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Stupri, minacce, scarificazione: gli abusi di Marilyn Manson nel documentario ‘Phoenix Rising’

Carni incise, violenze sessuali notturne, manipolazioni, feticci nazi: ecco come Evan Rachel Wood racconta la sua drammatica relazione col rocker nel film in due parti di HBO

Foto: Scott Wintrow/Getty Images

Poco più di un anno fa, Evan Rachel Wood ha detto che «Marilyn Manson ha iniziato ad approfittarsi di me quand’ero adolescente e ha abusato di me in modo orribile per anni». La rivelazione è arrivata dopo che per anni sono circolate voci scatenate da interviste in cui l’attrice affermava d’essere stata vittima di abusi da parte di un uomo con cui aveva avuto una relazione, senza però specificarne il nome.

In Phoenix Rising, il documentario in due parti diretto da Amy Berg (West of Memphis, Prophet’s Prey), Wood racconta l’incontro col musicista, vero nome Brian Warner, le accuse contro di lui e come l’esperienza l’ha portata a fondare Phoenix Act, l’organizzazione no profit che aiuta le vittime di abusi domestici.

Da allora, oltre una dozzina di altre donne hanno mosso accuse simili al cantante e quattro di loro lo hanno denunciato (Warner ha rigettato tutte le accuse e poco tempo fa ha denunciato Wood per diffamazione). Qui sotto trovate l’elenco delle 14 cose che abbiamo imparato guardando il documentario.

1Manson l’ha minacciata per impedirle di parlare

All’inizio del film, Wood dice di aver ricevuto messaggi anonimi minacciosi affinché non parlasse. Aggiunge che Warner le ha chiesto direttamente di non fare il suo nome. «Una volta ha detto che avrebbe distrutto la mia famiglia, a partire da mio padre. Io ho un figlio, è stato spaventoso. Fare il suo nome senza alcun supporto era un rischio troppo grande».

2Manson l’ha scoperta grazie a ‘Thirteen’

Nel 2003 Wood ha recitato in Thirteen, un film in cui una teenager scopre sesso, droghe e crimine. Aveva 14 anni. Qualche anno dopo, quand’era maggiorenne, è andata a una festa allo Chateau Marmont di Los Angeles. È lì che Warner l’ha avvicinata per la prima volta. «Ha iniziato a parlare del film, diceva che era un fan e che apprezzava il mio lavoro», spiega Wood nel documentario. «Ha detto che stava lavorando a un progetto, Phantasmagoria, un film su Lewis Carroll e il suo subconscio». Nell’inchiesta di Rolling Stone US sulle accuse contro Warner, diverse donne hanno detto che all’inizio della loro relazione con Manson, lui faceva “love bombing”.

3Manson ha detto a Wood che avrebbero scritto un film insieme

Secondo il documentario, Warner avrebbe usato il progetto mai realizzato di Phantasmagoria come scusa per passare del tempo con Wood (altre donne l’hanno accusato di averle attirate con la stessa tecnica). L’attrice sostiene che Warner le avrebbe chiesto di co-firmare la sceneggiatura. Una notte, a casa sua, ha cercato di trasformare la collaborazione in una relazione. «Ero una ragazzina in una stanza con un 37enne che beveva assenzio», racconta nel documentario. «Dovevo andarmene, ma lui mi ha messo il braccio sulle spalle e ha detto che gli sarei mancata. Non sono riuscita neanche a dire: “Mi mancherai anche tu” che mi aveva già baciato. Mi ha infilato la lingua in bocca. Onestamente, ero sotto shock. Avevo un fidanzato, lo sapeva pure lui. Lui era sposato. Io avevo 18 anni. Non sapevo come reagire. Ero spaventata ed eccitata allo stesso tempo».

