È già trascorso un anno dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina: un evento di cesura, capace di riportare la guerra al centro dell’agenda politica europea. Dodici mesi dopo, la premier Giorgia Meloni si è recata in visita a Kiev per incontrare il presidente Zelensky e ribadire la posizione del governo, assicurando supporto finanziario, militare, politico dell’Italia al popolo aggredito.
Sull’altro fronte, più di cinquanta città si stanno preparando a ospitare una grande mobilitazione per la pace che vedrà un calendario fitto di eventi per tutta la settimana in Italia e in Europa. A presentare le ragioni e il calendario delle iniziative è stata la rete Europe for Peace in una conferenza stampa in Campidoglio che ha visto protagoniste le sigle del terzo settore come Emergency, Sant’Egidio, Acli, Anpi, Sbilanciamoci, Tavola della Pace, Stop war now, ma anche la Cgil.
Le iniziative si terranno nelle principali città italiane tra cui Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari, Palermo, Cagliari, Firenze, Bologna, Ancona, Terni, Genova, Bolzano, Modena, Lecce, Messina, La Spezia, Sassari e Cosenza. Iniziative similari saranno intraprese anche al di fuori dei nostri confini, con oltre trenta appuntamenti in Germania, Spagna e Portogallo e Francia (compresa Parigi) – sono state programmate mobilitazioni anche a Londra, Bruxelles e Vienna.
Tutte le iniziative si inseriscono nel solco delle richieste di Pace già condivise in occasione della grande Manifestazione Nazionale di Roma con oltre 100mila partecipanti dello scorso Novembre: «Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti e a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli. Ad un anno dall’invasione illegale da parte della Russia, abbiamo pensato che fosse il momento di fare sentire la nostra voce. Saremo in tanti e in tante parti dell’Europa per cui ci sarà la voce dei cittadini che da tanto tempo sta chiedendo che tacciano le armi e si arrivi a un vero negoziato di pace», ha chiarito la Presidente di Emergency, Rossella Miccio, che ha aggiunto: «Abbiamo visto in questi mesi che sono state inviate armi, sempre più sofisticate e tecnologiche, ma la guerra non è finita. I nostri colleghi parlano di una situazione devastante con i civili che continuano a soffrire le conseguenze maggiori. È compito della politica trovare le strade per un negoziato».
Nel nostro Paese le iniziative collettive prenderanno il via con la Marcia per la Pace notturna straordinaria da Perugia ad Assisi la sera di giovedì 23 febbraio, culminando simbolicamente a Roma nel pomeriggio di sabato 25 febbraio con l’evento promosso dalla coalizione nazionale: una fiaccolata di Pace che si concluderà al Campidoglio dove è stato invitato il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. «Dopo nove anni dall’inizio della guerra, nel 2014, torniamo a marciare di notte – ha spiegato Flavio Lotti della Tavola per la Pace. Noi crediamo che l’opinione pubblica stanca della guerra non abbia ancora capito la gravità della situazione, quindi abbiamo deciso di organizzare qualcosa di eccezionale, come una marcia notturna, affrontando lo stesso freddo e lo stesso gelo delle vittime della guerra. Una marcia che si concluderà sulla tomba di San Francesco».
Ospiti delle iniziative anche tre attiviste pacifiste provenienti da Ucraina, Russia e Bielorussia che stanno raggiungendo l’Italia in queste ore e che porteranno la propria testimonianza agli eventi. In piazza a Roma, sabato è atteso anche il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini e oggi a spiegare la ragione della mobilitazione è la segretaria confederale Francesca Re David: «La Cgil è da sempre contro la guerra. Muoiono ragazzi al fronte, vengono stuprate le donne, spariscono i diritti sindacali e non c’è futuro. Noi pensiamo che l’unica posizione realistica sia essere contro la guerra». Le voci intervenute oggi hanno chiesto all’Europa e alla politica un cambio di passo nella gestione di questo conflitto in nome di quel popolo pacifista poco ascoltato dalla politica e poco rappresentato dagli organi di informazione.
«L’Europa parli di diplomazia e di cessate il fuoco mettendo in primo piano la pace e non la guerra», ha affermato Giulio Marcon di Sbilanciamoci, mentre Gianfranco Pagliarulo dell’Anpi ha ricordato come di fronte alle diverse posizioni dei partiti «Noi abbiamo una voce che si è espressa in modo inequivocabile da un anno a questa parte, anche se è stata sottaciuta, che è quella del Vaticano. Una voce autorevole, confermata dagli incontri che abbiamo avuto con il Cardinale Zuppi, al quale abbiamo proposto l’appello per la pace che ha condiviso totalmente».