Loading...

Maurizio
Belpietro

Foto di Alan Gelati

MaurizioBelpietro

Foto di Alan Gelati
avatar Maurizio Belpietro
Maurizio Belpietro
Fondatore e Direttore
de La Verità
  • "Noi direttori viviamo in un clima di libertà vigilata". Esordisce così il direttore de "La verità" Maurizio Belpietro.
  • Finchè ho fatto il giornalista non ho mai ricevuto una querela, poi da quando 22 anni fa ho iniziato a fare il direttore, ne ho prese centinaia.
  • Di che tipo?
  • Spesso per titoli scritti da altri, per ragioni pretestuose, per opinioni altrui a cui devo rispondere io, davanti a un magistrato. Situazioni assurde.
  • La prima querela?
  • Me la ricordo bene. Ero direttore de "Il Tempo", avevamo 13 edizioni e redazioni dall'Abruzzo al Molise, il giornale veniva assemblato a Latina e io ero nella sede principale a Roma. Nel '97 fui licenziato per alcuni attacchi a Scalfaro e mesi dopo mi fu notificata la querela di un benzinaio di Avezzano che accusava il giornalista della cronaca locale abruzzese de "Il Tempo" di aver scritto cose false sul suo conto. Io neanche sapevo dove fosse Avezzano e naturalmente non sapevo nulla di questa storia, ma dovevo rispondere davanti a un giudice. Il guaio di queste situazioni è che rispondere con la verità, ovvero dire "Non so nulla di questa vicenda." è un'ammissione di colpa. Perché sei il direttore responsabile e devi controllare tutto. Ogni singolo pezzo, ogni singola riga, tutti i giorni, verificando dati e fonti di centinaia di pezzi. Assurdo.
Noi Direttori
VIVIAMO IN UN CLIMA
DI LIBERTÀ VIGILATA
  • Querele più recenti?
  • Nel 2010 mi querelano per un documento pubblicato su "Libero", che dirigevo, a proposito delle Coop rosse. Il giorno in cui fu messo in pagina io avevo dei gravi problemi di salute, stavo facendo dei controlli, ma per la legge dovevo comunque rispondere io, ridicolo.
  • La causa per il famoso titolo "bastardi islamici" intentata da alcuni esponenti del mondo musulmano, però l'ha vinta.
  • Ho semplicemente spiegato ai giudici che "bastardi" era il sostantivo e "islamici" l'aggettivo, quindi non ritenevo che tutti gli islamici fossero bastardi, ma che quelli (i terroristi) fossero islamici.
  • Il caso più eclatante?
  • Quello per cui mi rivolsi alla Corte Europea, che mi diede ragione. Dirigevo il Giornale e pubblicammo un articolo del senatore Raffaele Iannuzzi su alcuni magistrati della Procura di Palermo. I magistrati fecero causa al senatore che però se la cavò con un "non luogo a procedere" per via dell'insindacabilità e quindi a processo ci andai solo io. In primo grado fui assolto, in secondo mi diedero 4 mesi. Feci appello alla Corte europea, che diede ragione a me e torto alla stato italiano: la pena detentiva per la diffamazione è contraria all'articolo 10 della Convenzione.
  • intervista di Selvaggia Lucarelli
adv The Post