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Cos’è tutta questa confusione (all’italiana) attorno all’aspartame

È il dolcificante artificiale più utilizzato al mondo, ed è al centro di un dibattito relativo alla sua possibile cancerogenicità. Verità o allarmismo? Lo sapremo a breve, grazie a un rapporto redatto da FAO e OMS

Foto via Unsplash

Un sapore così dolce senza zuccheri né calorie (o poche). Com’è possibile che i produttori di certe bevande e certi cibi abbiano raggiunto un traguardo simile senza prendere in giro il consumatore? L’”inganno” in realtà c’è – ma è figurato, visto che gli ingredienti sono tutti segnalati in etichetta e basterebbe leggerli: sta nell’utilizzo di sostanze ipocaloriche che è vero, non sono zuccheri. Ma gli somigliano. Riescono cioè a “ingannare” quella parte di cervello che ci fa riconoscere un cibo dolce come dolce.

L’aspartame, un comunissimo edulcorante artificiale che si presenta come una polvere bianca e inodore, si comporta esattamente così. L’Europa ne ha autorizzato l’uso come additivo alimentare – a patto che sia segnalato in etichetta con il nome o il relativo numero E (E 951) – in una varietà di prodotti, dopo approfondite valutazioni e studi sulla sicurezza svolti ormai alcuni decenni fa dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). Da quel momento è possibile trovarlo in bevande, dolci e dessert, prodotti lattiero-caseari e per il controllo del peso, gomme da masticare, e come edulcorante da tavola.

Quando ingurgitiamo cibi che lo contengono – come ha spiegato il chimico e divulgatore Dario Bressanini in un video di qualche anno fa – il nostro corpo va in confusione. Almeno fino a quando si accorge che quelli con cui ha a che fare non sono zuccheri e che quindi non possono essere utilizzati come tali – per fornire energia, ad esempio. A quel punto tenta di sbarazzarsene al più presto, perché inutili. Un processo (che avviene al livello dell’intestino in maniera molto rapida e completa) che gli enti regolatori non reputano – almeno fino ad ora – dannoso: l’aspartame, in piccole quantità come quelle utilizzate in commercio, è innocuo (nel 2013 l’EFSA l’aveva definito «sicuro»).

Eppure della sua pericolosità, in realtà, non si è mai smesso di discutere. Si è tornati a parlarne soprattutto di recente, da quando cioè l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC), ente dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha dichiarato che a suo parere – e sulla base di rianalisi effettuate su documenti già esistenti – l’edulcorante in questione dovrebbe essere universalmente considerato come “possibilmente cancerogeno per gli esseri umani” – in terza posizione (su tre) nella scala che AIRC chiama “di pericolosità delle sostanze cancerogene”: praticamente il più basso. Meglio ancora, come spiega Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica, se si precisa che tale classificazione «non è di pericolosità ma di solidità dei dati» e non tiene conto dell’entità del rischio. In altre parole, giudica solo se qualcosa causa o è probabile che causi il cancro, senza valutarne e tenere conto dell’effettivo impiego e quantitativo utilizzato nella realtà.

Tuttavia, nonostante tali puntualizzazioni, e anche se l’Autorità europea, per esempio, ha più volte ribadito negli anni che «i suoi esperti hanno potuto escludere il potenziale rischio insito nell’aspartame di causare danni genetici e indurre il cancro per via della mancanza di prove scientifiche a sostegno», le dichiarazioni di AIRC non sono passate inosservate – e non avrebbero potuto, visto il ruolo che ricopre. Ma vanno ricordate due cose: l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro non si occupa di sicurezza alimentare e la sua analisi ha preso in considerazione solo l’insieme delle varie ricerche scientifiche (già) pubblicate a riguardo.

Ciononostante, gli scienziati dell’OMS e dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sono stati chiamati a riunirsi per analizzare quanto segnalato e stilare un documento ufficiale che riporti le conclusioni raggiunte. Il report, che sarà pubblicato domani, indicherà probabilmente dosi giornaliere e quantità di prodotto che possono essere assunte in sicurezza e valutazioni sugli alimenti contenenti aspartame. Intanto l’Associazione internazionale dei dolcificanti (Isa), ha scritto «che nutre serie preoccupazioni per le speculazioni preliminari sull’opinione di AIRC, che potrebbero fuorviare i consumatori sulla sicurezza dell’aspartame».

L’esito della vicenda non è scontato. Effettivamente negli anni alcune ricerche hanno sollevato dubbi sull’impatto dell’aspartame sugli esseri viventi. Nel 1973 la stessa Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, negò alla società farmaceutica americana GD Searle l’approvazione al suo utilizzo perché alcuni scienziati sostenevano che il prodotto potesse causare una serie di disturbi. Così come è altrettanto vero che numerosi altri studi, portati avanti dagli anni ’80 in poi, e le frequenti valutazioni da parte di agenzie di regolamentazione come l’OMS, la FDA e l’EFSA non sono riuscite a trovare alcun legame solido tra l’aspartame e il cancro.

Il nocciolo della questione, arrivati a questo punto e fatte le dovute riflessioni, è uno solo: è giusto che i consumatori nutrano dubbi e perplessità, e che tengano in considerazione tutte le “campane”. Tuttavia, prima di diffondere panico e allarmismo, è bene attendere che chi di dovere – che di certo s’intende dell’argomento più della gente comune – emetta una sentenza. Che, ricordiamolo, non è ancora arrivata.

Sarà la revisione completa sulla sicurezza alimentare dell’aspartame (condotta dal comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari della FAO e dell’OMS, che sarà pubblica domani) ad avere – giustamente – l’ultima parola.

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