Dal Wu-Tang Clan a Speranza: la storia di Propaganda | Rolling Stone Italia
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Dal Wu-Tang Clan a Speranza: la storia di Propaganda

È brand, è agenzia, è booking, è etichetta: le vie della creatura di Noyz Narcos e Andrew sono infinite. Ma la storia è bene conoscerla, dalla Roma del Truceklan alla Milano degli affari e del neonato Propaganda Fest

Dal Wu-Tang Clan a Speranza: la storia di Propaganda

Se anche solo una volta nella vita hai pompato in cuffia il deragliamento personale del Danno, se sai che Gué Pequeno è nato “il 25 dicembre, fra, come Cristo”, se anche solo una volta hai intercettato la voce di Noyz Narcos dire “checcka”, be’, allora ti sei imbattuto in Propaganda. Oggi Propaganda è uno e trino, come altri storicamente prima di lei: è brand, è agenzia, è booking. Può capitare che di fronte a te in metro ci sia un ragazzino con una maglia con un serpente che si morde la coda, disegnando un infinito: be’, quello è Propaganda. Può essere che tu venerdì 13 finisca sotto il palco a cantare con Speranza “Sparalo Sparalo”, be’ sarà grazie a Propaganda.

Per capire meglio cosa è, cosa è stata e cosa sarà Propaganda, ho così deciso di andare nei loro uffici.

Quando arrivo nel (relativamente) nuovo ufficio di Propaganda, che confina con l’anch’esso nuovo studio di tatuaggi, si respira fin da subito fermento. Subito fuori dall’ingresso, infatti, dei giovani artisti – che capirò essere per l’appunto tatuatori – stanno disegnando ognuno sulla propria tela improvvisata, scambiandosi consigli e approvazioni da un tavolo (o un pavimento) all’altro. Chi sto andando a incontrare è Andrew, che sui social (o forse sarebbe meglio dire sul social, visto l’utilizzo praticamente esclusivo di Instagram oggi giorno) è noto proprio come andrewpropaganda, proprio a sottolineare quanto il brand e la persona siano tutt’uno. Non so neanche quale sia il cognome, se Andrew sia il vero nome, da quando lo conosco – ormai un paio di anni – “Andrew Propaganda” era necessario e sufficiente a rendere iconica e riconoscibile la sua persona.

Quando entro nell’ufficio, superando vari sketch e varie foto di alcuni membri del Truceklan appesi, trovo Andrew dietro una scrivania subito alle spalle di un’altra scrivania, alla quale invece è seduto Noyz, che parla tra sé e sé come chi sta facendo di conto. Così la prima cosa che chiedo, quasi neanche strette le mani, è se dietro le quinte di Propaganda ci siano quelli che alla fine bene o male sono anche i volti. «Be’, sì, da sempre e ormai potrei dirti per sempre, Propaganda siamo noi due. Ovviamente ho altri dipendenti, stipendiati, ma il cuore è quello che vedi qui». E quando mi chiedo un po’ stupito se questa cosa costringa più volte durante la settimana Noyz dietro la scrivania, dalle mie spalle arriva una voce che mi dice «Eh, non mi vedi?» Come ad ammonirmi del fatto di aver anche solo pensato che fosse un qualcosa di eccezionale.

Il primo ricordo che ho del nome “Propaganda” è legato a due eventi principali: uno dei primi concerti fuori sede a 17 anni, a Roma, per vedere il Wu-Tang Clan aperto da un giovanissimo Sick Luke ai piatti e l’altro ovviamente è Ministero dell’Inferno.

Questo uroboro rappresentato molto classicamente da un serpente, fa parte indistintamente dei miei ricordi, quasi come avesse rappato sul disco o fosse salito sul palco dell’Atlantico insieme a RZA & co. Ricordo, anche, all’epoca – un’epoca i cui i contorni di tutto erano molto più nebulosi – di essermi chiesto in che modo un disco del Truceklan e un concerto di un collettivo newyorkese potessero legarsi in questo infinito squamato.

