Kate e Meghan sono state avvistate insieme (erano aaanni!) alle cerimonie del Remembrance Day, ma si sono tenute a debita distanza. Il principe Carlo ha postato il primo contributo personale su @clarencehouse, l’account ufficiale suo e di Camilla, c’hanno l’Instagram di coppia come Amadeus e moglie. Da un tavolino del salotto di Elisabetta è scomparsa una cornice d’argento con dentro la foto di Harry e Meghan. Le ultime stagioni del royal-clan sono così fitte che non gli si sta dietro.
Ci vorrebbe una serie, ah no, c’è già ed è magnifica, The Crown, oggi arrivata alla stagione numero tre, che attesa, oh ecco, è arrivata, finalmente domenica è su Netflix*!, bingewatching!, questo weekend non si esce! L’attesa c’era per via, principalmente, dei nuovi attori. La corona è diventata grande, e con lei la regina, non più Claire Foy (ancora ci si inchina al suo genio d’attrice) ma Olivia Colman, già queen debordante nel debordante film che le ha dato l’Oscar quest’anno: La favorita di Yorgos Lanthimos.
*Dal 18 novembre, e per 28 giorni, la prima puntata della terza stagione di The Crown 3 sarà disponibile a tutti in Italia, senza la necessità di essere abbonati.
Premessa: avercene – di serie come questa, di una scrittura come questa, e di questa recitazione, e regia, e décor. Siamo tutti d’accordo. Ma i due problemi principali del capitolo terzo, che vale di fatto come un nuovo capitolo uno, sono già sul tavolo. Il primo: il bollettino quotidiano da Buckingham Palace (e le congetture pettegole relative) rischia di essere più avvincente della cronaca di un tempo. Il secondo: gli attori in campo sono sulla carta indiscutibili (ci sono pure Helena Bonham Carter/Margaret, senza la grazia capricciosa della predecessora Vanessa Kirby, e Tobias Menzies/Filippo, che prova a dare vita alla sua marionetta), ma non scompaiono dentro i loro personaggi come quelli delle stagioni precedenti. Soprattutto Colman: ce ne sono poche come lei in giro, ma la postura è più working class che regale, e la voce, la presenza, tutto stride con la presentissima ma imprendibile Lilibet.
Il migliore è forse il giovane Carlo (Josh O’Connor), stesse orecchie a sventola e stessa fatale riduzione a comparsa, ma anche in questo caso: più del principino cui è vietato l’amore con Camilla (una bella biondona, troppa generosità) ci piace il settantenne di oggi che Camilla l’ha sposata, e che con lei posta le fotine sui social. Pure Harold Wilson (Jason Watkins), il premier Labour che diventa a sorpresa (ma mica troppo) confidente della regina, non ha la statura del Churchill delle puntate precedenti: ma quello lo aveva già stabilito la Storia.
Si vuole proprio guardare il pelo nell’uovo (Fabergé), perché qua ci si è sciroppati dieci puntate una dietro l’altra. Dunque hanno vinto ancora una volta loro, maledetti inglesi. Proviamoci noi, a fare una serie sui nostri reali. The Cinquecento, la saga degli Agnelli, con Guido Caprino nel ruolo dell’Avvocato con l’orologio sul polsino. Solo allora potremo fare gli gnè gnè con le corone degli altri.