Nell’Italia meloniana e postmissina del 2023 può succedere qualsiasi cosa, anche prendere un caffè e ricevere uno scontrino con la mascella volitiva del Duce in bella vista, in una tensione perenne tra emissione fiscale e nostalgismo passatista.
Sembra un aneddoto letterario, uno di quelli che starebbe benissimo in un romanzo di Tondelli, in fumetto di Andrea Pazienza o in una rivista come Frigidaire. E invece no: è successo per davvero. Per chi fosse poco avvezzo alla questione (beati voi): la nostra eroina (pardon: il nostro angelo del focolare) si chiama Maristella Finezzo. Gestisce assieme a sua figlia il Bar Armando e vive a Cerea, in provincia di Verona. Da nove anni, per ribadire quotianamente la sua eterna passione per fasci littori, croci celtiche, fez e olio di ricino, usa presentare ai propri clienti delle ricevute in cui sfila il SVO volto, quello di LVI in persona.
Ora: che nel veronese la saldatura tra neofascismo, leghismo e cultura da stadio fosse particolarmente in salute non era una novità per nessuno. A Finezzo, però, proprio come alcuni sansepolcrini tracimati inspiegabilmente nell’Italia repubblicana, piace esagerare. E pure parecchio: ieri, infatti, l’emissione dell’ennesimo scontrino mussoliniano ha finito per fare notizia, sfilando nelle homepage di tutti i giornali.
Alcuni quotidiani hanno provato a comprendere le ragioni di questa follia direttamente dalla viva voce di questa madre e imprenditrice italianissima e, verrebbe da ritenere, fascistissima. La nostra non ha ceduto alle provocazioni e ha tenuto il punto, difendendo la sua opera di divulgazione e difesa intransigente del PNF. Tra le altre cose, ha riconosciuto che la sua nostalgia non avrebbe troppo motivo di esistere – «Non ero nemmeno nata durante il periodo del fascismo», ha spiegato – e ha rispolverato un classicone che i neofascisti da bar amano sciorinare in ogni occasione, ossia la favola secondo cui, fino alle leggi razziali, Mussolini sarebbe stato uno statista di primissimo ordine, uno di quelli illuminati, e che sì, le leggi razziali sono state una brutta cosa, e tutto sommato pure la Shoah: «Credo che alcune azioni di Mussolini siano state positive per l’Italia, a parte gli orrori delle leggi razziali», il postulato enunciato dalla matrona.
Finezzo, peraltro, è anche un genio incompreso del marketing. In una fase iniziale, ha spiegato, lo scontrino con il volto del Dux veniva infatti “offerto” ai clienti solo nel mese di ottobre «in omaggio alla Marcia su Roma del 28 ottobre 1922». Le festività prima di tutto.
Poi, apprendiamo, l’idea è piaciuto a tal punto che, con il passare del tempo, quel volto è diventato una vera e propria firma per il Bar Armando, che ha deciso di distribuire gli scontrini nostalgici per tutto l’anno.
La barista sansepolcrina di Cerea è stata anche incalzata su un piccolo, trascurabile particolare: l’esistenza di una legge, la Scelba, approvata nel lontano 1952, che proibisce l’apologia del fascismo in Italia e quindi «la diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli» riferiti al Ventennio o che comunque «ne richiamano pubblicamente la simbologia o la gestualità».
Eppure, in tutti questi anni nessuno è andato a chiedere spiegazioni alle titolari del Bar Armando, a Cerea. «Se dal 2014 non ci sono stati provvedimenti giudiziari per vietarci l’uso del volto di Mussolini sugli scontrini, significa che non stiamo commettendo alcun reato», ha spiegato l’inafferrabile Finezzo, che lungi dall’essere timorata dalla legge sostiene addirittura che «Con questa polemica, in realtà, otteniamo solo più visibilità». E quindi, la proprietaria del Bar Armando non soltanto continuerà a stampare volti di Mussolini, ma rimane fedele alle proprie “idee”: «Chi mi accusa di essere fascista mi fa solo piacere. Non nascondo i miei ideali, sono orgogliosa di loro».
Infine, da navigata osservatrice dell’attualità internazionale, Finezzo ha pensato bene di metterci in guardia dal vero pericolo che incombe sulla nostra quotidianità civile e sociale: Vladimir Putin, il rosso. «Sarebbe meglio che la gente si occupasse delle azioni di Vladimir Putin, un comunista, e dei danni che ha causato in Russia e in Ucraina, invece di polemizzare su uno scontrino», ha commentato la pragmatica barista in uno slancio di realpolitik.
Cosa ci insegna tutta questa storia? Probabilmente assolutamente nulla, se non che, nell’anno 2023, quella che una volta si chiamava opinione pubblica non esiste più. Ne esistono tante diverse, ognuna chiusa nella sua bolla. Pensateci: quanto spesso vi capita ormai di entrare in contatto – su Facebook, dai libri e dalle riviste che leggete, dai programmi tv che guardate – con opinioni diverse dalle vostre? Appunto, molto raramente. E tra le tante bolle, ce n’è anche una che riceve gli scontrini duceschi con un sorriso. Per cui, è bene che lo sappiate: forse abbiamo conosciuto più avventori del bar Armando di quanto sospettiamo.