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Il prezzo
delle parole

Dodici giornalisti e direttori di quotidiani e Tg raccontano a Rolling Stone il loro modo di esercitare la libertà di stampa.

Foto di Alan Gelati

Il prezzo delle parole

Foto di Alan Gelati
Ci si chiede spesso quale sia lo stato di salute della libertà di stampa. Meno spesso quale sia lo stato di salute dei giornalisti. Certo è che quando un giornalista riceve la famosa “busta verde” che annuncia una querela, è sempre l’inizio di una storia che finirà anni dopo.
C

C’è una scena, nel film “The Post”, in cui Meryl Streep nei panni dell’editore del “Washington Post” Kay Graham, deve decidere se pubblicare gli altri documenti dei Pentagon Papers.
Dentro quella tensione, dentro quel silenzio appeso in cui nessuno conosce il verdetto, c’è la consapevolezza che un “sì” potrebbe voler dire l’ultima volta in cui l’inchiostro si seccherà sulle pagine del loro giornale. C’è il futuro di una redazione, l’incognita delle conseguenze, e c’è, soprattutto, il senso del giornalismo. Che è sempre, o almeno tale dovrebbe essere, il destino della verità. Ed è a questo punto, che la storia si fa interessante. Non quella al cinema, che lo è di suo e racconta qualcosa di già accaduto, ma quella del giornalismo nell’anno astrale 2018.

Meryl Streep in una scena del film The Post di Steven Spielberg
Meryl Streep in una scena del film 'The Post' di Steven Spielberg

Un mestiere malconcio e spiazzato dalla frenesia del web, vittima (e artefice) di manipolazioni e bulimia da notizie, un po’ più vecchio o un po’ più nuovo ogni due giri di rotativa, ma pur sempre uno dei mestieri più affascinanti e necessari del mondo, e a qualunque latitudine. Là dove la libertà di stampa sembra una conquista assodata e là dove pare un traguardo distante.

Ci si chiede spesso quale sia lo stato di salute del giornalismo in Italia. Lo raccontano grafici, dati, statistiche. Ci si chiede meno quale sia lo stato dei giornalisti. Come vivono professionalmente e perché no, anche emotivamente, il faticoso districarsi tra errori, pressioni, querele, minacce di querele, richieste di risarcimenti, tribunali, e un sistema giudiziario che persegue con scarsa efficacia le liti temerarie.

Oggi in Italia
IL 70% DELLE QUERELE
che coinvolgono i giornalisti
È ARCHIVIATA DAL GIP

Un dato su tutti: oggi in Italia il 70% delle querele che coinvolgono i giornalisti è archiviata dal Gip e le altre, quelle che arrivano in tribunale, si concludono con un 30% di condanne. Nel 70% dei restanti casi l’imputato viene assolto o c’è il "non luogo a procedere".

Abbiamo chiesto a direttori, giornalisti e avvocati, di spegnere computer e rotative per qualche minuto e di raccontarci il prezzo di un’opinione, di un’inchiesta e perché no, anche di un errore.

infografica The Post infografica The Post
Capitolo II

Ci intimidite,
ma non ci fermeremo

Quando un giornalista riceve una querela, l’iter che lo attende è sempre faticoso e pieno di incognite. Per Marco Travaglio chi denuncia dovrebbe depositare una cauzione, per Annalisa Chirico servirebbe una commissione apposita, per Marco Lillo occorre un fondo che tuteli i giornalisti, per Vittorio Feltri va abolito il penale per i reati di diffamazione, per Luca Sofri c’è la responsabilità di chi scrive e anche l’incognita della giustizia che aleggia al di sopra delle ragioni.

Dodici giornalisti e direttori ci raccontano opinioni e aneddoti sulla libertà di stampa e le loro esperienze tra avvocati e tribunali.

01/14

MARCO TRAVAGLIO

"Chi querela dovrebbe versare una cauzione. Se perde la causa, perde la cauzione.
Almeno saremmo sicuri che chi querela sia convinto di avere ragione."
01/14
02/14

ENRICO MENTANA

"Essere giudicati da un magistrato, quando sei querelato da un magistrato, significa andare a giocare in trasferta. È come andare a giocare a Napoli con la maglia di Nedved."
02/14
03/14

VITTORIO FELTRI

"Ormai si va a processo pure perché qualcuno decide se un titolo è di buon gusto o cattivo gusto. L’unica cosa che conta dovrebbe essere se hai detto o no la verità, non che aggettivo hai usato per dirla!"
03/14
04/14

MAURIZIO BELPIETRO

"Spesso le querele arrivano per titoli scritti da altri, per ragioni pretestuose, per opinioni altrui a cui devo rispondere io, davanti a un magistrato. Situazioni assurde."
04/14
05/14

