Ieri il tribunale internazionale dell’Aia ha emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin: il capo del Cremlino è accusato di essere responsabile dei crimini di guerra che le sue truppe hanno commesso in Ucraina. Nello specifico, si tratta del reato di deportazione illegale di bambini dalle zone occupate del Paese alla Federazione Russa. La Corte ha emesso, per lo stesso crimine, un mandato di arresto anche per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario per i diritti dei minori presso l’ufficio del Presidente della Federazione Russa.
La Corte non ha fornito ulteriori dettagli sulle cause, ma nel corso dell’ultimo anno il tema è finito a più riprese sotto la lente di inchieste giornalistiche e indagini accademiche. Ad esempio, lo scorso 15 febbraio, un rapporto divulgato dallo Yale Humanitarian Research Lab ha divulgato alcune stime del fenomeno: dal febbraio dello scorso anno, circa seimila bambini (alcuni dei quali di appena quattro mesi) sono stati condotti in 43 campi in tutta la Russia, anche in Crimea e in Siberia, nell’ottica di ricevere «un’educazione patriottica e militare a favore della Russia». Tradotto: fare tabula rasa delle proprie radici etnica e culturali per trasformarsi in ingranaggi della propaganda putiniana.
Il mandato d’arresto dell’Aia, però, presta il fianco a diverse ambiguità, su tutte una: la Russia non riconosce la giurisdizione della Corte Penale Internazionale, non avendo ratificato lo Statuto di Roma, il trattato istitutivo del tribunale. «Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per la Russia e dal punto di vista legale sono nulle», ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ha definito «salvezza» la deportazione dei bambini ucraini nei territori russi. «Chi avrebbe pensato, 15 anni fa, che in Occidente prendersi cura dei bambini, salvarli e curarli sarebbe diventato un reato penale», ha continuato Zakharova. «Tutto però ci stava portando verso questo», ha continuato, «gli esperimenti dell’Occidente illuminato sulla riassegnazione di genere ai bambini, la persecuzione dei medici che credono che ci siano solo due sessi, la sostituzione di “madre” e “padre” con “genitore A” e “genitore B”».
The International Criminal Court has issued an arrest warrant against Vladimir Putin. No need to explain WHERE this paper should be used🧻.
— Dmitry Medvedev (@MedvedevRussiaE) March 17, 2023
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitri Medvedev, è stato ancora più lapidario: «La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin. Non c’è bisogno di spiegare dove dovrebbe essere usato questo documento», ha scritto Medvedev su Twitter in inglese, aggiungendo l’emoticon di un rotolo di carta igienica per chiarire il concetto.