Achille Lauro, il nuovo singolo ‘1990’ sembra una giostra di paese malinconica | Rolling Stone Italia
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Achille Lauro, il nuovo singolo ‘1990’ sembra una giostra di paese malinconica

Nonostante la citazione di ‘Be My Lover’ dei La Bouche, il nuovo brano del Ragazzo Madre non è un pezzo da dancefloor, ma un ritratto degli anni '90 nostalgico e perfettamente riuscito

Achille Lauro, il nuovo singolo ‘1990’ sembra una giostra di paese malinconica

Achille Lauro. Foto di Roberto Finizio/Getty Images

Foto di Roberto Finizio/Getty Images

Una festa finita male. 1990, il nuovo singolo di Achille Lauro, è malinconico e struggente. Rilancia il ritornello-tormentone di Be My Lover dei La Bouche, un pezzo euro-disco anni ’90, ma invece di infuocare il dancefloor è subito giostra di paese in un giorno di pioggia, solitudine sotto le luci strobo.

Se avete amato l’album 1969, qui non c’è l’esuberanza fuori controllo di Rolls Royce o Delinquente, ma l’intimismo inconsapevolmente dada di C’est la vie e Zucchero e, se Britney Spears deve essere, più che la lolita scelta per l’immagine che accompagna la canzone – negli anni Novanta avremmo detto la copertina del singolo – viene in mente Britney Spears sull’orlo di una crisi di nervi.

1990, primo capitolo della nuova era annunciata da Achille Lauro, poteva essere davvero il suo momento jump the shark e invece, grazie al lavoro di squadra con Boss Doms e Gow Tribe, è l’ennesima prova di una sorprendente, genuina unicità: come ha fatto suoi Vasco, Renato Zero, Marilyn Manson, Plastic Bertrand, i Pulp e gli Smashing Pumpkins o qualsiasi altra cosa vi sia venuta in mente vedendo e ascoltando l’Achille Lauro del 2019, è riuscito a rendere sua anche una hit-lavaggio del cervello come Be My Lover.

E il pezzo, ascolto dopo ascolto, cresce, più progressive che eurodance, per un effetto finale che è, per chi ha vissuto nel bene e nel male gli anni ’90 e anche per quelli che non possono saperlo perché non erano ancora nati, il paesaggio che scorre fuori dal finestrino nel video di Children di Robert Miles, un susseguirsi di ricordi in bianco e nero.

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