Oggi il Consiglio Comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno che, a partire dal primo gennaio del prossimo anno, introdurrà il limite di 30 chilometri orari in tutta la città.
A partire dal 2024, quindi, il capoluogo lombardo entrerà a far parte delle cosiddette “City 30“, unendosi alle altre città europee che hanno adottato questa misura.
L’imposizione del limite dovrebbe perseguire due finalità: da un lato, scoraggiare gli incidenti rendendo gli spazi urbani più sicuri per pedoni e ciclisti; dall’altro, favorire una diminuzione delle emissioni climalteranti, disincentivando l’utilizzo di mezzi privati e promuovendo forme di micromobilità. Peraltro, si andrebbe ad agire in maniera significativa anche contro l’inquinamento acustico – una problematica non da poco, se pensiamo che Milano detiene il primato di città più rumorosa d’Italia.
Quello meneghino non è un caso isolato: da giugno 2023, anche a Bologna, in forza dell’approvazione di una delibera della giunta comunale, il limite di velocità sarà abbassato in tutta la città a 30 chilometri orari per incentivare l’utilizzo della mobilità alternativa. Un altro esempio è Torino, che nel corso del consiglio comunale del 14 novembre scorso ha approvato con 27 voti favorevoli la stessa misura, che nel capoluogo piemontese riguarderà tutte le strade senza diritto di precedenza.
La prima città italiana a iscriversi tra le City 30 è stata Olbia, che ha imposto il limite già dal giugno 2021 – «La disposizione ha il duplice obiettivo di aumentare la sicurezza per le persone e di consolidare un nuovo concetto di mobilità urbana sempre più ecosostenibile. Si tratta di una scelta in linea con quelle di città importanti a livello nazionale ed europeo. Un altro passo avanti per rendere la nostra città sempre più bella, fruibile e a dimensione di cittadino», aveva dichiarato il primo cittadino Simone Nizzi in merito.
Anche se l’entrata in vigore è ancora lontana, la misura ha già scatenato le prime polemiche: la più rumorosa è stata quella del ministro dei Trasporti Matteo Salvini che, su Twitter, ha scritto: «Ricordo al sindaco e al Pd che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare…».
Anche Geronimo La Russa, presidente di Automobile Club Milano, ha palesato la propria contrarietà all’iniziativa, bollandola come «L’ennesima scelta demagogica che certamente produce riscontri mediatici immediati ma che nel medio e lungo periodo non garantirà alcun beneficio per la città e i cittadini. Proprio come avvenuto per Area B e C e per la politica della sosta».
Al contrario, le associazioni cittadine per la mobilità attiva si sono dette entusiaste: «Siamo davvero felici dell’approvazione dell’ordine del giorno da parte del Consiglio Comunale, perché la città30 è una delle richieste principali di #cittàdellepersone, la lettera aperta che lo scorso settembre è stata inviata al Comune da Sai che puoi insieme a Cittadini per l’aria Onlus, Genitori Antismog e Fiab Ciclobby, e che vede ora l’adesione di più di 150 associazioni e 3.200 persone». «L’approvazione – sostengono le associazioni – è un passo importante e ora speriamo davvero che sindaco e giunta, dopo aver dato parere positivo all’ordine del giorno, accolgano l’invito e continuino a costruire il futuro sulla strada tracciata dal Consiglio. Perché ovviamente non basta istituire un limite né fare controlli, ma serve ridisegnare le strade e lo spazio pubblico della città per renderli più a misura di persone».
In diverse città europee, come ad esempio Bruxelles, l’introduzione del limite ha contribuito a una maggiore attenzione da parte degli automobilisti al rispetto delle norme stradali, a un diminuzione del numero dei decessi in seguito agli incidenti; inoltre, ha ridotto l’inquinamento acustico e gli incidenti non mortali.
Inoltre, non bisogna dimenticare che l’indicazione di limitare la velocità viene dall’Europa, che ha chiesto di introdurre in tutte le città europee il limite dei 30 chilometri all’ora nelle zone residenziali e in quelle con un numero elevato di ciclisti e di pedoni. La richiesta è contenuta in una risoluzione approvata il 6 ottobre 2021 dal Parlamento europeo. L’obiettivo è proprio di dimezzare il numero di morti sulle strade europee entro il 2030 e di azzerare gli incidenti con vittime entro il 2050.