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I problemi di sicurezza del sottomarino Titan erano noti da anni

Nel 2018 David Lochridge, ex dipendente di OceanGate, aveva presentato un rapporto per evidenziare diverse falle nei sistemi di sicurezza del Titan. Per tutta risposta, è stato licenziato

Foto Ocean Gate / Handout/Anadolu Agency via Getty Images

Da domenica non si hanno più notizie del sommergibile Titan, scomparso nell’atlantico settentrionale durante una spedizione nei pressi del relitto del Titanic. Le informazioni a disposizione degli inquirenti sono ancora poche: secondo quanto ricostruito da Rolling Stone grazie alla lettura di alcune email del Centro Operativo Nazionale del Department of Homeland Security (DHS), ieri un aereo canadese avrebbe captato alcuni rumori – descritti come “colpi” – tramite l’utilizzo di alcune sonoboe (dei particolari tipi di boe in grado di rilevare onde acustiche e di trasmetterle ai mezzi di ricerca, ndr). Una delle ipotesi è che questi rumori possano provenire proprio dall’interno del sommergibile, che si stima abbia ancora circa un giorno di autonomia di ossigeno.

Si conosce anche l’identità di quattro dei cinque passeggeri a bordo del Titan: l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood, suo figlio Suleman, l’esperto francese Paul-Henri Nargeolet (che ha scritto diverse opere dedicate all’affondo del transatlantico) e Hamish Harding, presidente della società Action Aviation con sede a Dubai.

Mentre le ricerche proseguono, l’attenzione mediatica è stata dirottata su OceanGate, l’azienda che ha prodotto il sottomarino Titan. Ad esempio, è emerso che OceanGate non ha mai sottoposto il mezzo a un processo di certificazione: un’accortezza che, per quanto riguarda le imbarcazioni private, non è sottoposta ad alcun obbligo di legge ma che è comunque altamente consigliata per evitare i moltissimi rischi che accompagnano le esplorazioni sottomarine, oltre che per garantire la sicurezza dell’equipaggio.

L’altro tema riguarda un contenzioso legale: come riporta Gizmodo, OceanGate ha intentato una causa contro David Lochridge, il suo ex direttore delle operazioni marittime, che ha perso il lavoro presso l’azienda nel gennaio del 2018. Lochridge avrebbe infatti presentato un rapporto molto severo e puntuale al board aziendale, lamentando numerosi problemi di sicurezza. Nei documenti si legge inoltre che Lochridge «aveva espresso inizialmente preoccupazioni verbali sui problemi di sicurezza e controllo di qualità riguardanti la gestione [del Titan]», ma che «le comunicazioni verbali erano state ignorate». Lochridge ha accusato i vertici dell’azienda di avere ignorato i suoi ripetuti sforzi per attirare l’attenzione su questi problemi, che avrebbero potuto «rappresentare un rischio per la sicurezza del personale» e dei passeggeri.

I dubbi riguardavano «il rifiuto di OceanGate di condurre test critici, ma non distruttivi, sul progetto sperimentale dello scafo»: secondo Lochridge, infatti, il portello di osservazione all’estremità anteriore del sommergibile era stato costruito per sostenere una pressione certificata di 1.300 metri d’acqua (circa 130 bar), ma l’azienda prevedeva di utilizzare il sommergibile anche per spedizioni con una profondità fino a 3.800 metri, dove la pressione si avvicina ai 400 bar. «OceanGate ha rifiutato di pagare il produttore per costruire un portello certificato per resistere alla profondità richiesta di 4.000 metri», continua il documento. «Ma piuttosto che considerare le sue preoccupazioni o sottoporsi ad azioni correttive per garantire la sicurezza del Titan, o utilizzare un’agenzia di certificazione per ispezionarlo, OceanGate ha fatto l’esatto contrario: ha immediatamente licenziato Lochridge».

Le questioni sollevate da Lochridge hanno trovato riscontro nelle rilevazioni del comitato Manned Underwater Vehicles della Marine Technology Society, un gruppo industriale che si occupa dello studio e dell’implementazione delle tecnologie oceaniche, che in una lettera inviata al board di OceanGate nel 2018 aveva espresso una «preoccupazione unanime» sul modo in cui il Titan era stato sviluppato e sull’obiettivo di navigare attorno al Titanic. «Il nostro timore è che l’attuale approccio sperimentale adottato da OceanGate possa portare a esiti negativi (da minori a catastrofici) che avrebbero gravi conseguenze per tutti nel settore», avevano evidenziato nella lettera. 

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