Sono due giorni ormai che guardo questa foto, e avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Chiedo scusa per il ritardo con cui intervengo nel dibattito, ma i tempi di digestione sono stati un po’ lunghi. Il fatto è che non ho ancora capito cosa mi turbi di più nel piatto di pasta postato ieri dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che questa volta, senza nemmeno consultare il popolo sovrano, ha deciso di concedersi “due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo. Alla faccia della pancia!”. Forse sono i dadini formaggiosi che compaiono qua e là tra gli spaghi, oppure il piatto unto fino all’estremità, come se ci avesse pasteggiato un labrador. Dettagli che veicolano nel complesso un sublime senso di mestizia alla pietanza e alla sua rappresentazione.
Eppure quello era solo uno delle decine di messaggi della più varia natura – per intenderci, lo stesso giorno aveva anticipato un’operazione di polizia a Torino, e, redarguito, aveva di fatto dato del rincoglionito a uno dei più prestigiosi magistrati italiani – che il leader leghista aveva postato sulle varie piattaforme durante la giornata, forse il più innocuo di tutti. Eppure sufficiente per travolgermi con la sua potenza iconica.
Due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo. Alla faccia della pancia!
Buon pomeriggio Amici? pic.twitter.com/CuwMT9Tlj3— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 4 dicembre 2018
Tanti nelle scorse ore si sono prodotti nell’esegesi del tweet, cha ha prodotto una gran mole di rassegna stampa come accade ormai quotidianamente al politico milanese. C’è chi ha fatto notare che Barilla e Star non siano quei paladini del Made in Italy che il vicepresidente ha lasciato intendere, visto che utilizzerebbero grano e altre materie prime di importazione. Chi ha stigmatizzato il product placement di un influencer sui generis – ma con numeri impressionanti – come Salvini, arrivando a ipotizzare un ritorno economico improprio da parte sua.
Tutti argomenti sensati – quello dei soldi meno -, che non mi levano però dalla testa lo scempio di quel piatto. Che Salvini parli alla pancia – buona questa – degli italiani e che il suo linguaggio e la sua immagine pubblica siano volutamente senza sofisticazioni si era capito da un pezzo. È il solito “sono come voi” che è costato molto caro a una sinistra oggi percepita come composta di soli residenti in attici di lusso e detentori di cattedre universitarie. Il Capitano, invece, si veste con gli abiti degli spacci militari e va in vacanza a Cervia, neanche sul Mar Rosso.
Ma l’istantanea di martedì pare inaugurare una nuova fase nella strategia new-normal di Salvini, alla cui passione per il foodpornismo avevamo già dedicato una riflessione. Il titolare del Viminale – uno che «ti chiede via social se è meglio la salamella o il prosciutto per pranzo, in pratica comanda la polizia e non sa che cazzo mangiare», come dice Enrico Bertolino sul numero di RS da oggi in edicola – con quei bucatini, forse, non vuole più dirci “sono come voi”, ma “sono peggio di voi”.
Andiamo per punti. 200 grammi di bucatini? 200? Ma cos’è, una vendetta come quella di Alberto Sordi (un altro personaggio nato per incarnare l’inconfessabile che c’è in noi)? La bilancia è un argomento delicato per tanti italiani, ma, se sbraca il Capitano, allora uno strappo alla regola stasera si può fare.
Veniamo al sugo pronto. In epoca di Master Chef, Quattro Ristoranti e chi più ne ha più ne metta, dove anche i panini del Mc Donald’s – la sciatteria alimentare per definizione – sono preparati da una cook star, arriva lui e tira fuori il buon vecchio sugo pronto. Personalmente l’ultima volta era quindici anni fa, e tutto attorno a noi c’era una nebbia che non si vedeva in fondo al tavolo. Non ritagliarsi il tempo nemmeno per un soffritto è roba da universitari, appunto, da top manager – no quelli no, vade retro -, o casalinghi disperati di Primaticcio, come in fondo è lui dopo la rottura con la collega food talent Elisa Isoardi. Nemmeno la sbatta di rosolare una cipolla ha il numero due dell’esecutivo, per cui avanti con i sofficini miei prodi… Che si risparmia pure, visto che 15mila euro al mese finiscono subito di sti tempi e con st’Europa di mezzo.
Infine c’è la tecnica fotografica, che ha per reference pagine come “Degrado Post Sovietico” e post con sotto la scritta “Viva l’ignoranza”. Chi di noi ha la sgradevole abitudine di ritrarre i piatti che sta per mangiare – o peggio che ha appena mangiato -, di certo per farlo cercherà di trovare l’angolatura migliore e di premiare l’impiattamento con la post-produzione del caso. Salvini si rifiuta, perché l’appetito è dentro di lui e non appartiene a un filtro Instagram.
I social network sono stati ideati per permettere agli altri di immaginare una vita migliore di quella che realmente abbiamo. Salvini non ha bisogno di conformarsi, anzi ormai è passato alla seconda parte del suo piano: da italiano medio sta divenendo italiano medio basso. La tragedia è che funziona, e che oggi il nostro ministro degli Interni sia in grado di ribaltare ogni logica secondo cui sono pensati strumenti utilizzati da milioni di persone nel mondo. Se proprio si vuole peccare di ottimismo, si può pensare che questo avvenga semplicemente perché oggi tutto quello che fa – o che Luca Morisi gli fa fare – funziona per il suo esercito di adoratori miliziani sprovvisti di papille gustative. E che quando questa allucinazione sarà finita, quella pasta tornerà a fare schifo. E il Capitano avrà bisogno di un dietologo.