Cappello nero, sciarpa a quadri, guanti. Il look è inedito, ma Alessandro Baricco, lui sì, è quello di sempre. Domanda da un milione: come sta? «La risposta più onesta è che “sto bene”, altrimenti non sarei qua», ha scherzato ieri intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Due parole che riallacciano una storia. «Ho passato l’estate all’ospedale San Raffaele, non so, tu dov’eri?».
Per la prima volta, insomma, lo scrittore torinese – classe 1958, tra i più popolari e amati nel nostro paese, autore tra gli altri di Novecento e fondatore della Scuola Holden – è comparso in pubblico da quando, nel gennaio del 2022, aveva annunciato di essere stato colpito da una grave forma di leucemia. «Ma il mio caso è un’anomalia», ha detto, «non voglio venga vissuta come un’esperienza comune per gli esseri umani». In ogni caso, al momento delle comunicazioni ufficiali aveva scelto di non tirarsi indietro, e di dirlo sui social: «È stata una scelta pratica, lo devi dire che non stai bene e lo devono capire». Il riscontro, ha raccontato, è stato sorprendentemente positivo: «Ho scoperto che c’è un sacco di gente che mi vuole bene. Un’ondata di affetto vero. Aveva dato senso alla loro vita e gli veniva a mancare un maestro con cui avevano un’intimità. Io avevo un passato da antipatico non ero abituato che il mondo mi volesse bene. È stata un’esperienza forte».
A dicembre, intanto, si era anche sposato con la compagna, la pianista Gloria Campaner, segno che le forze stavano tornando. Per dire: la scorsa estate, mentre era in ospedale, «dovevo lavarmi i denti ed ero così debole che non riuscivo a fare il gesto se non muovendo solo la testa. Mi chiedevo se sarei mai uscito». Ora? «Ora vado benissimo. È un grosso cammino che non ho ancora finito, c’è una lentezza implacabile», anche perché, quando esci da un lungo periodo in clinica, «hai pezzi da recuperare, sei in salita».
A vederlo in tv sembra sereno, in pace con sé stesso. Ovviamente sollevato di poter usare i verbi della malattia al passato: «Il maestro è lui, il corpo», per questo «non mi sono arrabbiato quando son stato male». Ma una lezione, ci tiene a darla anche qui. Non tanto per lui – che avrà sicuramente imparato qualcosa da tutto ciò, ma non ne ha parlato – ma per il pubblico e il rapporto morboso che ha con i personaggi pubblici. «Non vorrei aver alimentato l’ossessione per le malattie dei vip (mi iscrivo in questa categoria): il mio intento era diverso». Era solo, dice, questione di onestà e «praticità».
Qui l’intervista completa: