Il 5 aprile Andrea Papi, un 26enne della Val di Sole, in Trentino Alto Adige, è stato ucciso da un’orsa mentre correva nei boschi che vicino Caldes, il suo comune di residenza.
Il codice identificativo dell’orsa che l’ha ferito a morte è Jj4, e non è la prima volta che questa sequenza alfanumerica balza agli onori delle cronache: nel giugno del 2020, infatti, l’animale aveva ferito due uomini che stavano facendo un’escursione lungo un sentiero del monte Peller, tra la Val di Non e la Val di Sole. Ai tempi il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, aveva emesso un’ordinanza per proclamarne l’abbattimento, ma il provvedimento fu contestato da diverse associazioni ambientaliste, tra cui il WWF. Alla fine l’ordinanza di cattura fu annullata dal Tar, che accolse il ricorso degli ambientalisti e dispose che Jj4 dovesse dotarsi di un radiocollare per rendere sempre conoscibile la propria posizione – un dispositivo che, al momento, è scarico e non trasmette più i dati relativi agli spostamenti dell’esemplare.
Con la morte di Papi, alcuni esponenti politici stanno prendendo nuovamente in esame la possibilità di abbattere l’orsa. Ad esempio, l’assessore provinciale Arnold Schuler ha dichiarato che «I carnivori problematici – Schuler si riferisce anche ai lupi, ndr – vanno rapidamente rimossi». L’assessore ha espresso il proprio scetticismo anche verso gli esiti del progetto Life Ursus che dagli anni ‘90 ha reintrodotto l’orso bruno in Trentino. «Rispetto ai calcoli originari – ha spiegato – l’orso si è moltiplicato molto più velocemente ed è evidente che gli serva ora un habitat più ampio». «Questo – ha proseguito – è il perché penso non sia più possibile una buona convivenza tra grandi carnivori, uomini e animali da allevamento». La stessa soluzione è suggerita da Fugatti, che ha firmato una nuova ordinanza “contingibile e urgente” per abbattere l’orso – nulla di cui stupirsi se pensiamo che, nel 2011, per protestare contro il progetto Life Ursus, l’allora deputato trentino organizzò un “banchetto a base d’orso” durante la festa della Lega a Imer, banchetto poi bloccato dai Carabinieri dei Nas.
Sarà abbattuto l'#orso che in #Trentino ha aggredito e ucciso il runner #AndreaPapi. Lo stabilisce un'ordinanza firmata dal presidente della provincia autonoma pic.twitter.com/aOcbytG15C
— Tg2 (@tg2rai) April 9, 2023
Sulla tragedia di Caldes si è espresso anche il WWF nazionale, secondo cui l’esemplare andrebbe individuato e rimosso. «Questo tragico episodio rappresenterebbe, nel caso le cause del decesso ipotizzate fossero confermate dagli esami autoptici, il primo caso di attacco mortale di un orso in Italia. Se un individuo mostra conclamati comportamenti pericolosi per l’incolumità umana, arrivando ad aggredire mortalmente una persona, la rimozione diminuisce i rischi di nuovi episodi simili e migliora l’accettazione sociale della popolazione verso la specie», ha spiegato l’organizzazione in una nota.
In un’intervista all’AGI, lo zoologo Filippo Zibordi ha rincarato la dose spiegando che «Per quanto possa dispiacere togliere la vita a un animale selvatico è comunque un bene per l’incolumità pubblica, ma anche per tutti gli altri orsi. Se ne toglie uno per garantire la sopravvivenza dell’intera popolazione. Uno contro 99, la mela marcia…».
Il dibattito sul possibile abbattimento di Jj4 sta interessando da vicino anche il mondo della cultura: ad esempio, lo scrittore milanese Paolo Cognetti (uno che i boschi li conosce) in un’intervista al Quotidiano Nazionale, ha suggerito una strada decisamente meno drastica, dicendosi favorevole all’utilizzo di appositi spray: «Io ho visitato l’Alaska e il Canada, dove nelle ampie foreste gli orsi e gli altri animali selvatici pullulano. In ogni supermercato di qualsiasi cittadina lo vendono e funziona. Però tanti da quelle parti vorrebbero un fucile. E visto che è facile comprarlo le persone preferiscono girare armate». In Val d’Aosta, dove vive, il problema degli orsi non c’è: «Esiste un affresco sulla parete di una chiesetta di Antagnod, un paesino della mia Val d’Ayas, in cui c’è la rappresentazione di una caccia all’orso. L’ultimo ad essere abbattuto risale al Settecento». Ma in generale «manca un’educazione che ci faccia sapere chi vive nel bosco e come lo dobbiamo affrontare».