Dopo quasi due mesi senza nuovi casi, il coronavirus è tornato in Cina: un focolaio è emerso nel corso della scorsa settimana al mercato alimentare di Xinfadi a Pechino. Questa mattina, come riporta Repubblica, le autorità hanno comunicato che i nuovi casi nella capitale domenica sono stati 36, lo stesso numero di sabato e il dato più alto registrato a Pechino da inizio epidemia. Il totale degli ultimi giorni arriva così a circa ottanta casi.
Le contromisure sono state prese subito per evitare che dal focolaio parta la temuta seconda ondata. Oltre ad allontanare i funzionari considerati responsabili – il manager del mercato di Xinfadi, il vice direttore del quartiere dove si trova il mercato e il capo del Partito della comunità residenziale di Huaxiang, sempre in quella zona, per cui è stato emanato il massimo livello di allarme sanitario – si cerca di contenere l’epidemia senza dover ricorrere a un altro, costoso lockdown totale come quello di Wuhan. Intanto, 11 comunità residenziali intorno al mercato sono state isolate e si procede a testare tutte le persone che hanno visitato la struttura dal 30 maggio a oggi: funzionari del governo vanno porta a porta a invitare i cittadini a sottoporsi al tampone nel caso avessero visitato Xinfadi. La volontà è anche quella di mostrare al mondo l’efficenza del sistema cinese di tracciamento e test nel contenimento di un focolaio.