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Eutanasia, ecologia, libertà: parla Marco Cappato

Abbiamo intervistato il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni per parlare della sua candidatura in Senato: vuole portare i temi etici all'interno dell'emiciclo, tassare chi inquina, aggiornare il liberalismo sul piano dell'ecologia e dei diritti sociali e, soprattutto, continuare a disobbedire

Foto di Laura Lezza/Getty Images

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni impegnato da anni in iniziative popolari in favore di temi come l’eutanasia, la legalizzazione della cannabis e l’aborto, si candiderà per il seggio rimasto vacante in Senato dopo la morte di Silvio Berlusconi.

Le elezioni suppletive nel collegio uninominale n.6 della Regione Lombardia si terranno il 22 e il 23 ottobre, ma la sua candidatura ha già agito come una specie di detonatore. Un politico atipico come Cappato genera, per forza di cose, divisioni: sul suo nome sono arrivati i sì di Alleanza Verdi Sinistra e +Europa, ma anche (come era prevedibile) quelli della “galassia radicale” e dei socialisti. Sono arrivati inoltre i sostegni di Volt e dei LibDem, il movimento politico guidato da Andrea Marcucci e fondato, tra gli altri, da Oscar Giannino e Sandro Gozi. Il cosiddetto “Terzo Polo” ha trovato invece nella candidatura un’ulteriore occasione di scontro, con Calenda pronto al sostegno e Renzi che velatamente (ma non troppo) accusa Cappato di non avere grandi possibilità di vincere. E poi c’è quell’oggetto del mistero chiamato Partito Democratico: nel Nazareno le voci a favore del Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e delle sue battaglie non mancano, ma è altrettanto chiaro che ci sia un certo malumore tra gli esponenti dell’ala “cattolica”, indisponibile ad atteggiamenti aperturisti nei confronti del fine vita. Abbiamo intervistato Cappato per comprendere le motivazioni che lo hanno convinto a candidarsi per portare i temi etici all’interno dell’emiciclo: una chiacchierata tra riconversione ecologica del fisco, eutanasia, Europa e ruolo dei liberali ai tempi della destra di governo.

Hai sempre dato centralità alle battagli extraparlamentari: cosa ti ha convinto a candidarti?
Le motivazioni sono quelle della necessità di dare forza, anche dentro alle istituzioni, a battaglie che sono molto, molto a rischio in questi tempi: temi etici, partecipazione democratica, libertà individuali e cambiamenti climatici.

La visione liberticida del governo Meloni ha avuto un ruolo, immagino.
Mi pare che stia soffiando un vento di chiusura, negativo non solo in Italia, ma in Europa. Oltre a portare avanti le mie battaglie con l’Associazione Coscioni ed Eumans, introdurre in maniera attiva queste tematiche all’interno delle Aule mi sembra un passo importante. A prescindere da come andrà, però, le disobbedienze civili sul fine vita andranno avanti, così come le battaglia sui cambiamenti climatici.

È un collegio difficile, ma mi pare che filtri un certo ottimismo.
Se ci fosse la possibilità, a Monza e Brianza, di unire le opposizioni sul mio nome, be’, sarebbe un segnale molto forte: dimostrerebbe che i temi etici non sono soltanto obiettivi buoni per la mobilitazione e per fare bella figura sui social, ma anche questioni capaci di spostare il consenso delle persone.

C’è un nome pesante come quello di Galliani: ti preoccupa?.
Sarà una gara difficile: gli apparati della destra sono molto forti a Monza e Brianza, sostanzialmente è il collegio che Galliani eredita – è proprio il caso di dirlo – da Silvio Berlusconi. La strada è in salita, ma ho deciso di provarci lo stesso. Il sistema elettorale, però, è diverso da quello delle elezioni politiche nazionali: è un confronto tra persone, che va oltre il recinto dei partiti e delle coalizioni. Il terreno per me più favorevole. Vedremo.

Ti aspetti l’appoggio del Partito Democratico? E cosa pensi delle loro divisioni sui temi etici?
Non voglio dare giudizi in casa altrui: in passato tanti militanti e dirigenti del Partito Democratico si sono mobilitati per diversi nostri referendum, come quelli su cannabis e eutanasia. Altre volte dai vertici abbiamo sperimentato atteggiamenti di chiusura o addirittura ostili. Mi auguro che Elly Schlein faccia proprie queste battaglie. Sempre tenendo presente che è un semplice auspicio: non pretendo appoggi espliciti da nessuno.

Immagino che il negazionismo delle destre sui cambiamenti climatici abbia avuto un ruolo nella tua candidatura.
Mentre sul tema dei diritti civili una certa ostilità e un riflesso proibizionista sono sempre stati tratti tipici della destra italiana, potevamo sperare che, di fronte alle devastazioni prodotte dagli eventi climatici estremi, ci potesse essere una maggiore sensibilità. E invece, a destra, sono in molti a far finta che il problema non esista e a voler smontare le politiche sui cambiamenti climatici.

Qual è la tua proposta per il clima?
Quella che definisco “conversione ecologica del fisco”.

Cioè?
È un principio molto semplice: spostare le tasse dal lavoro al consumo delle risorse ambientali, nell’ottica di realizzare una transazione ecologica che non si risolva a svantaggio dei ceti più bassi. Puoi chiamarla anche “giustizia sociale”, se preferisci.

È una visione che potrebbero sposare anche a sinistra?
Le destre in Europa sono unite nel nome del nazionalismo, hanno individuato un collante nell’identità nazionale. Dovremmo chiederci cosa potrebbe unirci dall’altra parte, individuare un trait d’union altrettanto forte. Bene: secondo me affrontare la transizione energetica con la leva fiscale, seguendo il principio “meno tasse sul lavoro, più tasse per chi inquina”, è una strategia al tempo stesso liberale, sociale ed ecologista, capace di unire tutto il campo progressista.

C’è chi direbbe che la tua proposta è poco “liberale”.
Il liberalismo, oggi, va aggiornato sul piano dell’ecologia e dei diritti sociali. Ci sono 12 premi nobel che hanno lanciato la proposta di un carbon pricing globale: il manifesto di un nuovo liberalismo sociale ed ecologista sta tutto nelle loro proposte.

Chi è un liberale italiano ed europeo, oggi?
Sul momento non so risponderti: magari ti mando un messaggino dopo.

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