Quindici clandestini di nazionalità afghana, siriana e irachena riescono a intrufolarsi a bordo della Galata Seaways, una nave turca, con il dichiarato intento di dirottarla e rapire l’equipaggio: sembra la trama affettata di un b movie o, nel migliore dei casi, l’inizio di una delle più classiche storie di pirati.
E invece, ascoltando quanto riportato dal ministro della Difesa Guido Crosetto venerdì scorso a Porta a Porta, la sensazione dominante è proprio quella di trovarsi in un racconto in stile Tales of pirates di Conand Doyle: «C’è una nave turca che è stata sequestrata da dei clandestini, vicino a Napoli, ci sono le forze speciali italiane che stanno cercando di riprenderla…», ha detto Crosetto, scusandosi per il fatto di guardare il proprio smartphone con una certa frequenza. Insomma, c’è tutto: mancano solo il Jolly Roger, i cannoni e le bottiglie di rum.
Dato che, alle nostre latitudini, una notizia di tale gravità non veniva diffusa almeno dai tempi della Achille Lauro, agenzie stampa e quotidiani hanno fatto presto a rilanciarla senza sosta; il risultato? Per un certo numero di ore l’opinione pubblica ha avuto la convinzione che l’equipaggio della Galata Seaways, bloccato al largo di Napoli, stesse facendo i conti con dei pericolosissimi sequestratori.
Solo che, ecco: era una cazzata. Le indagini della procura di Napoli, infatti, hanno restituito un quadro decisamente meno dickensiano, volendo addirittura noioso. In sostanza: le quindici persone, scoperte venerdì pomeriggio, si erano nascoste nel cassone di uno dei tanti tir trasportati dalla Galata Seaways. Secondo le prime verifiche fatte dalla procura, basate sulle testimonianze del comandante, di alcuni membri dell’equipaggio e degli stessi migranti, le persone fermate sono state scoperte dopo aver squarciato il telo di un camion con un taglierino per prendere aria. Se vi state chiedendo di quali armi potessero avere a disposizione i pericolosissimi dirottatori per prendere possesso dell’imbarcazione, be’, è presto detto: due coltelli da cucina e un taglierino.
In ogni caso, il comandante della Galata, come da protocollo in questi casi, ha dato l’allarme, spingendo la Turchia a chiedere l’intervento italiano. Il ministero della Difesa ha colto la palla al balzo e ha messo in atto un’operazione piuttosto spettacolare, ossia chiamando in causa le forze speciali della brigata San Marco, un’unità militare di fanteria in forza alla marina militare (un tempo nota come battaglione), che si sono calate sulla nave da due elicotteri per mettere in sicurezza l’equipaggio e individuare i migranti rimasti nascosti nella stiva.
In serata Crosetto ha festeggiato la buona riuscita dell’operazione con questo tweet da orgoglio nazionale:
I dirottatori della nave sono stati catturati.
Tutto è finito bene.
I miei complimenti ai ragazzi del Battaglione San Marco, ai poliziotti ed ai finanzieri, che hanno concluso una splendida operazione in collaborazione. Ognuno per la sua parte.
Bravi!— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) June 9, 2023
Alle sue parole, però, fanno riscontro quelle del tenente di vascello del secondo reggimento della Brigata San Marco, Luca Canepa, che ha spiegato a Sky Tg24 che l’allarme è scattato perché il comandante temeva che i migranti potessero entrare in sala macchine. Secondo Canepa, quando le forze speciali sono arrivate a bordo hanno trovato i migranti in uno dei piani della nave, tra tir e container. Non hanno opposto alcun tipo di resistenza. «Sono stati collaborativi». Insomma: una bella storiella.