.

Coltiva parallelamente l’impegno sociale e politico. Va in Nicaragua e si schiera dalla parte del governo sandinista rovesciato dai Contras appoggiati dal governo americano. Third World Warrior del 1990 è ispirato alle sue esperienze nel’America Latina. «Non tutti sono d’accordo con quel che dico, ma nei miei concerti faccio sì che il principio che viene affermato sia la fede nello spirito umano e non è una cosa che può essere messa in discussione. E difatti a fine concerto sono tutti in piedi», ha detto nel 1991.

«Ho capito che era speciale la prima volta che l’ho visto cantare al Troubadour di Los Angeles», ha scritto Barbra Streisand dopo la notizia della morte di Kristofferson. «Suonava la chitarra scalzo, era perfetto per la sceneggiatura che stavo sviluppando e che poi è diventata A Star Is Born. Per il mio ultimo concerto del 2019 a Hyde Park, a Londra, gli ho chiesto di cantare con me. Il pubblico lo ha sommerso di applausi. È stata una gioia vederlo ricevere il riconoscimento e l’affetto che meritava».

Kristofferson ha annunciato senza tanti clamori che non avrebbe più fatto tour, né film, né dischi nel gennaio 2021. Oltre ai tre figli citati, ne ha cresciuti altre cinque con la terza moglie Lisa Meyers che lo aiutava quando la memoria faceva cilecca, un effetto della malattia di Lyme che gli è stata diagnosticata. Non voleva essere considerata la sua manager perché, diceva, nessuno lo può veramente gestire. «Persino quando gli si augura di passare una buona giornata, risponde: “Non dirmi cosa devo fare”».

È il tipo di testardaggine che gli ha permesso di raggiungere certe vette artistiche. Quando scriveva canzoni era intransigente, e lo era anche quando recitava o si esibiva. «Non credo d’essere un cantante poi tanto bravo», diceva a proposito della sua caratteristica voce roca. «Non mi viene in mente nessuna mia canzone che mi piaccia nella mia versione più che in quella di un altro».

Ha spesso lasciato che a guidarlo fossero il destino o la spiritualità. «Non ho l’ansia di controllare la mia vita», diceva nel 2016. «Sono scivolato dentro la vita, in qualche modo, e mi è sempre andata bene. La vita non dipende da me o da voi. Sono fortunato di aver vissuto tanto a lungo, ho fatto tante di quelle cose che avrebbero potuto mettermi ko. Ma per un motivo o per l’altro ho sempre la sensazione che Lui sappia cosa sta facendo».

Da Rolling Stone US.

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