‘All Eyes on Rafah’, le contraddizioni dell’immagine diventata virale su Instagram | Rolling Stone Italia
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‘All Eyes on Rafah’, le contraddizioni dell’immagine diventata virale su Instagram

Dopo il raid israeliano del 27 maggio, un fotografo malese ha postato una grafica a sostegno di Gaza realizzata con l'AI che, ad oggi, ha raggiunto quasi 40 milioni di condivisioni. E in Italia, dopo il mutismo e le censure degli ultimi mesi, anche il mondo dello spettacolo prende posizione con un semplice click

‘All Eyes on Rafah’, le contraddizioni dell’immagine diventata virale su Instagram

Foto da Instagram

“All Eyes on Rafah” è lo slogan a sostegno di Gaza diventato virale sui social negli ultimi giorni. Una grafica semplice e una scritta efficace che raggiunge il suo obiettivo: esprimere la necessità di mantenere alta l’attenzione su quello che sta succedendo a sud della Striscia. Non ci vuole molto tempo, basta un click e si diventa subito attivisti digitali. Forse è proprio per questo che ad oggi lo slogan è stato condiviso da quasi 40 milioni di persone. I social sono esplosi dopo l’attacco israeliano del 27 maggio al campo profughi di Rafah, i video delle tendopoli in fiamme e delle persone carbonizzate hanno alimentato il dissenso dell’opinione pubblica e creato un’onda di proteste. Ma invece che far circolare i video dei giornalisti palestinesi – in alcuni casi addirittura rimossi dalle piattaforme social per “contenuti espliciti o violenti” – il mondo virtuale ha scelto l’intelligenza artificiale e la comfort zone delle stories di Instagram.

 

 
 
 
 
 
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Secondo Instagram, la grafica “All Eyes on Rafah” è stata ricondivisa così tante volte grazie a un semplice meccanismo usato spesso per campagne di mobilitazione e sensibilizzazione: una particolare funzione che, grazie all’icona “tocca a te”, permette di pubblicare la storia sul proprio profilo e di tenere traccia del numero di condivisioni.

Ma dove nasce questo slogan? La scritta è apparsa le prime volte su alcuni striscioni durante delle proteste universitarie negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo. L’immagine è stata creata usando l’intelligenza artificiale da un fotografo malese (@shahv4012), già attivo da tempo sui social per la causa palestinese. “All Eyes on Rafah” non è l’unica grafica che ha realizzato, ce ne sono almeno quattro diverse sul profilo Instagram del fotografo: immagini più dirette che mostrano macerie, bambini palestinesi e tendopoli in fiamme accompagnate in alcuni casi dalla scritta “All Eyes on Palestine”. La viralità di una grafica in confronto a un’altra non ha spiegazioni precise. Forse ha vinto quella più edulcorata, meno diretta e soprattutto artificiale. 

Interessante pensare che ci sono migliaia di foto reali scattate sul campo – compresa quella che ha vinto il premio World Press Photo of the Year dal titolo A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece – ma che a diventare virale è stata una ricostruzione della realtà realizzata grazie all’IA: nemica pubblica di ogni genere di artista e ripubblicata dagli stessi come manifesto del loro attivismo digitale.

Influencer, atleti, celebrità, chiunque sembra aver voluto partecipare a quest’onda di protesta collettiva sulle stories di Instagram, compresi molti artisti della discografia italiana. Tutti hanno cliccato quel “tocca a te” senza paura. Un po’ controcorrente rispetto al clima di mutismo degli scorsi mesi, quando gli unici ad esporsi per denunciare la situazione a Gaza furono Dargen D’Amico e Ghali, subendone pure le conseguenze. In questo caso la paura di prendere posizione sembra essere svanita e questa rimane la cosa importante, con o senza AI, l’immagine è arrivata ovunque e ha accesso di più i rilettori sulla situazione che sta affrontando Gaza. 

Intanto nelle ultime ore è arrivata la risposta di Israele che controbatte e, sempre con l’amica IA, ha generato una grafica che mostra un soldato di Hamas armato davanti a un bambino. Sullo sfondo una scritta che recita: “Dov’erano i vostri occhi il 7 ottobre?”. 

 

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