«Guarda noi nasciamo nel 2006 come etichetta discografica a Roma» mi racconta Andrew. “I primi progetti su cui si muove sono Ministero dell’Inferno, appunto, che è anche quello che conosciamo tutti, ovvero la raccolta di diversi artisti e producer e poi l’album di Noyz, Guilty. Un duo mica male per iniziare». E mentre mi racconta di questi primi tempi, ci tiene però a dirmi subito cosa è diventato oggi Propaganda, quasi a sottolineare lo stacco, il lungo lavoro fatto in 13 anni: «Oggi siamo un network di artisti e amici che nel corso degli ultimi 10/12 anni hanno iniziato a unirsi tra di loro per determinate dinamiche anche non meramente legate alla musica. Quindi un’interconnessione di agenti che si occupa dall’abbigliamento ai tatuaggi… a me piace vederlo innanzitutto così, come un network di artisti e amici, che collaborano per il piacere di collaborare».

Il momento in cui ci incontriamo, ovviamente, non è casuale. Mentre chiacchieriamo sul telefono di Andrew arrivano messaggi di amici «che non vedo probabilmente da quando la maestra ci disse che potevamo passare alle scuole medie», telefonate per decidere questo spostamento o quell’orario di consegna: in quelle quattro mura si respira il fermento per il Propaganda Fest., l’ultima creatura di casa Propaganda. Quando appena seduti al tavolo mi parlava di “amici” e “fattori agenti”, capisco perfettamente cosa intendeva, dal brillio negli occhi quando iniziamo ad elencare chi (annunciato o non) salirà sul palco del Magnolia il 13 settembre o dell’Indiaestate il 15 settembre a Roma.

È innegabile, dunque, che Roma e Milano siano le due facce di Propaganda. «Noi nasciamo a Roma perché in quel momento c’era necessità. Era un momento di fermento profondissimo, Roma non era la stessa città che puoi vedere adesso. C’era un grandissimo scambio, la mia generazione e le due limitrofe, hanno fatto cose molto belle e importanti a livello nazionale, non ti parlo solo di musica, ma di ogni aspetto, dalla politica alla cucina. C’era un bellissimo magma umano, che rese possibile e anche necessaria la creazione di un progetto inerente al mondo musicale. C’era la stretta amicizia, poi, con la Dogo Gang, che era il corrispettivo milanese di quello che a Roma era il Truceklan. È stato uno splendido fraseggio tra Roma e Milano in un periodo in cui non esistevano i social, per cui era necessario avere dei centri nevralgici che comunicassero».

Tra le varie esigenze che hanno “colpito” Propaganda all’epoca, era anche quello di portare il proprio gusto musicale al servizio degli altri. «Tu prima ti ricordavi del concerto del Wu-Tang, ma noi abbiamo portato a Roma tutta la musica che ci piaceva, Necro, la scena losangelina. Ci siamo sentiti dire “siete la nostra L.A. Italiana”, puoi capire l’emozione. Anche perché quegli avvenimenti si sono cibati di emozioni, visto che con i soldi erano in perdita (ride, nda). L’amore per questa musica ci ha trascinato allora e continua a farlo».

E nonostante le dinamiche siano cambiate e ora questo genere sia sulla bocca di tutti, l’amore per il rap è quello che continua a portare avanti e far si che la mente si obnubili dietro l’organizzazione di eventi del genere, che a Milano («la nostra seconda casa, qua respiriamo quel fermento che purtroppo a Roma non respiravamo più») vedranno salire sul palco da Noyz a Skinny, da Gemello a Ketama, da Speranza a Sine, così come a Roma.

Sulla filosofia dello spread – non quello economico, ma quello di “strada”, tra spread the love e spread the culture – Propaganda dunque si erge e dimostra la propria essenza in due date importanti per tastare il polso a un genere che sembra aver ancora da dire, a lungo.

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