La storia incredibile di come un "club di bevute" fondato da un hipster è diventato un movimento di estrema destra che ha tentato un colpo di stato negli Stati Uniti
Un uomo corpulento e barbuto con un giubbotto militare e un berretto da baseball con la scritta “Dio, armi e Trump” sta parlando alla folla. Si chiama Daniel Lyons Scott, ma si fa chiamare Milkshake. È intorno il 6 gennaio, una giornata gelida a Washington, e anche se la maggior parte dei presenti indossa giacche invernali, tutti saltellano da un piede all’altro per scaldarsi. “Però non urliamolo, ok?”, si sente risponde qualcuno. Ethan Nordean, che si fa chiamare Rufio Panman – dal nome del leader dei Lost Boys del film Hook di Steven Spielberg – grida nel megafono, con l’aria di un fratello maggiore impaziente. “Era Milkshake, idiota”. Il vlogger che sta girando il video, Hendrick “Eddie” Block, ride a crepapelle. “Non dirlo, fallo”, dice qualcuno in sottofondo.
E poche ore dopo, stando al video, lo fanno. Guidata dall’ex membro di InfoWars Joe Biggs e dallo stesso Nordean, la folla marcia sul Campidoglio urlando “fanculo gli Antifa” e “Di chi sono le strade? Nostre!”. Alle 13:07 Biggs e Nordean vengono visti davanti a un assembramento di persone che si dirige verso i cordoni della polizia e alla fine li sfonda. Dominic Pezzola, un ex militare di Rochester, New York, soprannominato Spaz o Spazzo, rompe una finestra usando uno scudo antisommossa che ha strappato a un agente di polizia, permettendo ai rivoltosi di entrare nel Campidoglio. Nel video si vede Biggs sorridere. “È fantastico”, dice, mentre la folla urla, “Questa è casa nostra!”. Un membro dei Proud Boys fa una diretta in cui canta una canzoncina contro Nancy Pelosi, la speaker della Camera. Stando ai documenti del tribunale, Spazzo gira e pubblica un video di se stesso mentre fuma un sigaro per le stanze dell’edificio sacro della democrazia americana. “Il fumo della vittoria nel Campidoglio, ragazzi!”, dice al suo pubblico. “È fantastico. Sapevo che potevamo farcela se ci impegnavamo abbastanza”.
Nordean, Biggs, Pezzola e Scott sono tutti membri dei Proud Boys, un’organizzazione di estrema destra che conta tra i 5.000 e i 35.000 membri. I pubblici ministeri affermano che più di 60 persone affiliate ai Proud Boys hanno utilizzato un canale Telegram crittografato per pianificare gli eventi del 6 gennaio, tra cui Biggs, Nordean e Pezzola. Scott è stato arrestato lo scorso maggio ed è accusato di aggressione a un ufficiale federale. Biggs è accusato di cospirazione, ostruzione di un procedimento ufficiale e distruzione di proprietà del governo. Mentre Nordean è accusato di diversi crimini tra cui favoreggiamento e concorso nella distruzione di proprietà del governo, ostacolo a un procedimento ufficiale e condotta disordinata in un edificio o terreno da accesso limitato: se condannato rischia più di 30 anni di carcere. Gli avvocati di tutti e tre non hanno risposto alle richieste di commento o hanno rifiutato di parlare con Rolling Stone per questo articolo.
Gli imputati si difendono sostenendo che i Proud Boys non sono un’organizzazione strutturata e che l’assalto al Campidoglio è stato un atto puramente spontaneo. In un’intervista con Rolling Stone, il leader dei Proud Boys Enrique Tarrio ha affermato che l’FBI sta usando il gruppo come “capro espiatorio” per schermare i propri fallimenti e che i Proud Boys non avevano mai pianificato di prendere d’assalto il Campidoglio, spiegando le loro azioni di quel giorno come il prodotto della “psicologia della massa”.
Joseph Biggs (al centro) con altri membri dei Proud Boys il 6 gennaio 2021. Foto di Jon Cherry/Getty Images
Ma ci sono più di 1.500 pagine di trascrizioni di conversazioni avvenute su Telegram e recuperate dal governo che indicano il contrario, con i pubblici ministeri che affermano che Nordean, in assenza di Tarrio – che era stato arrestato due giorni prima per aver bruciato uno striscione di Black Lives Matter in una chiesa nera vicino a Washington – ha guidato i membri del gruppo nell’attuare “piani specifici per: dividersi in gruppi, tentare di irrompere nel Campidoglio da quanti più punti possibili e impedire alla sessione congiunta del Congresso di certificare i risultati del Collegio Elettorale”.
Secondo i documenti del tribunale, nelle settimane precedenti al tentativo di insurrezione i massimi leader del gruppo, tra cui Biggs e Nordean, avrebbero istituito un “Ministero dell’autodifesa” per coordinare il piano di attacco. Il 4 gennaio, un membro di questo “Ministero dell’autodifesa” ha dato istruzioni al gruppo di “trascinare fuori per i loro fottuti capelli” i membri del Congresso nel caso tentassero di “rubare” le elezioni.
Quel giorno i membri dei Proud Boys hanno evitato di vestirsi con i loro caratteristici colori (giallo e nero) per agire in incognito – loro dicono che era un modo per confondere i contro-manifestanti “Antifa”. Ma non farsi notare non era mai stato l’obiettivo della giornata. Per i Proud Boys, infatti, l’obiettivo del 6 gennaio era mettere in chiaro che i seguaci più rabbiosi di Trump non sarebbero rimasti a guardare mentre il loro uomo si avvicinava alla fine. E hanno contribuito a orchestrare uno dei più violenti tentativi di colpo di stato nella storia degli Stati Uniti.
