Le immagini sono arrivate in serata sul suo profilo X, e adesso sono già ovunque. C’è Chef Rubio ‒ cioè Gabriele Rubini, quarant’anni, che tanti conoscono per essere il conduttore di programmi tv di cucina cult come Camionisti in trattoria ‒ che si riprende con lo smartphone mentre ha il volto tumefatto e insanguinato e un occhio gonfio. Dice di essere stato aggredito fuori casa sua, a Frascati. «Mi hanno aspettato fuori in sei e hanno tagliato i fili del cancello per massacrarmi». Poi posta le foto dei vetri della sua auto, distrutta. «Mi hanno massacrato di botte, hanno bloccato il cancello elettrico». Gli aggressori? «Terroristi», «ebrei sionisti» e «sgherri della mafia sionista»: insomma, sarebbe stato vittima di una ritorsione, di una vendetta.
Da anni, infatti, lo chef è noto per delle posizioni apertamente pro Palestina e contro Israele, spesso espresse con toni forti sui social, che puntualmente sollevano un vespaio di polemiche ‒ di recente, il giudice gli ha imposto di rimuovere dei tweet giudicati diffamatori e antisemiti nei confronti dell’associazione Setteottobre, schierata ovviamente con Israele. Secondo Rubio, i cinque avrebbero organizzato una sorta di spedizione punitiva («squadrismo») per fargli scontare le sue idee, anche se al momento le autorità non confermano né smentiscono questa versione dei fatti. Anche perché è lui stesso a non avere ancora denunciato.
Intanto, di ritorno dal pronto soccorso, ha postato un’altra foto, in cui fornisce più dettagli sull’aggressione: «Alla fine, punti in testa dove mi hanno dato la martellata, tagli ed escoriazioni dove mi hanno preso a mattonate, frattura dell’orbita facciale dove sono finiti i sessanta pugni mirati, e si ricomincia». Quindi la chiusura, come sempre provocatoria: «Un abbraccio alla comunità ebraica», e di fianco tre bandiere della Palestina. Su Telegram, ha aggiunto che «sei ebrei sionisti hanno tagliato i cavi del cancello di casa di mia madre, hanno aspettato che tornassi da Cassino e poi mentre provavo ad aprire inutilmente il cancello seduto in macchina (con le cinture infilate) mi hanno preso a sassate, pugni e cascate. Mi hanno urlato: “Pezzo di merda, così impari”». Infine se l’è presa con i media e la politica. «Guai a chi, tra i “compagni” che fino a ieri hanno preso le distanze da me, oserà esprimermi solidarietà. Riceverà uno sputo intriso di sangue in faccia».
Grazie a tutte e tutti per il sostegno. Alla fine punti in testa dove mi hanno dato la martellata, tagli ed escoriazioni dove mi hanno preso a mattonate, frattura dell’orbita facciale dove sono finiti i 60 pugni mirati, e si ricomincia. Un abbraccio alla comunità ebraica 🇵🇸✌🏾 pic.twitter.com/9sVzX3Wt72
— Rubio 🔻 (@rubio_chef) May 16, 2024
Ora, che Rubio sia un personaggio controverso non ci piove. Dichiaratamente «antisionista», negli anni ha collezionato minacce e denunce sia per i contenuti sia per i toni, come quando a marzo ha mostrato un coltello definendolo «un coltello antisionista». Tra le altre cose ‒ e qui il popolo di X chiaramente ci sguazza ‒ quando nel 2021 l’inviato di Striscia la notizia Vittorio Brumotti era stato aggredito, lui, che è sempre attento al sociale, l’aveva definito «infame», dicendo che «troppo poche botte ti hanno dato». Anche Liliana Segre, nel 2022, aveva minacciato di denunciarlo per delle frasi che secondo lei istigavano all’odio razziale, ma la denuncia non è mai stata depositata. Insomma, è uno che divide. Detto questo, non è che si faccia pubblicità: sono più i guai che altro.
Soprattutto, sebbene ancora sia tutto da verificare, compresa l’eventuale identità degli aggressori, resta difficile pensare a una messa in scena, e colpisce come un personaggio comunque così in vista ‒ per quanto, certo, non sempre seduto sugli allori ‒ non abbia ricevuto solidarietà da parte dei partiti politici. In un clima teso, che è ovviamente responsabilità di tutti, finora si sono espresse solo piccole e marginali formazioni schierate con la Palestina, come Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. Ci sta che Rubio non piaccia né a una destra di governo che ha più volte definito «razzista» e né a sinistra, visto che nel 2019 al Partito Democratico era toccato l’appellativo «senza palle». E ci sta che a molti dia fastidio che scansi a priori eventuali gesti di solidarietà. Però il silenzio, di fronte a una scena del genere, è comunque strano. Si vedrà nelle prossime ore.