Vi ricordate il 1999?
In musica, il 1999 è l’anno di singoli giganteschi come …Baby One More Time di Britney Spears, Genie in a Bottle di Christina Aguilera e I Want It That Way dei Backstreet Boys. In Italia, invece, significa Lùnapop. In estate esce la superhit 50 Special e, il 30 novembre, il primo e unico album della band, …Squèrez?, in grado di vendere oltre un milione e mezzo di copie. L’anniversario dei vent’anni è da sempre un motivo sufficiente per scrivere un articolo su un disco. Solo che mentre riascoltavo …Squèrez? mi si è innescato un pensiero: ma non è che vent’anni fa i Lùnapop hanno inventato e anticipato l’itpop?
Itpop è un termine piuttosto ampio che viene continuamente appiccicato addosso a chiunque faccia canzoni con strutture riconoscibili e ritornello melodico: unica discrimine, una freschezza – a volte anche solo anagrafica – rispetto ai vari Pausini, Ramazzotti, Morandi. Da Franco126 a Levante, dai Thegiornalisti ai Coma_Cose, è un genere che ci suona fresco perché è contemporaneo e presentista, completamente scevro di sperimentazioni e futuribilità, spolverato da una discreta dose di nostalgia canaglia. È una giovinezza diluita, priva di ribellione, ideale e rassicurante. Ha un tiro moderno e un approccio positivo e solare verso l’esistenza. È immediato. È una pubblicità della Benetton. Non ha spigoli, ma solo appigli; proprio come i Lùnapop.
Nella wave dell’itpop, come in …Squèrez?, domina la canzone d’amore, intima e generazionale, con un registro linguistico semplice, comprensibile, che gioca principalmente sull’universalità delle situazioni e la conseguente immedesimazione. Artista e pubblico parlano la stessa lingua. Tutto è immediato. Il protagonista è sempre il giovane maschio sfigato (come da scuola 883), che canta del proprio affetto tra citazionismo post moderno di brand e geografie (quel Cremonini teenager amava citare i marchi di sigarette quanto Calcutta oggi fa con città e fermate metro, ma questo – in generale – è un vizietto tipico dell’itpop), citando giovani pulzelle (se Cremonini parlava a Silvia che stava dormendo e alla cara Maggie, i Pinguini Tattici Nucleari a Irene, Gazzelle a Greta e via così), e flirtando naif verso le droghe leggere (il non t’incammellare Lollo di Zapping dei Lùnapop) per ricordare, comunque, che un pochettino ribelli rispetto al mondo pausiniano lo si è.
Tutto è G-I-O-V-A-N-E. L’estetica dei video è da giovani (50 Special sembra la reference di progetti ironici come Pinguini Tattici Nucleari e Eugenio in Via di Gioia), i look è da giovani (Cremonini coi capelli tinti rosso nel video di Qualcosa di grande tra noi, il taglio con occhiale giusto di Gazzelle), l’umorismo è da giovani (i giochi di parole dei Coma_Cose o l’artwork di …Squèrez?, con quel titolo ironico che significa merda e l’immagine della rana un po’ Pepe The Frog ante litteram). Musicalmente basterebbe prendere il pianoforte su cui si struttura Un giorno migliore dei Lùnapop per ritrovarci tutte le grandi ballad del nuovo pop. Perché i suoni si saranno anche ammodernati, ma il pop dei giovani per i giovani sembra essersi fermato lì, a quel 1999, l’anno di Britney, Christina e dei Backstreet Boys; il giovanilismo per eccellenza. I just wanna go back, back to 1999, come cantano Charli XCX e Troye Sivan.
I Lùnapop erano un guilty pleasure, un prodotto mainstream da non prendere sul serio, capace di emozionare i ragazzini senza entrata nell’orbita, e nei lettori cd, degli ascoltatori post liceali. L’itpop invece è riuscito ad allargare il proprio bacino fino ad un pubblico trentenne, avvalorando la sua leggerezza con il suo essere up-to-date e con un uso più furbo dell’umorismo. Quella spensierata ingenuità che veniva rimproverata ai Lùnapop è diventata il plus che ha caratterizzato il successo del nuovo pop italiano. Forse abbiamo iniziato a prenderci meno sul serio o, forse, in questo ventennio, non siamo stati in grado di fare il salto di qualità nel pop contemporaneo come successo in gran parte dell’Europa non anglofona (Rosalía in Spagna, Stromae in Belgio, Christine and the Queens in Francia, Robyn in Svezia, Tommy Cash in Estonia), accontentandoci di chi eravamo.
Ricordo che qualche anno fa Cremonini, sul suo profilo twitter, chiese ai suoi followers di consigliargli il nome di qualche band indie italiana da ascoltare. Per scherzare, risposi “i Lùnapop”. A ripensarci oggi, in quella risposta da scemo si trovava della verità: in …Squèrez? c’era già tutto l’itpop di questi anni. Nel bene, e nel male.