Prima del 2020, cosa fossero e cosa rappresentassero i Proud Boys dipendeva da a chi lo chiedevi. I membri del gruppo si descrivevano come nient’altro che un chiassoso club di amici, una “confraternita”, un gruppo di “sciovinisti occidentali” barbuti e tatuati a cui piaceva ogni tanto pestare quelli di sinistra. Se chiedevi a personaggi di estrema destra come Matt Gaetz e Roger Stone, li avrebbero probabilmente definiti i loro protettori dalla minaccia dell’estrema sinistra. Gli antifascisti invece ti dicevano che i Proud Boys erano dei suprematisti bianchi violenti, o dei “nerd che giocavano a formare una gang”, nelle parole dell’attivista Daryle Lamont Jenkins.
Per anni, i Proud Boys hanno operato in piena vista – vendendo il loro merch su siti come Etsy e Amazon, venendo citati dai principali giornali, diffondendo odio sui social media. Il gruppo mandava in prima fila il suo leader carismatico ed esperto di pubbliche relazioni, l’ex fondatore di VICE Gavin McInnes, usandolo come “prova” che si trattava solo di gente impegnata a combattere la piaga del politicamente corretto.
“McInnes ha sempre avuto idee misogine e penso che abbia visto una possibilità nell’ascesa del movimento per i diritti degli uomini nei primi anni Dieci”, afferma Julia DeCook, professoressa della Loyola University ed esperta di piattaforme digitali e estrema destra. I Proud Boys avrebbero in seguito giocato a un gioco simile con Tarrio, che è di origine cubana, citando il suo ruolo di leader per dimostrare – nonostante la loro retorica anti-immigrazione, misogina e islamofoba; e nonostante molti dei suoi membri abbiano legami con il neonazismo – di non essere un gruppo di suprematisti bianchi.
E per anni i media se la sono bevuta, minimizzando i commenti e le azioni orribili del fondatore e dei membri dei Proud Boys. Esattamente quello che loro volevano, anzi: i leader dell’organizzazione minacciavano azioni legali contro chi li descriveva come estremisti, violenti o suprematisti bianchi – anche se era esattamente ciò che erano.
“Per diversi anni i media non hanno preso molto sul serio i Proud Boys”, afferma Margaret Huang, presidente e CEO del Southern Poverty Law Center – che è stato denunciato da McInnes per aver designato i Proud Boys come gruppo estremista nel 2019 (nell’aprile 2019 il SPLC ha presentato una richiesta di archiviazione, ma il caso è ancora aperto). “In generale non sono stati percepiti come un vero problema”. Per anni si sono conquistati una certa legittimità fornendo la sicurezza agli eventi di figure politiche come Matt Gaetz, presentandosi come una forza di protezione invece che come una minaccia violenta.
In qualche modo i Proud Boys sono riusciti a mantenere questa legittimità anche quando hanno attaccato gli attivisti antifascisti in tutto il Paese. “I liberal sentivano gli avvertimenti della sinistra e li trovavano ridicoli, ci davano dei pazzi”, afferma Luis Marquez, un attivista antifascista di lunga data di Portland, in Oregon. “E poi è successo. E anche adesso, continuo a pensare che la gente non capisca il pericolo rappresentato dai gruppi di destra”.
In teoria, la rabbia accumulata a destra dopo la sconfitta di Trump nel 2020, unita al successo dell’assalto al Campidoglio, avrebbe dovuto facilitare gli sforzi di reclutamento dei Proud Boys. E in una certa misura così è stato: i canali di Telegram associati ai Proud Boys hanno visto un grande afflusso di nuovi utenti nelle settimane successive all’insurrezione. Ma proprio quando i Proud Boys sembravano pronti a conquistare l’ecosistema dell’estrema destra americana, il gruppo ha iniziato a sfaldarsi. Si è scoperto che Tarrio, il leader di lunga data del gruppo, era stato in passato un informatore della polizia, cosa che ha spinto molte sezioni locali a dichiararsi indipendenti dall’organizzazione.
“Disconosciamo l’informatore della polizia Enrique Tarrio e tutte le sezioni locali che scelgono di associarsi ancora a lui”, si legge in una dichiarazione pubblicata lo scorso febbraio sul canale Telegram di una di queste sezioni. A maggio, dopo che il governo canadese li ha designati come organizzazione terroristica, la sezione canadese dei Proud Boys si è sciolta rilasciando una dichiarazione in cui negavano ancora una volta di essere dei suprematisti bianchi o dei terroristi.
Dopo questa frattura nell’organizzazione, alcuni dei membri più apertamente suprematisti bianchi hanno cominciato una lotta pubblica per il potere, portando molti esperti di lotta all’estremismo a temere che i gruppi scissionisti potessero radicalizzarsi ancora di più. “Si tratta di un gruppo che coi fatti del 6 gennaio si era enormemente rafforzato”, ha detto a Rolling Stone Alexander Reid Ross, ricercatore esperto di estrema destra e autore di Against the Fascist Creep. “Ma poi le accuse di cospirazione e l’aver avuto un leader che era stato un informatore della polizia hanno cominciato a disgregarlo. Una delle sezioni si è separata dando vita a quella che probabilmente ne sarà una versione ancora più estremista. Non so se è la fine dei Proud Boys, ma potrebbe esserlo”. Questa è la storia di come tutto è iniziato.
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Secondo la mitologia dei Proud Boys all’inizio Gavin McInnes non voleva fondare un gruppo di estrema destra, ma un drinking club. Per due decenni McInnes si era ritagliato un immagine di magnate hipster dei nuovi media, sbandierando posizioni razziste, misogine e anti-immigrazione col pretesto di violare gli angusti confini del politicamente corretto. In un’intervista con la New York Press nel 2002, ha attribuito una tale retorica all’estetica “punk rock” di VICE.
Dopo che aveva letto il libro di Pat Buchanan The Death of the West, la linea già sfocata tra il McInnes troll e il McInnes suprematista bianco si era fatta diventata ancora più ambigua. “Amo essere bianco e penso che sia una cosa di cui essere orgogliosi”, aveva detto McInnes al New York Times nel 2003, in un profilo dedicato a VICE. “Non voglio che la nostra cultura venga diluita. Dobbiamo chiudere i confini ora e lasciare che tutti si assimilino a uno stile di vita occidentale, bianco e anglofono”. McInnes avrebbe poi citato il libro di Buchanan, il Redneck Manifesto di Jim Goad e Coming Apart: The State of White America del teorico razzista Charles Murray quali letture “obbligatorie” per capire la cultura occidentale.
Nel 2008 McInnes si è ufficialmente allontanato da VICE per “differenze creative”. In una dichiarazione ufficiale, un portavoce della testata ha ricordato i molti anni trascorsi tra quando lavorava per loro e la fondazione dei Proud Boys. “VICE condanna inequivocabilmente il suprematismo bianco, il razzismo e qualsiasi forma di odio”. La dichiarazione non ha fatto commenti sui lavori di McInnes pubblicati da VICE.
Dopo il suo addio a VICE, McInnes si è ritagliato un ruolo come commentatore su canali tv di destra e ha lanciato un podcast, The Gavin McInnes Show. Il suo marchio era “un umorismo trasgressivo col quale cercava di nascondere le sue posizioni”, afferma Cassie Miller del SPLC. In tal modo si è costruito un vasto pubblico composto da giovani maschi che passavano troppo tempo online. Dante Nero, un comico che era spesso ospite del suo podcast, inizialmente lo considerava un simpatico bastian contrario. “Era un tipo divertente”, ha detto, parlando di McInnes come di un anarchico a cui piaceva andare controcorrente.
Il podcast ha gettato i primi semi dei Proud Boys. McInnes ha usato per la prima volta il termine nel dicembre 2015, lamentandosi di un “piccolo bambino portoricano” che cantava Proud of Your Boy, canzone tratta dall’adattamento di Aladdin per Broadway, mentre assisteva alla recita di suo figlio. McInnes aveva deriso il bambino e la canzone, definendola “la canzone più gay del cazzo di mondo”, ma ironicamente la stessa canzone alla fine era diventata un po’ il suo inno, con McInnes che spesso ne equivocava il testo. “Proud Boys” così era diventato una specie di inside joke tra McInnes e il suo pubblico quando aveva cominciato a organizzare incontri dal vivo.
La vicinanza all’estrema destra del gruppo era esibita anche nella sua estetica: i membri indossavano polo nere e gialle della Fred Perry – un marchio che è stato indossato da un sacco di sottoculture, alcune delle quali con legami con l’estrema destra. Combinando tatuaggi e barbe con pantaloni khaki e Fred Perry, i Proud Boys hanno mescolato alcuni aspetti dello stile skinhead e punk con un look più classico. “Richiama abbastanza ampiamente il reaganismo e il capitalismo senza freni”, afferma DeCook. “Giocano molto con il tempo nella loro estetica. Cercano di proiettare il passato nel presente o nel futuro”.
Il primo incontro ufficiale dei Proud Boys si sarebbe tenuto nel luglio 2016 al Tommy’s Tavern, un famoso bar di Greenpoint, a Brooklyn. Anche se i membri avrebbero in seguito negato di essere violenti o razzisti, entrambe le cose erano presenti fin dall’inizio nel gruppo. Un profilo di McInnes e dei Proud Boys uscito nel 2016 sul giornale locale Bedford + Bowery racconta che McInnes si vantava che nel corso del primo incontro due membri gruppo fossero stati coinvolti in una rissa.
McInnes ha definito i Proud Boys una “gang” già nel 2017, in un episodio del podcast di Joe Rogan. E sebbene ora affermi di aver usato quella parola per scherzo, il gruppo somigliava molto a una gang – a partire dai riti di iniziazione. Il primo livello richiedeva semplicemente di affermare: “Sono uno sciovinista occidentale e mi rifiuto di scusarmi per aver creato il mondo moderno”. Il secondo richiedeva di venire pestati mentre si urlavano i nomi di cinque cereali per la colazione, per dimostrare di avere la capacità di “controllare la propria adrenalina”. Il terzo era farsi un tatuaggio dei Proud Boys e il quarto livello si raggiungeva facendo una rissa per la causa – con punti bonus se si veniva arrestati. McInnes si era inventato quest’ultimo livello nel 2016, dopo che un Proud Boy è stato arrestato per aver aggredito un manifestante di sinistra: l’aveva portato allegramente come ospite nel suo show e aveva proclamato che da quel giorno fare rissa sarebbe stato un requisito per salire di livello. (In un’email a Rolling Stone, McInnes ha detto che ai Proud Boys non era permesso “cercare attivamente di raggiungere il quarto livello”).
Nonostante questa promozione esplicita della violenza come parte dell’ethos dei Proud Boys, il rito che ha attirato maggiormente l’attenzione dei media è stato l’impegno del gruppo a non masturbarsi. Di per sé il fatto che un gruppo di estrema destra sostenga l’astinenza sessuale non è una novità: c’è una lunga storia di gruppi di suprematisti bianchi che equiparano la masturbazione (e l’industria del porno “di proprietà ebraica”) alla perdita di mascolinità, e il popolarissimo subreddit r/NoFap esisteva già da anni prima dei Proud Boys.
Ma la persona a cui si attribuisce il merito di aver inventato questa politica anti-masturbazione è Nero, il comico che per qualche tempo è stato noto come il “Papa” dei Proud Boys. Tra il 2015 e il 2016 Nero è apparso spesso sul podcast di McInnes per dare consigli sulle relazioni e sulla vita, diventando una sorta di guru. A un certo punto, racconta, ha detto a McInnes che quando aveva una relazione non si masturbava perché ciò gli impediva di creare un legame intimo con il partner. Questo ha suscitato l’interesse di McInnes, ispirandolo a incorporare una posizione anti-masturbazione nell’ideologia Proud Boys.
