Nell’outro del secondo disco postumo di Notorious B.I.G. Born Again la madre del rapper Voletta Wallace dice che «la cosa che mio figlio amava di più della vita era riuscire ad aiutare la gente». Non è difficile capire da chi veniva questa predisposizione e cioè da lei, dalla madre che è morta la scorsa settimana in un hospice a 78 anni d’età.
Dream Hampton è la persona che più d’ogni altra s’è avvicinata all’essere confidente oltre che biografa di Biggie Smalls e ha di conseguenza conosciuto anche Voletta Wallace. «Non riesco a non pensare quant’era giovane quando l’ho conosciuta, avrà avuto meno di 40 anni», mi dice dopo aver saputo della morte della donna. «Il loro legame così stretto era quello tipico tra una madre single e il suo unico figlio».
Voletta Wallace aveva poco più di 50 anni il 9 marzo 1997, quando Notorious B.I.G. è stato assassinato. Quel giorno ha ereditato due cose, un patrimonio stimato in 10 milioni di dollari e un dolore indelebile. Se oggi i beni amministrati dalla Christopher Wallace Memorial Foundation valgono qualcosa come 160 milioni, lo si deve alla gestione oculata sua, della moglie del rapper Faith Evans e del manager Wayne Barrow. Ex insegnante di scuola materna, Wallace l’ha usato anche per offrire opportunità educative ai bambini che non ne hanno e realizzare il desiderio del rapper di non far mancare nulla ai propri figli.
Non che Wallace sapesse granché dell’arte che Biggie praticava ai massimi livelli. Ha imparato ad apprezzarla quando quella stessa arte gli è costata al vita. Lei, che si descriveva come una persona molto riservata, s’è trovata a coprire un ruolo nuovo e l’ha fatto con grande abilità, diventando la protettrice più appassionata della memoria del figlio. Ha finito per essere un esempio, con le parole e i fatti. «Sono andata a trovarla nel New Jersey sette o otto mesi dopo l’omicidio», ricorda Hampton. «Mi rimproverò di non essermi fatta viva prima. Le dissi la verità e cioè che non sapevo proprio come farlo. Quel semplice scambio mi ha aiutata a capire che esserci è precisamente quel che si deve fare di fronte a un dolore così grande».
Christopher Wallace è entrato a far parte della Rock and Roll Hall of Fame nel 2020. In quell’occasione, la madre è stata ospite del programma radio Breakfast Club. Quando le hanno chiesto che cosa avrebbe fatto se il figlio fosse stato ancora tra noi, ha risposto da madre single di Brooklyn originaria della Giamaica, una dura che sa essere ironica e dare amore: «Gli metterei le mani al collo. Alcuni dei suoi soci li vorrei ancora strozzare».
L’amore e la cura non sono svaniti dopo la morte del figlio e anzi l’hanno aiutata ad affrontare il pericolo che la sua memoria venisse sporcata. Il 25 marzo di un anno fa le forze dell’ordine hanno perquisito le abitazioni di Miami e Los Angeles di Sean Combs, che ha spesso collaborato con Biggie e che è stato poi arrestato. Le accuse mosse nei suoi confronti vanno dalla tratta di esseri umani a scopo sessuale all’associazione a delinquere (Combs si è sempre professato innocente). Qualcuno ha fatto notare la coincidenza della data col 27esimo anniversario dell’uscita di Life After Death, il primo album postumo di Notorious, pubblicato due settimane dopo l’omicidio.
C’è stato insomma un periodo che i reati presumibilmente commessi da un membro della sua cerchia potevano rovinare il buon nome di Biggie. E sarebbe effettivamente potuto accadere se non fosse stato per Voletta Wallace, che si è sempre comportata con grazia e dignità, mettendoci anche un po’ di senso umorismo nel parlare apertamente del dolore che ha segnato la seconda parte della sua vita. Non ci ha mai fatto dimenticare che dietro al rapper c’erano l’uomo, il giovane padre, il figlio affettuoso e divertente.
Dopo l’articolo sulle accuse a Diddy pubblicato l’anno scorso da Rolling Stone, la donna si è subito pronunciata, dicendo chiaramente che non approvava i presunti comportamenti di Combs e che anzi avrebbe voluto «prenderlo a schiaffi». Per poi dire, col suo caratteristico patois da mamma rap, che «deve scusarsi con la madre».
La memoria di Biggie non è mai stata sporcata dalle faide e dai litigi a cui abbiamo assistito troppo spesso in occasione della morte di altri grandi artisti. Perché era ovvio chi comandava, chi lo conosceva meglio, chi sapeva quel che avrebbe voluto. Ne ha gestito la memoria senza seguire una qualche strana agenda. Era la sua migliore amica, era sua madre. «Sono stupefatta dalla fermezza con cui ha contribuito a gestire la sua eredità», dice Hampton. «Nessuno, tanto meno Puff, la voleva come nemica. Questo genere di cosa può degenerare molto velocemente, e spesso succede. Ma c’era lei ed era formidabile».