«Re Carlo ha il cancro». La notizia ha fatto il giro del mondo, ovviamente, e non dovrebbe stupire più di quella di una qualsiasi altra malattia che possa colpire un sovrano o un capo di Stato. Non fosse che a dare l’annuncio con una certa tempestività è proprio Buckingham Palace, con una nota in cui spiega la diagnosi ricevuta dal re – che ha 75 anni, è in carica dal 22 settembre 2022 ma è stato incoronato solo a marzo dello scorso anno – e di come i suoi impegni pubblici resteranno «in pausa» per dedicarsi alle cure. Il cancro in questione, dicono, è stato individuato a margine dell’intervento chirurgico a cui si era sottoposto la scorsa settimana, per un ingrossamento benigno nella prostata. Ma, continuano, il cancro non sarebbe alla prostata: non fanno sapere né dove né la sua gravità, solo che «è trattabile» e che da adesso in poi Carlo III si sottoporrà a una serie di «cure periodiche». Eppure.
Eppure, saperlo è una notizia. Cioè, è una notizia, soprattutto, la scelta di trasparenza da parte di Buckingham Palace, notoriamente abbastanza guardingo se si tratta di far fuoriuscire gli spifferi di casa. Non serve tornare a Giorgio VI, padre della regina Elisabetta, a cui all’inizio degli anni cinquanta fu diagnosticato un tumore benigno e di cui nel Regno Unito nessuno sapeva niente – altri tempi, la comunicazione era più centralizzata e controllata e la gente poteva essere tenuta all’oscuro di molte cose, basti pensare che poco tempo dopo Kennedy diventò presidente degli Stati Uniti e tutta l’America ignorava e avrebbe ancora ignorato i suoi problemi di salute. C’è semmai da tornare di nuovo al mese scorso e alla misteriosa «operazione all’addome» di Kate, principessa di Galles e moglie del figlio del re, William, arrivata quasi in contemporanea con quella di Carlo III e però pure avvolta nel mistero. Lì è stata sparsa nebbia: per ora si sa solo che è convalescente dall’intervento. Le voci, poi, dicono che il re starebbe valutando l’ipotesi di abdicare, nel caso in cui gli mancassero le forze, in favore proprio del figlio, ma appunto qui si tratta di retroscena “non ufficiali”.
Annunci pubblici del genere alzano un polverone mediatico, costringono gli altri capi di Stato – che magari ne erano lo stesso a conoscenza, ma dovevano tenere il segreto – a esporsi (Biden, tra i tanti, ha detto di essere «preoccupato» e di volergli «telefonare al più presto, per sentirlo») e aprono a illazioni sul futuro della Casa Reale, tra cui appunto quelli su una successione a breve termine. È per questo che di solito si sceglie la via della rigidità, della vaghezza, della diplomazia. Invece in questo senso la notizia del cancro di Re Carlo, data peraltro in questo modo, è una piccola rivoluzione nella comunicazione di Buckingham Palace, ascrivibile in questa sorta di restyling della Corona, a detta di molti inevitabile, cominciato dopo la morte della regina, per cui la famiglia reale comincerà a mostrarsi “più vicina” ai suoi sudditi, con meno privilegi ostentati, più umana. In salute e in malattia.