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Cosa sta succedendo tra Lilli Gruber, Enrico Mentana e La7?

Lui va lungo con il tg di lunedì sulla scia della notizia di un possibile cessate il fuoco tra Israele e Palestina, lei commenta che «l’incontinenza è una brutta cosa», volano stracci e la rete esce solamente oggi con un comunicato striminzito. Basterà a calmare gli animi o c'è il rischio che il direttore faccia le valigie?

Foto: Stefania D'Alessandro/Getty Images; Ernesto Ruscio/Getty Images

Tra Enrico Mentana, Lilli Gruber e La7 è successo tutto in fretta, senza preavviso. La sera di lunedì, il telegiornale di Mentana, che va in onda dalle 20 alle 20:30 circa, ha sforato di una decina di minuti, sulla scia della notizia – allora appena battuta dalle agenzie – di un possibile cessate il fuoco tra Israele e Palestina. Comunque lui, che non è nuovo ad andare lungo, ieri ha scritto di «avere avuto l’ok» preventivo da parte dei dirigenti. Gruber, che subito dopo conduce Otto e mezzo, non l’aveva presa bene: l’anteprima del suo programma (un piccolo cappello introduttivo come anticipo seguito da due enormi raccolte di spot, gli affezionati di La7 lo sanno) è andata in onda solo alle 20:46, con lei che si è scusata per il ritardo, commentando che «l’incontinenza è una brutta cosa».

Vista da qui potrebbe sembrare una scemenza, ma i due, che sono i veri volti di punta del canale di proprietà di Urbano Cairo, se la sono presa tantissimo. Gruber era tesa, Mentana ieri mattina le ha risposto con un post su Facebook con il grafico ascendente degli ascolti del suo tg, che fanno passare la rete «dall’1 al 9%». Il senso, per lui, è che Otto e mezzo «è ogni sera diretto beneficiario di quella curva ascendente», e avrebbe poco da lamentarsi. Soprattutto, però, ciò che gli ha dato più fastidio è stato che «nessuno tra i vertici di La7 ha sentito il bisogno di prendere le distanze» dal «giudizio grevemente sprezzante» di Gruber. «A questo punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagli ignavi».

Poi, al telegiornale di ieri sera, ha rincarato la dose: «Mi siedo qui da 14 anni per fare questo tg, non ho mai offeso volontariamente nessuno e tantomeno i colleghi che lavorano su questa rete. Gradirei reciprocità a questo riguardo. E gradirei da parte dell’azienda che non ci fosse il mutismo che accompagna questa vicenda da 24 ore. Domani sera vedremo se c’è stato qualcosa, altrimenti trarrò conclusioni e dirette conseguenze». Insomma, un ultimatum da consumarsi entro stasera. Gruber non ne ha più parlato, né a Otto e mezzo e né da Dimartedì, un altro programma di La7 – condotto da Giovanni Floris – dov’è stata ospite ieri in prima serata a promuovere il suo libro. In entrambe le apparizioni, però, era molto più nervosa del solito, e in generale tacciare Mentana di «incontinenza» è un qualcosa che stona con l’eleganza tipica dei suoi programmi.

In ogni caso è evidente che Mentana, più che delle scuse da lei, le pretenda dalla rete. Che stamani, dopo due giorni di silenzio, un po’ presa per la giacca si è mossa, con un comunicato abbastanza striminzito che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, e non è detto che piacerà a Mentana. «La7 sta conseguendo ottimi risultati grazie al contributo di tutti e ad un prezioso lavoro di squadra», si legge. «Per questo è fondamentale che non venga mai a mancare il rispetto reciproco. Così come è fondamentale che non manchi il rispetto verso un’azienda che ha nei suoi valori fondanti la libertà di espressione e l’autonomia responsabile dei suoi conduttori e giornalisti». Come a dire: fate i bravi, e tornate ai vostri posti. Mentana ha condiviso su Instagram commentando: «Sottoscrivo».

La verità è che con Gruber, con cui ha condiviso gli inizi in Rai, non si sono mai piaciuti negli anni. Anche lei, ovviamente, ha la schiena dritta, e con Mentana l’accomuna un carattere ambizioso e testardo. Pur con modi diversi – Gruber odia il politichese ma spesso cerca la cortesia a tutti i costi, Mentana al contrario cade in qualche frase fatta ma è più spontaneo – amano metterci la faccia, e sono tra i pochi giornalisti in Italia intorno ai quali è nato un vero e proprio culto della persona. Quello di Gruber è più divisivo, visto che ha fatto breccia soprattutto a sinistra, mentre Mentana piace un po’ a tutti; ma siamo lì, troppo simili, forse, per piacersi. Ma se solo uno dei due uscisse da La7, per la rete sarebbe un danno d’immagine enorme.

Intanto, La Stampa ha scritto di un legame particolare tra Gruber e Cairo, molto affezionato e grato alla giornalista: con il suo “acquisto”, nel 2008, ha rilanciato sé stesso e la rete nei salotti dell’intellighenzia di sinistra, dove lei è una sorta d’istituzione e lui, prima di allora, era visto come un berlusconiano di serie B (si è formato proprio come assistente di Berlusconi, ereditandone lo stile di vendita, diciamo, sfacciato). Il punto è: cosa sarebbe disposto a fare per tenersi Mentana? Al di là dell’affaire Gruber, il suo contratto scade infatti a dicembre di quest’anno, e non si sa ancora se rinnoverà. Nel caso in cui non lo facesse, si dedicherebbe alla direzione di Open o – indovinate? – passerebbe al Nove: Discovery da tempo sta valutando l’ipotesi di aprire uno spazio d’informazione, se non proprio un telegiornale.

Non sarebbe, per Mentana, una novità, visto che da sempre ha rimarcato la sua indipendenza dai dirigenti delle reti per cui ha lavorato, spesso pagando con il proprio posto. Negli anni Ottanta, quand’era in Rai, al suo primo impiego, rifiutò di partecipare a uno spot elettorale del Partito Socialista, mandando in bestia i generali di Craxi nella tv di Stato. Quando, poco dopo, passò a Mediaset, costruendo da zero il Tg5, non appena Berlusconi entrò in politica, nel 1994, nel giro di ore avvisò in diretta che se fosse venuta meno la possibilità «di fare un telegiornale libero, come abbiamo fatto finora», si sarebbe dimesso. Restò a lungo uno dei giornalisti più indipendenti a busta paga della Fininvest, prima di rompere con l’azienda nel 2008, quando il rapporto era ormai logoro, sbattendo la porta senza avere un’alternativa in mano. Da lì, il telegiornale di La7 e le lunghe dirette elettorali, due sue creature che hanno portato al successo negli ultimi anni la rete di Cairo, al quale comunque non ha mai risparmiato bordate: tra le ultime, quella in occasione del licenziamento senza preavviso di Massimo Giletti. Per tutti il tg di La7 è «il tg Mentana»: quasi un brand, di sicuro un culto per appassionati che ha tempi, modi e contenuti che sulle altre reti non si vedono.

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