4Manson manipolava le donne con la scarificazione

Wood racconta che il cantante l’ha convinta a incidersi una M sulla pelle (la cicatrice si vede nella seconda parte del documentario). «La scarificazione, marchiarsi erano parte della storia», dice lei nella prima parte. «Lui si è inciso una E, era un modo per dimostrare fedeltà e possesso. Io l’ho incisa vicina alla vagina per dimostrargli che gli appartenevo. Era gennaio 2007. Ora vorrei toglierla». Wood accenna anche al “vampirismo”. Succede nella scena in cui l’amica Ilma Gore parla di un patto di sangue con Warner. «Sì, bere sangue era decisamente nelle sue corde», dice Wood.

5Manson voleva isolare Wood dalla sua famiglia

«Fingeva empatia, diceva cose tipo: “Non riesco a credere che le persone attorno a te cerchino di manipolarti e usarti, devo salvarti”», racconta Wood nel film. «Quella falsa empatia era una forma di manipolazione, mirava a isolarmi da amici e famiglia».

6Manson l’ha «sostanzialmente stuprata» durante le riprese di ‘Heart-Shaped Glasses’

Wood aveva 19 anni quando ha partecipato al video di Heart-Shaped Glasses, una canzone in parte ispirata dalla pedofilia. Warner ha detto di averla scelta perché gli ricordava la locandina di Lolita. «Avremmo dovuto simulare una scena di sesso, ma quando le telecamere sono partite ha iniziato a penetrarmi per davvero», racconta Wood. «Non avevo mai accettato di farlo. Sono una professionista, faccio questo lavoro da una vita e non sono mai stata su un set così poco professionale. Era il caos più totale. Nessuno si prendeva cura di me. È stata un’esperienza traumatica».

L’attrice dice che si sentiva condizionata a fare il bravo soldatino durante l’esperienza. «Ero disgustata, come se avessi fatto io qualcosa di cui vergognarmi. Anche la troupe era chiaramente a disagio, nessuno sapeva che fare. Ero stata ingannata e spinta a fare sesso con l’inganno. È quello il primo crimine commesso contro di me, sono stata stuprata in video». La madre di Wood spiega che la figlia tremava quando gliel’ha raccontato (l’avvocato di Warner, Howard King, nega che quel rapporto sessuale sia avvenuto: «Brian non ha mai fatto sesso con Evan su quel set e anche lei lo sa»).

7Wood ha subito conosciuto le altre vittime del cantante

Nel 2016 Wood si è fatta coraggio e ha raccontato di aver subito abusi, senza fare il nome di Marilyn Manson. È così che è stata invitata a parlare al Congresso in occasione dei lavori sul Sexual Assault Survivors’ Bill of Rights, nel 2018. «Dopo la testimonianza, sono stata contattata da molte donne che erano state abusate dallo stesso uomo, avevano sentito la mia storia e sapevano esattamente di chi stavo parlando, visto che aveva fatto le stesse cose a loro», racconta. «C’erano anche cose online, quando le ho lette ho subito capito che non erano bugie, perché raccontavano la mia stessa storia, parola per parola. È stato come scoprire di aver frequentato un serial killer».

8Manson considerava Hitler la prima rockstar della storia

«Diceva sempre che Hitler era la prima rockstar», dice Wood, di madre ebrea. «Pensava che avesse stile, che fosse eloquente e sapesse come manipolare le masse. Ne era ossessionato. Aveva ogni tipo d’armamentario e feticcio nazista. Io pensavo fosse ironico, ero convinta che fosse una trovata, che voleva usare le immagini naziste e ribaltarle su di lui. Aveva il rossetto ed era una rockstar, pensavo fosse una sorta di satira su Hitler e il nazismo».

Warner «si prendeva gioco» delle origini ebraiche di Wood, racconta lei, si è tatuato numerose svastiche e acquistava oggetti nazisti anche durante la loro relazione. «A un certo punto, vicino al lato del letto dove dormivo, aveva scritto “Kill all the Jews” sul muro. Ora non mi sembra più tanto divertente. Dov’è il confine tra assumere un ruolo ed essere un vero nazista?».

