Come sta Mara Venier dopo l’accusa di aver censurato Dargen D’Amico a Domenica In e di essere diventata, di fatto, un megafono del governo in Rai? «Male. Soffro molto, perché mai in vita mia ho censurato qualcuno». A tre giorni dal pasticciaccio che ha trasformato Zia Mara in Mamma Rai, la conduttrice 73enne – molto apprezzata sui social, specie tra le pagine appassionate di trash, ma in un attimo finita dietro la lavagna per eccesso, dicono, di servilismo – è tornata a parlare, intervistata da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.
Le questioni sono due: l’accusa di censura nei confronti di Dargen, che imbeccato dai giornalisti in studio sul tema di Onda alta, cioè i migranti, aveva aperto un dibattito su quanto in realtà all’Italia come stato l’accoglienza convenisse anche per una questione di tasse e pensioni (per il sito di fact checking Pagella politica «in linea di massima ha ragione, ma vanno fatte alcune precisazioni»); e l’aver letto e «condiviso» personalmente un comunicato stampa dell’AD della Rai Roberto Sergio, pro Israele e arrivato in risposta alle esternazioni di Ghali nel programma (il famoso «stop al genocidio»), che a tanti sembrato un attacco alla libertà di pensiero dell’artista, e non solo. Per di più, in un momento in cui perfino gli Stati Uniti avanzano dubbi sulla legittimità della risposta d’Israele agli attacchi, e ieri – vedi come cambiano le cose? – anche il governo italiano ha espresso scetticismo sul tema. Ma domenica era domenica, Meloni e soci non erano ancora su queste posizioni, e l’intervento di Sergio era sembrato un’imposizione bella e buona che, rivista stamattina, fa ancora più rumore.
O no? «Io sono un conduttrice Rai. Se l’amministratore delegato della Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio. Quanto al contenuto, forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza», ha detto. E poi: «Piango per tutti le vittime civili, vorrei che si fermassero i bombardamenti civili e si trovasse una soluzione politica. Mi riconosco nelle parole di Papa Francesco, nei suoi appelli alla pace». Peccato, però, che proprio l’intervento di Ghali fosse a favore della pace a Gaza, e non tirasse in ballo – né sminuisse – gli attacchi di Hamas, e che Venier in prima persona avesse condiviso nella sua, diciamo, parzialità la risposta della Rai, che difendeva quella che tre giorni fa era la linea di governo e non parlava di altro. «Se sono da trent’anni in tv è perché non ho mai sposato una parte politica», ha concluso. Sul clima di censura in tv, infine, ha precisato di non avvertirlo: «Continuerò ad ascoltare tutte le voci».
Più attenta è invece la difesa su Dargen, su cui Venier dice che a preoccuparla non sono stati i temi ma i tempi: si rischiava di andare fuori da quelli della scaletta, cosa che in effetti è successa, visto che quattro artisti in gara non si sono esibiti e torneranno domenica. «Certo che gli artisti devono essere liberi di esprimersi». Il punto, ha proseguito, è che «quello che dicono può essere discusso», e «una domanda sull’immigrazione richiede una riflessione ampia, una risposta complessa, che non si risolve in trenta secondi». Per cui, ha spiegato, meglio soprassedere, riferendosi al fatto che Ghali invece si fosse espresso liberamente, comunicato stampa della Rai a parte. Insomma, per quanto le riguarda, «io non ho zittito nessuno». E il fuori onda in cui minacciava i giornalisti di non farli tornare più? «Mi riferivo solo ai ritmi della scaletta. Da me sono sempre stati i benvenuti». Resta la brutta scena di Dargen D’Amico allontanato dal palco mentre parla, su cui Venier tenta la soluzione diplomatica: «Il mio disagio era per il tempo, non per le domande. Mi dispiace averlo interrotto, lo aspetto domenica da me». Insomma, un invito. Vedremo, ora, se il cantante accetterà.