Come molti ex membri, Nero insiste sul fatto che l’organizzazione non andava presa sul serio. “Era un gruppo di ragazzi che uscivano insieme a bere”, dice. In quel periodo partecipava alle riunioni con McInnes e i suoi in vari bar di New York, venendo tempestato di domande sulla sessualità. “Erano ragazzi giovani, che avevano paura di essere rifiutati dalle donne. Incolpavano le donne per il loro non erano abbastanza interessanti o attraenti”, afferma Nero, che ha visto il legarsi a McInnes e il suo gruppo come “un’opportunità per raggiungere queste persone”. Ed è andato dritto al terzo livello facendosi un tatuaggio dei Proud Boys sul collo.
Nero non ricorda che all’epoca il gruppo fosse già violento, ma Jenkins afferma che la sua inclinazione alla violenza è iniziata abbastanza presto. Il suo primo incontro con i Proud Boys è stato nel 2016, fuori da una mostra d’arte filo-Trump a Manhattan organizzata dal troll di estrema destra Milo Yiannopoulos. Indossavano Fred Perrys nere e gialle, quindi “ho subito pensato che stessero cercando di apparire come degli skinhead”, racconta. A un certo punto, McInnes ha sbattuto fuori un contro-manifestante e gli ha spaccato il cellulare; la folla è esplosa in grida di “USA! USA!”. In quel momento, dice Jenkins, ha smesso di considerare McInnes e i suoi come dei semplici provocatori e ha iniziato a vederli come degli estremisti.
L’elezione di Donald Trump nel 2016 ha incoraggiato ulteriormente i Proud Boys, fornendo alle organizzazioni di estrema destra la licenza per esibire pubblicamente la loro retorica estremista. “Una delle cose da capire della destra fascista è che per loro gli anni di Trump sono l’ultima opportunità per mantenere popolari le idee di estrema destra”, spiega Jenkins. Con un demagogo apertamente razzista alla Casa Bianca, i Proud Boys hanno cercato di capitalizzare il riflusso conservatore contro il progressismo dell’amministrazione Obama. “Se sei il capo dei Proud Boys, per te questa ascesa della destra è una grande occasione”.
Kyle Chapman, cacciato dai Proud Boys tre anni fa e ora in lotta per il potere nel gruppo. Boston Globe via Getty Images
All’inizio, i Proud Boys si erano avvicinati a celebrità di estrema destra come Yiannopoulos, Stone e Ann Coulter, agendo come i loro protettori e presentandosi in forze agli eventi in cui sapevano che sarebbero apparsi contro-manifestanti di sinistra. Dopo la cancellazione di un intervento di Coulter all’università di Berkeley nel 2017 in seguito alle proteste degli studenti, McInnes ha invitato il suo “esercito” di seguaci a manifestare nel campus. “Avete fatto una cazzata”, aveva detto in un video rivolgendosi ai liberal che hanno protestato. “Ancora con questa storia dei nazisti a ogni angolo… noi non ve lo permetteremo. Lo spettacolo deve continuare”.
La manifestazione Unite the Right di Charlottesville, in Virginia, conclusasi con la morte della contro-manifestante Heather Heyer, è stata un momento cruciale per l’immagine dei Proud Boys di fronte ai media. Pochi mesi prima McInnes aveva intervistato Jason Kessler, l’organizzatore del raduno, che in seguito sarebbe stato filmato durante il rito di iniziazione per raggiungere il secondo livello del gruppo. “Ciò che è veramente sotto attacco è la possibilità di dire ‘voglio difendere i bianchi, voglio difendere la civiltà occidentale, voglio difendere gli uomini, voglio difendere i cristiani’”, ha detto Kessler nello show di McInnes, che annuiva entusiasta.
Nel giugno 2017, McInnes ha anche rilasciato una dichiarazione sul sito web dei Proud Boys sconfessando la manifestazione Unite the Right e dicendo ai suoi membri di non parteciparvi. “Capisco che si tratta di libertà di parola e che noi vogliamo che tutti, anche i suprematisti bianchi, abbiano questa libertà, ma penso che sia arrivato il momento di prendere le distanze da loro”, aveva scritto. Ma nonostante ciò alcuni membri dei Proud Boys erano presenti alla manifestazione, tra cui il futuro leader Tarrio.
Dopo Charlottesville, McInnes si trovava in una sorta di vicolo cieco. Come spiega Matthew Valasik, professore associato presso l’università della Louisiana, “nessuno voleva prendersi la responsabilità di quello che era successo”. Due giorni dopo Unite the Right, McInnes ha invitato di nuovo Kessler nel suo show per accusarlo di usare i Proud Boys come copertura per l’alt-right.
Ma a quel punto il gruppo aveva già attirato membri legati al suprematismo bianco – come Brien James, ex membro del gruppo neonazista Outlaw Hammerskins e attuale capo della sezione dei Proud Boys dell’Indiana. O come Augustus Sol Invictus, il vice-comandante dell’ala militare (ora non più esistente) del gruppo, che si chiamava Fraternal Order of the Alt-Knights (FOAK) e che nel 2013 ha sacrificato una capra e ne ha bevuto il sangue in un rito pagano.
Alla fine del 2017 i Proud Boys avevano anche stabilito una presenza sulla costa ovest degli Stati Uniti, in particolare a Portland, nell’Oregon. In parte l’avevano fatto alleandosi con un’altra organizzazione di estrema destra, Patriot Prayer, anch’essa impegnata a difendere la libertà di parola. “I due gruppi si sono mescolati molto”, afferma Luis Marquez, attivista antifascista a Portland. La città è stata a lungo un terreno di scontro tra attivisti di sinistra, estrema destra e polizia.
I Proud Boys hanno presto imparato a usare i video degli scontri con gli attivisti di sinistra, caricati su YouTube, per reclutare altri militanti. Alcuni dei loro membri, come Kyle “Based Stickman” Chapman – così soprannominato per aver bastonato un manifestante antifascista durante una protesta a Berkeley nel 2017 – sono diventate delle piccole celebrità di estrema destra in questo modo. Un filmato del 2018 in cui si vede Nordean che prende a pugni un manifestante di sinistra a Portland era diventato parte di un video promozionale dei Proud Boys che ha ottenuto più di un milione di visualizzazioni ed è stato citato anche dal podcaster Joe Rogan per criticare le scarse capacità degli Antifa di menare le mani.
