Prosegue la crociata Pro-Life e oscurantista della destra sul fronte della gestazione per altri, anche conosciuta in maniera dispregiativa come “maternità surrogata” o “utero in affitto”. Per chi vivesse in una caverna: si tratta di una forma di procreazione assistita nella quale una donna (detta gestante) porta a termina la gravidanza per conto di una coppia o un singolo genitore intenzionale.
In alcuni paesi le gestanti possono essere ricompensate economicamente, come in Ucraina, Russia, Canada, Bielorussia, Kazakhistan, Georgia e in alcuni stati degli Stati Uniti, mentre in altri questa pratica è vietata, non è regolata esplicitamente dalla legge o è autorizzata solo nella sua forma “altruistica” o “solidale”, ovvero senza compenso economico. Nel caso dell’Italia, la legge vieta la gestazione per altri sia nella sua forma commerciale che altruistica, motivo per cui le coppie omogenitoriali italiane, le persone single o quelle con problemi di infertilità spesso vanno all’estero per poter accedere a questa procedura e avere figli. L’obiettivo di Fratelli d’Italia, di conseguenza, è quello di vietare il ricorso a questa pratica anche al di fuori dei confini nazionali.
La battaglia di Giorgia Meloni e soci per estendere il reato di gestazioni per altri, modificando la legge 40/2004 – che, peraltro, prevede la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600mila a un milione di euro per chiunque realizzi, organizzi o pubblicizzi la gestazione per altri in Italia – è iniziata formalmente nel 2018, quando la modifica era stata proposta per la prima volta alla Camera, e ha ritrovato nuovo slancio nel novembre dello scorso anno, quando il Tribunale di Milano ha ordinato al Comune di trascrivere l’atto di nascita di un bambino nato negli Stati Uniti da una coppia di genitori omosessuali che avevano scelto di ricorrere alla gestazione per altri. Una decisione che va contro la sentenza pronunciata nel 2019 dalla Corte di Cassazione secondo cui le anagrafi italiane non possono trascrivere gli atti stranieri di bambini nati attraverso la gestazione per altri (e che costringe quindi i genitori non biologici a procedere con la richiesta di adozione, un processo spesso lungo e faticoso) e che si appellava invece ai diritti fondamentali dei bambini e delle bambine tutelati dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
«Facciamo fronte comune in Parlamento e approviamo la proposta di FdI per rendere l’utero in affitto reato universale, ovvero punibile in Italia anche se commesso all’estero. Basta perdere tempo», aveva commentato Meloni in quell’occasione, rivolgendosi alla Lega e Forza Italia, che la settimana scorsa hanno risposto all’appello sostenendo la proposta insieme a Coraggio Italia e alcuni deputati del gruppo misto.
Ora il risultato sembrerebbe essere vicino: Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia in prima linea nella battaglia contro la GPA, ha dichiarato che «Entro giugno la maternità surrogata come reato universale darà legge». Dopodomani in commissione Giustizia della Camera comincerà infatti la discussione del disegno di legge. Secondo Varchi già la conferenza dei capigruppo potrà indicare l’approdo in aula della proposta.
Nel dettaglio mercoledì ci sarà il voto sugli emendamenti, che sono venti, tra cui quello della Lega che chiede di inasprire le pene per chi pratica l’utero in affitto all’estero o lo pubblicizzi. Ovviamente sono contrari i parlamentari di centrosinistra che vogliono invece spingere per le trascrizioni per i figli di coppie dello stesso sesso, ma altri esponenti politici potenzialmente alleati su altri fronti – come per esempio Mara Carfagna e Elena Bonetti (rispettivamente di Azione e Italia Viva) – sono contrari all’utero in affitto. Si vedrà, dunque, se anche coerentemente a favore di una legge per farlo diventare reato universale. Altri ancora, invece, pur non facendo parte della maggioranza – come Luana Zanella, capogruppo di Verdi-Sinistra, femminista storica – ha già dichiarato che «va fatta una battaglia culturale, e urgentemente, contro la maternità surrogata, perché il rischio è rompere il legame tra madre e creatura».
Che dire: benvenuti nella Repubblica di Gilead.