Da quando, il 12 dicembre 2015, gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno approvato gli Accordi di Parigi si parla moltissimo di un obiettivo, puntualmente ribadito anche nei vertici sul clima successivi: il mantenimento della soglia di riscaldamento globale al di sotto degli 1.5° rispetto all’epoca pre industriale.
Si tratta di un limite di natura politica e non strettamente scientifico, ma dalla grande rilevanza simbolica: è stato adottato per individuare un compromesso tra la maggior parte dei paesi – c’era anche chi proponeva di fissarlo a 2 °C.
L’ultimo studio diffuso dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ha però sottolineato che questo obiettivo sarà difficilmente realizzabile: secondo gli esperti della WMO, l’attuale probabilità che si superi per la prima volta la fatidica soglia è altissima, pari al 66%.
Più in generale, si stima che ci sia solo una possibilità su tre che la temperatura media misurata nei prossimi cinque anni sia superiore a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, ma c’è il 98 per cento di probabilità che sia superata da almeno una delle cinque annate prese in esame.
In ogni caso, spiegano gli esperti, si potrà considerare definitivamente naufragato l’obiettivo fissato a Parigi solo se la temperatura media sarà superiore di 1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale per un periodo di tempo prolungato, ossia almeno vent’anni. «Il rapporto di oggi non significa che saremo sempre oltre il limite di 1,5 °C», ha chiarito il segretario generale della WMO Petteri Taalas, «ma avvisiamo che in futuro oltrepasseremo il limite temporaneamente sempre più spesso».