9Manson è stato violento con lei per la prima volta in tour

Verso la fine della prima parte del documentario, Wood racconta che Warner avrebbe iniziato ad abusare fisicamente di lei in tour. «Aveva dei problemi alla gola, così un medico gli ha prescritto il Vicodin liquido, lui si è bevuto quasi un’intera bottiglia. Eravamo sul bus, dopo lo show, e non sapeva dove fosse. Mi faceva paura, era violento e tirava cose. Così ho pensato: ora entrerà la sicurezza e gestirà la situazione. E invece non è arrivato nessuno».

«Siamo andati in hotel», continua. «Il bus era parcheggiato, Manson mi ha presa per il braccio e mi ha trascinata davanti a tutti. Mi ha tirata per il braccio fino a dentro l’hotel, nessuno ha mosso un dito. Siamo arrivati in camera e ha iniziato a urlare e sfasciare tutto. Io guardavo i membri della crew come per dire: non lasciatemi da sola, aiutatemi. Quando ha iniziato a chiudere la porta lentamente, ho pensato: no, no, no, non potete lasciarmi qui. C’era un tizio, pensavo fosse mio amico. Eravamo in tour insieme da mesi. Ha scosso la testa e chiuso la porta. È lì che ho capito che non ero al sicuro».

10L’ex assistente di Manson dice che lui rubava informazioni personali usando il wi-fi

«Se ti connettevi al suo wi-fi, aveva le tue info e poteva clonarti il telefono o il computer», dice Dan Cleary. Wood aggiunge: «L’ho visto entrare nei computer degli altri e prendere informazioni per ricattarli. È entrato nel mio computer e nei miei account social, controllava ogni mia mossa».

11Manson costringeva gli altri a dire cose scorrette in video, così da ricattarli

L’anno scorso, diverse donne che hanno accusato Warner hanno spiegato che il cantante cercava informazioni su di loro al fine di ricattarle. Wood ne parla nella seconda parte di Phoenix Rising. «Le tre cose principali che usava per non far parlare gli altri erano foto di nudo, droghe e i video in cui ti faceva dire la parola con la n», racconta. «Tutto iniziava con: “Oh, è ironico, è satira sui nazisti”. E io sentivo di doverlo fare per dimostrare la mia fedeltà».

12Manson violentava Wood mentre dormiva

Wood dice che le droghe erano una costante della relazione con Warner. Nel documentario racconta che le metteva della metanfetamina tra i farmaci che doveva prendere. Le dava anche pillole per dormire. È così che, secondo Wood, ha iniziato a violentarla. «Se mi svegliavo avevo la prontezza di pensare: ok, fai finta di dormire, non ti muovere», racconta. «Restavo immobile finché non aveva finito. E poi, lo giuro su dio, mi spostava la gamba e usciva dalla stanza».

13Wood è stata incinta di Manson

Mentre girava la miniserie del 2011 Mildred Pierce, Wood ha scoperto di essere incinta. «Sin dal principio della relazione, aveva problemi coi contraccettivi. Li ho provati tutti, ma non ce n’era mai uno che gli andasse bene. In buona sostanza, non voleva che li usassi. Si rifiutava anche di mettere il preservativo, pretendeva sesso a comando e se mi fossi rifiutata avrei avuto grossi problemi. E non hai modo di pensare a un contraccettivo quando qualcuno ti penetra mentre dormi, ma comunque cercavo di evitare una gravidanza. Usavo spermicidi e cose del genere, ma non hanno funzionato. Lui ha subito voluto che abortissi. Ero spaventata e triste. Ovviamente credo che una donna abbia il diritto di decidere, ma questo non significa che non sia stato devastante. Subito dopo [l’aborto], mi ha chiesto di cucinare la cena. Ricordo di aver pensato: ma io devo riposare… a lui non importava». Wood dice che in quel periodo ha pensato al suicidio.

14Wood è riuscita a piangere solo dopo la deposizione all’FBI

«È stato intenso, ma catartico. Su ogni fatto ti chiedono: “E poi che è successo, ti sei rivolta a un medico o l’hai detto a qualcuno?”. La risposta è quasi sempre no e questa cosa mi sorprende. Non mi sono mai posta la domanda o chiesto il motivo. Però si capiva che la domanda non implicava un’accusa. Serviva per corroborare la mia storia».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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