Secondo Juliet Jeske – una studentessa della Craig Newmark Graduate School of Journalism della CUNY che segue McInnes dal 2016 e ha guardato e archiviato tutti i 407 episodi del suo spettacolo – proprio le ospitate nel podcast di Rogan sono state fondamentali per la crescita dei Proud Boys. McInnes si vantava spesso dei tanti nuovi follower che acquisiva dopo tali ospitate. Anche se gli episodi del podcast di Rogan in cui era invitato McInnes siano stati cancellati quando lo spettacolo si è trasferito su Spotify, Rogan ha difeso la sua decisione di ospitare McInnes: “L’ho invitato prima che fosse un membro dei Proud Boys. Non sapevo nemmeno che cazzo fossero i Proud Boys”. Questo nonostante McInnes si fosse riferito ai Proud Boys come a una “gang” proprio in un’ospitata sul podcast di Rogan.
Secondo Michael German, un ex agente dell’FBI che ha lavorato sotto copertura in gruppi di estrema destra, l’uso della violenza come tattica di reclutamento ha rappresentato un enorme cambiamento nel panorama dell’estrema destra tradizionale. Storicamente i suprematisti bianchi hanno sempre minimizzato la loro violenza per evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, mentre “i Proud Boys sono usciti allo scoperto e si sono promossi apertamente come violenti, anche nei loro stessi riti di iniziazione. Dichiarare pubblicamente l’intenzione di infrangere la legge è una una cosa insolita per qualsiasi tipo di organizzazione”.
Dato che molti dei Proud Boys si spostavano di Stato in Stato per partecipare a manifestazioni e attaccare con la violenza i manifestanti di sinistra, in teoria – spiega German – “avrebbero dovuto attirare immediatamente l’attenzione dell’FBI”. Ma in tutto il Paese le forze dell’ordine sembrano aver goduto di una sorta di rapporto speciale con i Proud Boys. A Filadelfia, agenti di polizia fuori servizio sono stati filmati mentre si mescolavano ai Proud Boys dopo una manifestazione in sostegno del vicepresidente Mike Pence. Lo scorso settembre, un agente di polizia è stato visto stringere la mano a un membro dei Proud Boys, mentre un gruppo di agenti è stato poi visto camminare con loro in un parcheggio dopo una manifestazione. In un commento a Rolling Stone, una portavoce del Dipartimento di Polizia di Filadelfia ha detto che gli agenti seguono e affiancano la folla alle manifestazioni per mantenere la sicurezza. La portavoce ha riconosciuto che un poliziotto del suo Dipartimento ha stretto la mano a un membro dei Proud Boys, ma ha detto che è una condotta in linea con la politica di “coinvolgere i manifestanti in un modo civile che favorisca la comunicazione”.
In ogni caso, a Portland la polizia accompagnava regolarmente i Proud Boys dentro e fuori dalle aree in cui si svolgevano le manifestazioni, al punto da far preoccupare gli attivisti di sinistra. Marquez racconta che una volta, dopo essere stato arrestato durante una protesta, ha visto un agente di polizia chiedere un selfie a uno dei Proud Boys. Un portavoce del Dipartimento di Polizia di Portland sentito da Rolling Stone ha negato che i Proud Boys abbiano ricevuto un trattamento speciale.
Una dinamica amichevole tra gruppi come i Proud Boys e la polizia non è insolita, afferma German. “Le forze dell’ordine hanno sempre trattato i gruppi estrema destra in modo diverso dai manifestanti di sinistra non violenti. Non è diverso nel caso dei Proud Boys”.
A quanto pare questo atteggiamento si estendeva anche all’FBI, che – alla luce dell’elezione di Trump e della direttiva del procuratore generale Bill Barr per combattere gli “Antifa” – non è riuscita a riconoscere pienamente i Proud Boys per la minaccia che erano. “Storicamente, l’FBI non ha mai dato priorità ai suprematisti bianchi e alla violenza dell’estrema destra”, afferma German. La posizione dell’FBI sui Proud Boys era esemplificata dal fatto che quando nel 2018 lo sceriffo della contea di Clark, a Washington, aveva diramato una nota in cui suggeriva di classificare i Proud Boys come “un gruppo estremista con legami con il suprematismo bianco”, un portavoce dell’FBI aveva rilasciato una dichiarazione pubblica in senso opposto, affermando che l’FBI “non fa e non farà mai discriminazioni sulla base dell’ideologia”.
Dal canto loro, i Proud Boys sono stati molto aggressivi verso qualsiasi insinuazione che rappresentassero una minaccia violenta. Jason Lee Van Dyke, un membro dei Proud Boys che nel 2017 aveva iniziato a fungere ufficialmente da avvocato del gruppo, ha detto che aveva impostato un Google alert per “Proud Boys” e che ogni mattina, quando arrivava in ufficio, mandava email di minaccia alle testate giornalistiche che definivano il gruppo come dei “suprematisti bianchi”. Si vanta di essere stato in grado di ottenere una quantità significativa di correzioni e ritrattazioni dalle principali testate nazionali.
I Proud Boys adottarono tattiche aggressive per combattere qualsiasi insinuazione che rappresentassero una minaccia violenta. Jason Lee Van Dyke, il membro dei Proud Boys che nel 2017 aveva iniziato a fungere ufficialmente da avvocato del gruppo, afferma di aver impostato un avviso di Google per “Proud Boys” e ogni mattina, quando arrivava in ufficio, inviava un legale minacce alle organizzazioni giornalistiche che si riferivano al gruppo come a un gruppo di “suprematisti bianchi” o “nazionalisti bianchi”. Si vanta di essere stato in grado di ottenere una quantità significativa di correzioni e ritrattazioni dalle principali organizzazioni di notizie come risultato.
