Pensavamo di essercene liberati, e invece no, i call center ci chiamano ancora. Anche se il Registro pubblico delle opposizioni – un database in cui ogni cittadino può far inserire il proprio numero di telefono (fisso e mobile) per bloccare le chiamate a scopo commerciale o di ricerca di mercato – è attivo ormai dai 27 luglio per volere del Ministero dello sviluppo economico, i centralini riescono a rintracciare lo stesso gli utenti che si sono iscritti. Insomma, il sistema pensato dal Governo non sta funzionando proprio benissimo: una delusione per chi sperava di non dover più ripetere al telefono frasi del tipo “vivo in affitto”, “mamma e papà non ci sono”, “non mi occupo io delle utenze di casa”.
Ad oggi la realtà è che siamo ripiombati in quell’incertezza per cui non ci è più chiaro se esiste (o esisterà prima o poi) un modo efficace e duraturo per bloccare le campagne di telemarketing. Il Registro pubblico delle opposizioni – a cui ci si iscrive gratuitamente qui – avrebbe nello specifico dovuto consentire agli utenti di annullare tutti i consensi di contatto rilasciati in precedenza, con l’unica eccezione – prevista dalla legge – per i gestori delle utenze. Solo a questi ultimi – aziende cioè con cui abbiamo dei contratti continuativi, come nel caso di luce e gas – e a quelli autorizzati dopo l’iscrizione al Registro, è infatti permesso contattarci. A tutti gli altri, invece, prima di attaccarsi alla cornetta, è richiesto di consultare il Registro e – nel caso di via libera alla chiamata – raggiungere il cliente con un numero di telefono ben visibile – ergo no anonimi – e ribadirgli che i suoi dati sono stati estratti dall’elenco del “consenso” – e fornirgli eventualmente anche delle indicazioni su come revocarlo.
Insomma, se tutto fosse filato liscio, avremmo dovuto smettere di ricevere chiamate con fini commerciali per sempre (perché tale è la durata dell’iscrizione al Registro), sia quelle effettuate da operatori viventi sia quelle automatizzate, che ci appaiono con numeri fittizi generati da appositi software – e che quindi non sono rintracciabili – e la cui voce robotica si attiva poco dopo il nostro “Pronto?”.
È chiaro che qualcosa è andato storto, anzi è andato pure peggio, come testimoniano le numerose denunce raccolte dalle associazioni di consumatori. Ad esempio il Codacons – il coordinamento che tutela i diritti di utenti e consumatori – ha presentato un esposto perché, sui dati raccolti, è emerso che quasi 3 milioni di persone (cioè più del 55% degli iscritti al Registro) riceve ancora chiamate con intenti commerciali. In altre parole, una persona su due. A insistere con il telemarketing selvaggio sarebbero soprattutto operatori di luce e gas (40%) e telefonia (32%), così come i call center esteri. Questi ultimi riescono ad aggirare il sistema, essendo esenti dalla normativa nazionale. «Il paradosso, però, è rappresentato dal fatto che alcuni utenti, subito dopo l‘iscrizione al Registro, hanno visto aumentare il numero di telefonate ricevute, ottenendo un effetto diametralmente opposto a quello sperato», ha commentato Furio Truzzi, Presidente di Assoutenti.
Il problema è che «non tutti gli operatori sono iscritti al Registro», condizione senza la quale è impossibile consultare la lista degli utenti che è all’interno, come ha ribadito Giovanna Capuzzo, vicepresidente di Federconsumatori. Ma «teoricamente i call center che continuano a chiamare dovrebbero ricevere della sanzioni» per via della violazione delle disposizioni previste dal codice della privacy e per altre possibili fattispecie di reato. Non è chiaro però con quanta e che frequenza ad oggi siano effettuati i controlli: l’unico strumento di possibile “difesa” che rimane in mano all’utente è un modulo di reclamo da compilare online.
Il nuovo servizio telematico, attivato ad hoc, permetterà al consumatore di rivolgersi direttamente al Garante della privacy per indicare la ricezione di chiamate di telemarketing. «Le segnalazioni hanno il fine di sollecitare un controllo da parte del Garante», scrive l’Autorità e per questo è importante che le “denunce” siano super precise. Non saranno prese in carico, ad esempio, quelle con informazioni generiche e del tutto prive di elementi circostanziati, come ad esempio l’utenza interessata, l’oggetto della promozione, la data e l’ora di ricezione delle telefonate e il numero chiamante. L’impressione è che dovremo conviverci ancora a lungo, molto a lungo.