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«All’armi!». Dalla presa di Fiume a Marconi, ecco come sarà la Rai di Meloni

Una serie dedicata all'impresa di D'Annunzio (diretta da Osho; sì, quello della pagina Facebook), biopic dedicati ai "grandi italiani del passato" e diretti da Luca Barbareschi e un documentario su una presunta spia del KGB. Tenetevi forte: la Rai post,missina è tra noi

Foto via Getty

La lottizzazione della Rai da parte di Meloni e soci ne promette delle belle: il “fanta–Sanremo” a trazione Pino Insegno, la chiacchierata sostituzione di Fabio Fazio con Nicola Porro e la nomina di Giampaolo Rossi, filo–putiniano ossessionato da George Soros, come direttore generale di Viale Mazzini, solo per dirne alcune.

E poi, ovviamente, ci sono loro: le fiction, lo strumento di egemonia culturale nostrano per antonomasia. Oggi, sul Foglio, un approfondimento di Simone Canettieri ha provato a fare il punto sulle serie che potremmo goderci sulla televisione pubblica nei prossimi mesi, quando la svolta post–missina della Rai sarà definitivamente portata a compimento. Ebbene: tenetevi forte.

Il primo progetto riguarda uno degli eventi simbolo del fascismo, ossia l’occupazione della città di Fiume da parte capeggiata da Gabriele D’Annunzio. Stando a quanto ricostruito, la fiction dovrebbe chiamarsi – ça va sans direFiume, sarà prodotta dalla società “Stand by Me” e diretta da Federico Palmaroli, creatore della famosa pagina Facebook “Le più belle frasi di Osho”, nonché amico personale della premier Giorgia Meloni. L’obiettivo sarà quello di fornire una nuova veste all’epopea dannunziana e fornire un nuovo senso all’impresa di fiume, ossia “un nuovo Sessantotto italiano, prima del Sessantotto che tutti conosciamo”. Per dare il giusto lustro all’impresa del Poeta, la Rai meloniana non baderà a spese: si avvarrà, infatti, della consulenza di Giordano Bruno Guerri, tra i massimi esperti del Vate nonché direttore del Vittoriale degli italiani.

Ma i progetti non finiscono qui: è in cantiere anche un film sul premio Nobel Guglielmo Marconi, pensato per celebrare i 150 anni dalla nascita dell’inventore della radio, che cadranno il prossimo 25 aprile. 

Tra i registi incaricati di riportare alla luce la grandezza di quegli “eroi italiani” insabbiati dalla cultura progressista non poteva mancare Luca Barbareschi: a lui sarà affidato il difficile compito di tributare il fondatore della Bank of America e of Italy Amadeo Giannini – ideatore del microcredito, mecenate del cinema, passato alla leggenda per i prestiti, con una stretta di mano, rivolti anche alla classe media e agli operai – con una miniserie da sei puntate prodotta da Eliseo fiction, in compagnia di Rai e di un partner americano.

Attenzione, però: se lodare il passato e la mistica del fronte “amico” sarà il primo passo, demonizzare i “nemici” rappresenterà un obiettivo almeno di pari grado. Come trovare un modo per guardare gli anni di Piombo da un’ottica diversa? Come raccontare la Guerra Fredda da un punto di vista “controcorrente”? Semplice: partendo da una spia comunista nel cuore di Roma. Parliamo di Giorgio Conforto, presunta spia filosovietica del Kgb – i servizi segreti russi, nda – in Italia. Legato alle origini anticlericali e massoniche (suoi avi furono tra i protagonisti di una cospirazione garibaldina repressa nel sangue dalle milizie papaline), poliglotta, esperto di diritto, economia e cultura sovietica tanto da infatuarsene, Conforto è balzato agli onori delle cronache come uno dei migliori agenti segreti in Italia al servizio dell’URSS fin dal 1932, come rivelato solo in epoca recente dal dossier Mitrokhin. Dedicargli una serie potrebbe essere funzionale alla missione egemonica della destra, «Un modo per ribaltare, dicono sempre da Via della Scrofa, la lettura secondo la quale “le Brigate rosse furono un fenomeno endogeno senza legami con l’estero», scrive Canettieri.

Che dire: tenetevi forti, la Rai post–missina sta per arrivare sui nostri schermi.

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