Era stato l’innegabile orientamento dell’organizzazione verso il razzismo e l’antisemitismo che aveva portato Nero a dissociarsi definitivamente dai Proud Boys, quando aveva visto che la pagina Facebook del gruppo era piena di meme e linguaggio razzista. Prima, dice, non era a conoscenza delle inclinazioni razziste del gruppo.
Nero dice di aver affrontato direttamente McInnes riguardo al linguaggio razzista sulla pagina. “Mi era sembrato sorpreso. Ha tentato di giustificarsi”. McInnes ha poi pubblicato una lettera aperta su Facebook in cui chiedeva ai Proud Boys di non usare tale linguaggio, ma Nero dice che era andato ad ascoltarsi tutti gli episodi del podcast di McInnes e “la verità era che vomitava quella roba tutto il tempo”. Dice di aver smesso di andare ospite nello show e che la sua ultima apparizione è stata nel luglio 2017. Da lì, dice, non ha più parlato con McInnes o altri membri dei Proud Boys. Ancora oggi, tuttavia, Nero è convinto che i Proud Boys non siano nati come un gruppo razzista.
Uno scontro tra Proud Boys e manifestanti a Manhattan nel 2018. Sam Costanza/NY Daily News/Getty Images
Nell’ottobre 2018, il Metropolitan Republican Club, un club conservatore dell’Upper East Side a Manhattan, aveva invitato McInnes a parlare, presentandolo sulla sua pagina Facebook come “il padrino del movimento hipster” che combatteva i “socialisti “del deep state” e “difendeva i valori occidentali”. Gli attivisti di sinistra della città, furiosi, poche ore prima dell’arrivo di McInnes avevano ricoperto l’edificio in cui aveva sede il club con graffiti e simboli anarchici, lasciando poi un biglietto che diceva: “il Metropolitan Republican Club ha scelto di invitare un pagliaccio hipster fascista”.
McInnes invece aveva deciso di usare la polemica intorno all’avvento come un’occasione per trollare. Si era presentato con una katana e indossando un paio di occhiali con disegnati sulle lenti degli occhi a mandorla – un riferimento a Otoya Yamaguchi, un estremista diventato un meme tra l’estrema destra per aver assassinato il leader del Partito socialista giapponese nel 1960. Dopo il discorso McInnes aveva lasciato il club agitando ironicamente la katana verso una folla di 80-100 manifestanti che si erano radunati fuori. I filmati di sorveglianza pubblicati dalla polizia di New York mostrano uno dei manifestanti che lancia una bottiglia contro alcuni Proud Boys, che reagiscono buttandolo per terra e prendendolo a pugni e calci. Due membri dei Proud Boys coinvolti nel fatto, Maxwell Hare e John Kinsman, sono stati condannati nel 2019 per aggressione.
Secondo Jeske, “I Proud Boys sono diventati dei paria dal giorno alla notte”, in gran parte grazie al fatto che il video di quell’aggressione è diventato virale. “Non erano stati davvero attaccati, non era legittima difesa. Era difficile dire, ‘ma no, sono solo un club di bevute, non sono davvero razzisti’”. L’incidente ha spinto molti membri a cercare di coprirsi le spalle dal punto di vista legale – in particolare McInnes, che un mese dopo si è dimesso da leader del gruppo con un video su YouTube. Nel video, McInnes ha presentato il suo addio come un atto di auto-sacrificio con lo scopo di aiutare i suoi seguaci. “Mi è stato detto dal mio team legale e dalle forze dell’ordine che questo gesto potrebbe aiutare a rendere più leggera la loro condanna”, ha detto, aggiungendo che “quantomeno mostrerà ai giurati che non hanno a che fare con una gang e che non c’è un capo”. Nonostante questo, McInnes ha detto a Rolling Stone che mantiene ancora i contatti con i Proud Boys. “Ci parlo. Li amo. Li considero ancora la migliore organizzazione del mondo”.
La riluttanza del gruppo ad allearsi pubblicamente con Unite the Right non gli ha impedito di nominare come nuovo capo dell’organizzazione Tarrio, che a quella manifestazione ci era andato. Tarrio, di origini cubane, è cresciuto in una famiglia conservatrice di esuli anticastristi ed è stato il coordinatore per la Florida di Latinos per Trump. Nonostante la sua fedina penale – nel 2014 è stato condannato a 16 mesi di carcere per aver partecipato a una truffa basata su kit falsi per il test del diabete – e la sua propensione al razzismo e all’omofobia, Tarrio era ambizioso, carismatico e ben voluto all’interno dell’organizzazione, con in più delle entrature politiche nel Partito repubblicano. Tutte caratteristiche che lo rendevano un sostituto ideale di McInnes.
Ma secondo Devin Burghart, direttore esecutivo dell’institute for Research and Education on Human Rights, potrebbe esserci stata una ragione più importante per cui è stato nominato leader del gruppo. In quanto afrocubano nativo di Miami, Tarrio “forniva una copertura contro le accuse di razzismo rivolte al gruppo”. Tarrio, infatti, ha spesso usato la sua appartenenza a una minoranza per difendere l’organizzazione di fronte ai media, dicendo ai giornalisti: “Sono nero, sono cubano. Non posso essere un suprematista bianco”.
Più il gruppo cresceva più diventava sempre più decentralizzato, con ogni sezione locale che aveva le sue caratteristiche. Sulla costa ovest, ad esempio, le sezioni dei Proud Boys erano “ossessionate dalle risse di strada”, secondo Stall. “In Michigan invece erano sempre più simili a una milizia, andavano in giro armati”. Questa frammentazione ha avuto l’effetto di farli sembrare disorganizzati, impattando negativamente sulla loro capacità di reclutamento. “Abbiamo visto un declino nel numero di persone che sono stati in grado di mobilitare”, aveva detto a Rolling Stone nel 2019 Effie Baum, portavoce di PopMob, un’organizzazione antifascista di Portland. Ma era un’impressione fuorviante. “La cosa importante da ricordare”, afferma Jenkins, “è che negli ultimi quattro anni hanno fatto piani e si sono organizzati”. La pandemia di coronavirus e le successive proteste – anti-lockdown e legate a BLM – in tutto il Paese sono state il loro momento.
Nell’ottobre 2020, durante un dibattito presidenziale, Trump ha dato ai Proud Boys ancora più spinta. Quando gli è stato chiesto di denunciarli, Trump ha prima detto che non sapeva chi fossero e poi ha detto: “Proud Boys, stand back and stand by”. State indietro e state pronti. Il riconoscimento è stato il segnale di cui il gruppo aveva bisogno, trasformando i Proud Boys da un gruppo che a stento si teneva insieme in un’organizzazione di estrema destra con l’implicito sostegno del presidente. I membri del gruppo l’hanno ricevuto forte e chiaro. “Stiamo pronti, signore”, ha scritto su Parler Tarrio subito dopo. “Il presidente Trump ha detto ai Proud Boys di stare pronti perché qualcuno deve occuparsi degli Antiifa… be’ signore, stiamo pronti!” ha scritto Biggs.
Dopo la sconfitta elettorale di Trump nel novembre 2020, i Proud Boys hanno iniziato ad adottare una retorica più estrema. Secondo l’FBI, dopo aver partecipato ai raduni #StopTheSteal a novembre e dicembre Tarrio ha iniziato a incoraggiare i suoi seguaci su Parler a partecipare alla manifestazione del 6 gennaio a Washington, scrivendo che i Proud Boys “si sarebbero presentati in numeri da record” – ma in incognito.
Il 4 gennaio, Tarrio è stato arrestato per aver bruciato uno striscione Black Lives Matter davanti a una chiesa a Washington a dicembre. Un agente dell’FBI in seguito ha detto che l’arresto è arrivato perché l’agenzia aveva scoperto che stava pianificando di incitare alla violenza durante la manifestazione del 6 gennaio, un’accusa che Tarrio respinge definendola una “completa e totale sciocchezza”. Tarrio sostiene che i suoi post su Parler avevano lo scopo di ingannare i media e i contro-manifestanti di sinistra.
Nonostante le proteste di Tarrio, tuttavia, i documenti del tribunale sembrano raccontare un’iniziativa che, se non è stata del tutto orchestrata, voleva veramente causare il caos. Il 27 dicembre 2020 Nordean ha scritto su Parler: “Qualsiasi aiuto per quanto riguarda dispositivi di sicurezza/protezione o apparecchiature di comunicazione è molto apprezzato, le cose sono diventate più pericolose per noi in passato anno, qualsiasi cosa aiuta”, linkando una pagina di raccolta fondi.
Il 4 gennaio, invece, sempre Nordean ha postato su Parler un video che lo mostrava vestito in abiti tattici, con la didascalia “fategli ricordare il giorno in cui hanno deciso di farci la guerra”. Sempre quel giorno in un episodio del suo podcast Radio Talk With Rufio, ha alluso più esplicitamente ai piani futuri dell’organizzazione parlando dell’intenzione di combattere quella che vedeva come una frode elettorale. “Penso che facciano affidamento sul fatto che nessuno si opporrà. Penso che facciano affidamento sul fatto che ci limiteremo a fare dei post su Facebook”, ha detto, dichiarando che i Proud Boys avrebbero “riportato lo spirito originale del 1776, quello che ha reso l’America ciò che è”.
“La democrazia è morta?” ha chiesto poi. “Be’, allora non ci sarà pace per voi. Niente democrazia, niente pace”.
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Dagli eventi del 6 gennaio a oggi, più di una decina di membri dei Proud Boys sono stati arrestati per aver partecipato all’insurrezione. Ma ad avere il maggiore impatto sul gruppo non è stata l’indagine dell’FBI quando la rivelazione, diffusa da Reuters, che Tarrio dopo il suo arresto nel 2013 era diventato un informatore dell’FBI. In un’intervista con Rolling Stone, Tarrio ha tentato di limitare il suo coinvolgimento con l’FBI dicendo che aveva semplicemente fatto il nome di un’altra persona coinvolta in un giro di contrabbando per salvare i suoi familiari dal carcere. Ma la rivelazione ha generato un rapido allontanamento dei membri del gruppo da Tarrio e dai Proud Boys in generale.
“Non riconosciamo l’autorità di nessun leader nazionale dei Proud Boys”, hanno scritto su Telegram lo scorso marzo diverse sezioni locali tra cui quelle dell’Indiana, dell’Oklahoma e dell’Alabama. A marzo, l’avvocato di Joe Biggs ha rivelato che anche Biggs tra il 2019 e il 2020 ha avuto contatti con l’FBI come informatore sulle attività dei Proud Boys. Questa rivelazione ha confermato i sospetti di molti esperti di estremismo riguardo al fatto che l’FBI ha a lungo ignorato le attività dei Proud Boys, o addirittura a implicitamente supportato il gruppo. “La quantità di cose per cui sono riusciti a farla franca negli ultimi quattro anni è sbalorditiva”, afferma Burghart. “Ed è in gran parte dovuta al fatto che sono stati in grado di coltivare un rapporto con alcuni membri delle forze dell’ordine”.
Man mano che emergono ulteriori informazioni sul trattamento riservato dall’FBI ai Proud Boys, sembra sempre più probabile che il loro assalto al Campidoglio avrebbe potuto essere impedito. In una testimonianza resa al Congresso dopo l’insurrezione, l’agente dell’FBI Jill Sanborn ha affermato che a causa delle protezioni offerte dal Primo emendamento l’agenzia non aveva il diritto di indagare sui post pubblici sui social delle organizzazioni di estrema destra – affermazione che German, l’ex agente dell’FBI, trova ridicola.
