In Russia è iniziato un nuovo processo per Alexei Navalny, voce critica del governo di Vladimir Putin. Navalny era stato arrestato nel gennaio dello scorso anno, dopo aver fatto ritorno dalla Germania, dove si era recato per curarsi dal grave avvelenamento dell’agosto dell’anno prima, conseguenza di un agente di gas nervino disciolto in una tazza di tè mentre si trovava all’aeroporto di Tomsk, in Siberia.
La prima udienza si è svolta ieri presso la prigione I-K2 di Pokrov, a un centinaio di chilometri da Mosca. L’oppositore è stato accusato di appropriazione indebita per aver sottratto parte dei fondi delle donazioni fatte a favore della FBK, l’organismo indipendente che Navalny ha istituito nel luglio del 2020 per svolgere indagini su vari politici, oligarchi, funzionari e propagandisti russi: nello specifico, Navalny avrebbe sottratto alle casse della FBK una cifra vicina ai 4 milioni e mezzo di dollari. Inoltre, il dissidente è accusato di aver insultato una giudice, Vera Akimova, durante un precedente processo.
«Vogliono nasconderlo a tutte le persone, ai suoi sostenitori, ai giornalisti», ha scritto sua moglie, Yulia Navalnaya, in un post su Instagram del 14 febbraio, alla vigilia del processo. «È tutto così patetico che hanno paura di tenere il processo a Mosca».
Visualizza questo post su Instagram
Secondo alcune voci, il Cremilino starebbe sfruttando l’ondata mediatica seguita alla recrudescenza delle tensioni tra Russia e Ucraina per agire indisturbato, alzando l’asticella della repressione nei confronti di Navalny per silenziarlo definitivamente. Lo ha confermato Maria Pevchikh, una delle più strette collaboratrici dell’oppositore, durante un’intervista concessa al Guardian: «Il pericolo per la vita di Navalny, cioè la possibilità che sia ucciso in prigione, aumenta esponenzialmente a seconda di quello che succede in Ucraina».
In Europa Navalny è conosciuto per le grandi manifestazioni anti-Putin cominciate nel 2011, alla vigilia delle elezioni presidenziali. In patria, tuttavia, la sua proposta politica – la cui ultima incarnazione è stata il partito “Russia del futuro” – ha raccolto consensi minimi, il che è dipeso certamente dalla censura sui media statali, ma anche dai tratti di sciovinismo e di nazionalismo sfrenato che hanno condotto Navalny ad assumere posizioni estreme su temi come quello dell’immigrazione (al punto di chiamare i georgiani “roditori”) e alla burrascosa rottura con l’alleanza liberale.
Più fortuna hanno avuto le inchieste sulla corruzione diffuse attraverso un canale YouTube, che hanno colpito con la medesima forza ai piani alti di Mosca – vedi quella sull’ex premier ed ex presidente Dmitri Medvedev – e fra i piccoli potenti locali legati agli ambienti della criminalità e dei servizi di sicurezza.