Balletti, saluti romani, “idiocracy”: chi comanda davvero TikTok? | Rolling Stone Italia
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Balletti, saluti romani, “idiocracy”: chi comanda davvero TikTok?

Ieri, all'Inauguration Day del secondo mandato di Donald Trump, abbiamo visto la danza ben orchestrata di "chi tiene in mano i fili". E ci ha fatto capire che, come spesso succede, stavamo guardando dalla parte sbagliata

Elon Musk Trump

Elon Musk fa il saluto romano all'Inauguration Day del secondo mandato presidenziale di Donald Trump

Foto: screenshot

La scena più assurda della settimana sembra uscita da un film, ma è realtà. Durante l’inaugurazione presidenziale, Elon Musk si è lasciato andare a un saluto romano, scatenando indignazione globale sui social. Come se non bastasse, poco distante, il CEO di TikTok Shou Zi Chew sedeva accanto a Tulsi Gabbard, nuova Direttrice dell’Intelligence Nazionale scelta da Donald Trump.

Inauguration Day Trump

Foto: screenshot da X

Sembra il remake di Idiocracy, ma con un cast ancora più grottesco. Tra gli invitati, una parata di leader populisti e di estrema destra, perfetti per la viralità di TikTok. C’erano Giorgia Meloni, che ha trasformato lo slogan “Sono una donna, sono una madre, sono cristiana” in un tormentone, e Javier Milei, il presidente argentino noto per urlare “Yo soy el león” ai suoi comizi.

Non stavano ballando letteralmente, ma le loro campagne elettorali – fatte di slogan accattivanti, canzoni e teatrini – sembrano progettate apposta per diventare virali. Una danza orchestrata da TikTok, dove meme e algoritmi dettano il ritmo mentre, dietro le quinte, qualcuno a Pechino tiene le redini.

TikTok: controllo in Cina, caos nel resto del mondo

In Cina, TikTok non esiste. Al suo posto c’è Douyin, la sua versione locale, che ha un volto completamente diverso. Patriottica, educativa, strettamente monitorata, Douyin promuove contenuti che insegnano qualcosa. L’algoritmo spinge gli utenti a migliorarsi, a innovare, a studiare. Per i più giovani cinesi, l’uso quotidiano è limitato a 40 minuti.

TikTok, invece, è un flusso infinito di meme, balletti e sfide. Contenuti progettati per catturare l’attenzione senza offrire nulla di utile. La Cina ha trasformato l’algoritmo in un’arma di soft power: mentre i suoi giovani vengono preparati a diventare ingegneri e leader, il resto del mondo resta distratto a scrollare.

Una macchina globale di sorveglianza

TikTok non è solo un social media: è una macchina di sorveglianza globale. Ex dipendenti di ByteDance hanno rivelato l’esistenza di una funzione segreta chiamata “super user”, che dà al governo cinese accesso ai dati degli utenti di tutto il mondo.

Durante le proteste di Hong Kong, TikTok è stato accusato di tracciare gli attivisti e di condividere le informazioni con le autorità cinesi. Nel 2023, ByteDance è finita sotto accusa per aver spiato giornalisti occidentali, alimentando il sospetto che l’app non sia solo un prodotto tecnologico, ma anche uno strumento politico.

Mentre in Cina Douyin funziona come un dispositivo di controllo sociale, nel resto del mondo TikTok si comporta come un catalizzatore di caos.

Narcos, mafia e la danza del crimine

In Messico, TikTok è diventato il megafono perfetto per i cartelli della droga, in particolare il famigerato Cartello di Sinaloa. I narcos usano la piattaforma per propaganda e reclutamento, riempiendola di video che ostentano potere e lusso. Convogli di SUV blindati, fucili d’assalto, montagne di dollari e uno stile di vita glamour accompagnano i narco-corridos, le ballate che glorificano i boss del narcotraffico.

Non si tratta solo di immagine. TikTok è uno strumento per attrarre giovani in cerca di denaro e status. E il paradosso più assurdo? I cartelli messicani sono tra i principali acquirenti di fentanyl prodotto in Cina, chiudendo un circolo perverso che lega droga, crimine e tecnologia.

Anche in Italia TikTok è diventato un palcoscenico per le mafie, soprattutto per la Camorra. Giovani affiliati pubblicano video in cui mostrano auto di lusso, orologi costosissimi e pile di denaro, celebrando boss e crimini con spettacoli che normalizzano la criminalità. L’app ha trasformato il crimine in un’aspirazione per i più giovani, un modello di successo virale.

Chi comanda davvero TikTok?

Nonostante il 60% di ByteDance sia in mano a fondi occidentali come BlackRock, il vero controllo resta in Cina. La legge sull’intelligence nazionale del 2017 obbliga tutte le aziende cinesi a collaborare con il governo, fornendo dati su richiesta. ByteDance, inoltre, ha un comitato interno del Partito Comunista, che supervisiona ogni decisione strategica per garantire l’allineamento con gli obiettivi di Pechino.

TikTok domina a livello globale, ma il suo cuore – e il suo cervello – sono saldamente radicati in Cina.

La TikTok-Idiocracy

Elon Musk fa il saluto romano, Giorgia Meloni cavalca uno slogan virale, Javier Milei urla «io sono il leone», e Shou Zi Chew siede accanto alla direttrice dell’intelligence americana. Tutto questo sembra la cover di una vecchia canzone dei DAF: «Tanzen Mussolini, tanzen Adolf Hitler…» (balla Mussolini, balla Adolf Hitler…).

Ma oggi la musica è cambiata: «Tanzen Elon Musk, tanzen Giorgia Meloni, tanzen Shou Zi Chew…».

E mentre noi restiamo ipnotizzati da balletti e meme, qualcuno – tra Pechino, i narcos e le stanze del potere populista – orchestra la vera danza. E tiene in mano i fili.