“FBI e Dipartimento della Giustizia stanno cercando di presentare l’assalto al Campidoglio come qualcosa di spontaneo, senza riconoscere che è stato il culmine di una serie di attacchi violenti in tutto il Paese”, ha detto. “Finché la violenza dei Proud Boys andava a colpire gli antifascisti, le forze dell’ordine erano favorevoli. È stata solo quando ha attaccato il Campidoglio che si sono preoccupati”.
Intanto, gli arresti sono serviti a rovinare ulteriormente i rapporti tra le diverse fazioni interne dei Proud Boys e a dare la possibilità ai membri più estremisti di tentare di prendere le redini del gruppo. “Siamo a un punto in cui c’è una sorta di entropia”, afferma il ricercatore Reid Ross. “Ci sono molte alleanze che si sfaldano. Ciò porterà a nuove alleanze future, ma anche all’allentamento dal gruppo dei membri meno estremisti. I membri più estremisti invece si radicalizzeranno ulteriormente e vorranno agire in modo ancora più estremo”.
Uno dei candidati a prendere il controllo del gruppo adesso è Chapman, l’ex leader della milizia dei Proud Boys noto come Based Stickman. Anche se Tarrio afferma che Chapman è stato espulso dal gruppo tre anni fa, alla fine del 2020 ha fatto già un tentativo di prendere il controllo dei Proud Boys e guidarli più apertamente sulla strada dell’estremismo di destra. “Non prenderemo più in giro la sinistra nominando neri simbolici come nostri leader. Non permetteremo più l’ingresso nei nostri ranghi di omosessuali e indesiderabili. Affronteremo i criminali sionisti che vogliono distruggere la nostra civiltà. Riconosciamo che l’Occidente è stato costruito solo dalla razza bianca e che non dobbiamo nulla a nessun’altra razza”.
Un altro possibile contendente è Brien James, l’ex neonazista che è attualmente il capo della sezione dell’Indiana dei Proud Boys. “Pensiamo un po’ tutti che Brien James stia cercando di prendere il potere”, afferma Jenkins.
Sul suo canale Telegram, James alimenta attivamente il risentimento verso l’attuale leadership dei Proud Boys. “Cos’altro sono disposti a fare per evitare le conseguenze delle loro azioni?” ha scritto in un post in cui parlava di Tarrio, Biggs e Nordean – l’ultimo dei quali, per difendersi in tribunale, ha fornito agli inquirenti i tabulati delle chat di Telegram del gruppo. “Cosa ha fatto il loro capo quando si è messo nei guai qualche anno fa?” ha aggiunto, riferendosi alle dimissioni di McInnes dopo l’incidente del Metropolitan Republican Club. “Allontaniamoci da queste persone, cazzo. Non parliamo con loro… scappiamo”.
In generale, mentre gli ex sostenitori di Trump affollano piattaforme social alternative come Parler e Telegram, i ricercatori anti-estremismo sono preoccupati dal fatto che possano influenzarsi a vicenda – in particolare dai tentativi dei Proud Boys di reclutare altri ex-trumpisti disillusi che tendono verso estrema destra. “Stanno cercando di prendere nuove reclute da QAnon”, afferma Burghart, riferendosi alla teoria del complotto di estrema destra secondo cui esiste un racket segreto di traffico di bambini gestito dai Democratici. Il vuoto lasciato dalla sparizione di Q, che non ha più scritto nulla da dopo il 6 gennaio, “può essere facilmente riempito con idee sull’importanza di creare un etnostato bianco e sulla superiorità razziale”.
Ma anche se gli esperti affermano che i processi contro i vari membri dei Proud Boys potrebbero portare il gruppo in una guerra civile interna, chi ha assistito al caos provocato dal gruppo negli ultimi anni avverte che sarebbe un errore sottovalutarli e darli per morti. “L’estremismo di destra è ancora una minaccia in questo Paese”, afferma Jenkins. “Dobbiamo riconoscerlo per quello che è. Se non lo facciamo siamo punto e a capo”.
In tutto il Paese, i membri dei Proud Boys hanno ancora la possibilità di manifestare apertamente. Lo scorso aprile a Fresno, in California, un agente di polizia. è stato licenziato dopo essere stato visto partecipare a una protesta insieme ai Proud Boys. Più di due mesi dopo l’assalto al Campidoglio, i Proud Boys e altri sostenitori di Trump sono rimasti coinvolti i una rissa con dei contro-manifestanti antifascisti a Portland. E in Nevada una riunione del Partito repubblicano è stata cancellata per preoccupazioni legate a un possibile assalto da parte dei Proud Boys.
Il piano per il futuro dei Proud Boys è proprio questo, come ha ammesso candidamente Tarrio a Rolling Stone: invece di allontanarsi dai riflettori per affrontare i problemi legali e la reputazione di violenza che circonda l’organizzazione, vorrebbe orientarla maggiormente verso la politica tradizionale – se possibile candidando membri dei Proud Boys, lui incluso, alle elezioni locali.”C’è una bella percentuale di persone che la pensa come noi”, dice, citando la calorosa accoglienza che lui e i Proud Boys ricevono dai leader locali del Partito repubblicano. “Penso che abbiamo bisogno di rappresentanza”. Nonostante le recenti lotte interne all’organizzazione, secondo lui i Proud Boys “saranno sempre qui, col sole o con la pioggia”.
Per settimane prima del tentativo di insurrezione del 6 gennaio, i Proud Boys si erano fatti pubblicità l’un l’altro su Telegram, dicendo che si sarebbero presentati a Washington per difendere il presidente e ribaltare l’esito del voto. Marquez, che li ha osservati, dice che “è incredibile che qualcuno pensi che stessero mentendo”. Nel corso della loro storia, infatti, i Proud Boys “hanno sempre fatto tutto ciò che avevano detto voler fare. Per settimane prima del 6 gennaio si erano organizzati. L’intento era chiaro. Perché allora non credergli?”