Ho appreso che la Rai ha mandato in onda una trasmissione chiamandola Che succede? condotta da Geppi Cucciari, come se la gente non sapesse che quella è la frase di chiusura della famosa scena di Sanremo che inizia con «le brutte intenzioni la maleducazione» e finisce, appunto, con il «che succede?». Basta venire a spasso con me per cento metri a piedi per constatare che chiunque mi incrocia, prima di dire «ciao Morgan», mi chiede «che succede?».
Ma evidentemente a certi autori particolarmente scaltri nel servizio pubblico questo non importa, loro pensano di appropriarsi di un qualcosa che tecnicamente si chiama “claim” ed è quello che in italiano prende il nome di “slogan pubblicitario”. E anche se il concetto di claim allude ad un oggetto linguistico, anche brevissimo, una sola parola, l’importante è che sia attribuibile ad un inventore, soprattutto eclatante, e se questo inventore è riconosciuto popolarmente come tale è proprio questo il caso. Esempi di claim sono, per esempio, il famoso «allegria!» di Mike Bongiorno o «consigli per gli acquisti» di Maurizio Costanzo.
Perciò è un atteggiamento abbastanza riprovevole da parte dei “signori” ai vertici di queste produzioni televisive. Immaginatevi, infatti, un talk show che si chiami Consigli per gli acquisti. Mi sembra ovvio il riferimento a Maurizio Costanzo, per cui lui dovrebbe almeno essere d’accordo, oppure come minimo venire coinvolto in prima persona. Idem per quanto mi riguarda: si tratta di uno sfruttamento commerciale, perché i programmi sono prodotti commerciali a tutti gli effetti, solo che non è stata avanzata una richiesta al legittimo autore e lo stesso non è stato coinvolto. Quindi, forse pensavano di “fare i furbi”.
Che succede? @RaiTre ? https://t.co/U7z4WY0Gat
— Geppi Cucciari (@GeppiC) October 23, 2020
C’è però un aspetto passato sottotraccia nella vicenda del «Che succede?» e delle «brutte intenzioni la maleducazione…» e cioè che io non ci ho guadagnato un centesimo. Per questo motivo ho deciso di depositare sia il claim che il testo della canzone-tormentone. Quindi, chi li sta sfruttando – come alcuni che addirittura ci vendono le magliette –, mi dovrà riconoscere una percentuale come diritto d’autore, cioè proprietà intellettuale a tutti gli effetti.
Inoltre, vorrei ricordare che dopo Sanremo e l’anomalia che è andata in onda con Bugo, non sono stato trattato come tutti gli altri concorrenti, dalle origini del festival a oggi: la prassi, infatti, prevede che all’indomani nelle trasmissioni televisive vengano ospitati tutti i concorrenti, mentre invece la Rai non mi ha più chiamato. È come se non avessi proprio partecipato. Ma quel “fantasma” di Morgan, non solo gli sta ancora dando titoli per le trasmissioni, ma gli ha permesso di realizzare infiniti dibattiti sull’argomento, rigorosamente tutti in mia assenza. È stato ingiusto per l’artista e scorretto verso l’uomo.
Ora siamo al colmo! Se giudicano quel che è avvenuto a Sanremo una schifezza, o almeno qualcosa di deprecabile, non chiamino le loro trasmissioni con le mie parole, perché sennò vuol dire che è tutta una gigantesca presa in giro.