LUCIA ANNUNZIATA

"Chi ricopre il ruolo di direttore deve controllare ogni pezzo, essere sicuro delle cose che vanno in pagina. Poi se qualcuno decide di minacciare si accomodi; se abbiamo operato in modo rigoroso non possiamo farci intimidire."
05/14
06/14

MARCO LILLO

“Quella volta in cui mi fece causa una grossa società canadese e io avevo più paura di un giudice che non capisse le carte che del team alla Grisham di difensori americani con i completi neri e le valigette.”
06/14
07/14

CORRADO FORMIGLI

"La libertà di stampa è fondamentale, certo, ma almeno quanto il divieto di cialtroneria per i giornalisti. Sbagliare qualcosa, non va dimenticato, può rovinare la vita di qualcuno."
07/14
08/14

LUCA SOFRI

"Non mi piace l'idea di aver vinto una causa, ma di uscire da un tribunale avendo speso 10.000 euro."
08/14
09/14

DAVIDE VECCHI

"Del mio caso, a proposito del caso David Rossi, si è occupato persino il Global Freedom of Expression Center della Columbia University di New York (GfoE), ravvisando un attacco alla libertà di stampa in Italia."
09/14
10/14

ALESSANDRO SALLUSTI

"Va cambiata la legge sull’omesso controllo, che è una legge del ’38, quando i giornali avevano poche pagine. Oggi un direttore può dover chiudere 80 pagine in 40 minuti alle nove di sera.”
10/14
11/14

ANNALISA CHIRICO

“Tempo fa il direttore del mio giornale mi ha chiesto di fare un articolo. Riguardava un magistrato che mi ha fatto causa e per la prima volta mi sono detta “non lo faccio.” Mi sono sentita in trappola, fregata."
11/14
12/14

MARCO DAMILANO

"Spesso i politici querelano per difendere la propria reputazione e non si accorgono che quella è già abbastanza logorata di suo."
12/14
13/14

MALAVENDA & PUGLISI

Perchè la legge va cambiata e quanto costa a un querelato affrontare una causa per diffamazione.
13/13
14/14

BEPPE GIULIETTI

"Ormai in Italia è più appassionante il dibattito sui sacchetti per la spesa rispetto al dibattito sulla libertà di informazione"
14/14
Capitolo III

The Post:
la libertà di stampa
contro il potere politico

Giugno 1971, nella redazione del Washington Post si fa la Storia. Dopo il suicidio del marito, Katharine Graham (Meryl Streep) è la prima editrice donna del giornale in una società dove il potere è di norma maschile. Insieme al direttore Ben Bradlee (Tom Hanks), Kay decide coraggiosamente di ignorare le minacce del presidente Nixon e di pubblicare i Pentagon Papers, 7 mila pagine di studi top secret che smascheravano il gigantesco insabbiamento portato avanti da ben quattro governi (Truman, Eisenhower, Kennedy e Johnson) sulla Guerra in Vietnam. Il dossier era stato reso pubblico dall’ex collaboratore del dipartimento della Difesa americano Daniel Ellsberg, che aveva consegnato il documento prima al New York Times e poi proprio al Post. L’ingiunzione di Nixon contro la pubblicazione arriva davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. E nella sentenza il giudice Hugo Black afferma: "Nel primo emendamento i Padri Fondatori hanno garantito alla libertà di stampa la protezione che deve avere per svolgere il suo ruolo essenziale nella nostra democrazia. La stampa doveva essere al servizio dei governati, non dei governatori. […]

Regia

Steven Spielberg

Sceneggiatura

Liz Hannah e Josh Singer

Con

Meryl Streep, Tom Hanks, Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, Bradley Whitford, Zach Woods

Prodotto da

Amy Pascal e Kristie Macosko Krieger

Una produzione

Amblin Entertainment, DreamWorks, Pascal Pictures, Star Thrower Entertainment

Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con RAI Cinema

Distribuzione

01 Distribution

Data di uscita

1 Febbraio 2018

Nel rivelare le manovre del Governo che hanno portato alla guerra in Vietnam, i giornali nobilmente hanno fatto esattamente quello che i Fondatori speravano e confidavano facessero”. Nella tradizione dei film americani sul giornalismo, The Post di Steven Spielberg racconta la prima grande scossa nella storia dell’informazione, che gettò le basi per il Watergate.

Regia

Steven Spielberg

Sceneggiatura

Liz Hannah e Josh Singer

Con

Meryl Streep, Tom Hanks, Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, Bradley Whitford, Zach Woods

Prodotto da

Amy Pascal e Kristie Macosko Krieger

Una produzione

Amblin Entertainment, DreamWorks, Pascal Pictures, Star Thrower Entertainment

Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con RAI Cinema

Distribuzione

01 Distribution

Data di uscita

1 Febbraio 2018

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