L’immagine che ricorderemo nei prossimi anni, quando ripenseremo al discusso freestyle con cui ieri, durante il collegamento con il palco della Costa Smeralda, Fedez ha animato la seconda serata del Festival di Sanremo, è quella di una foto squarciata. Un’istantanea che ritrae Galeazzo Bignami, viceministro ai trasporti del governo Meloni, con una camicia nera e una fascia delle SS al braccio.
Si tratta di un’immagine parecchio datata – la foto è stata scattata nel 2005 – che il diretto interessato ha ridimensionato in più occasioni, derubricandola a semplice goliardata pensata in occasione di un addio al celibato.
Quando parliamo di Bignami, a dispetto della giovane età (è un classe 1975) ci riferiamo, anzitutto, a un vero e proprio veterano della destra italiana: ha iniziato a militare nel Fronte della Gioventù – l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano – nel 1989, quando aveva solo 14 anni. L’attivismo di destra era in qualche modo inscritto nel suo codice genetico: suo padre, Marcello, ha fatto parte della segreteria nazionale dell’MSI.
Nel 1996, il giovanissimo Bignami assunse il ruolo di dirigente nazionale di Azione Universitaria (AU) per poi svolgere, a partire dal 2001, quello di segretario tegionale di Azione Giovani dell’Emilia-Romagna (quattro anni dopo compì il salto, entrando a far parte dell’assemblea nazionale). È stato prima consigliere comunale e poi regionale, prima di diventare deputato con Fratelli d’Italia in occasione delle elezioni del 2018.
Al netto dell’ormai celebre foto della discordia, Bignami ha fatto parlare di sé per un triste episodio di cronaca: nel 2019, in compagnia del consigliere comunale Marco Lisei, organizzò una diretta su Facebook tra i palazzi Acer del quartiere Bolognina, mostrando in video campanelli, nomi e cognomi dei residenti, violando la privacy delle persone per denunciare la “sostituzione etnica”, per la presenza di persone di origine straniera tra gli inquilini.
Anche le sue posizioni contro aborto e diritti civili non sono un mistero: ad esempio, in un articolo pubblicato su L’Espresso, Simone Alliva ha menzionato la crociata che, nel 2015, portò il viceministro a scagliarsi contro la comunità Cassero di Bologna, che da quarant’anni presta accoglienza alle persone Lgbt+. Bignami – ai tempi consigliere regionale – presentò un esposto alla Procura in cui definì il centro come un luogo di perdizione “che continua a usare spazi e soldi pubblici per iniziative volgari che offendono l’intelligenza e il decoro di chiunque abbia un minimo di senso di decenza”.
Bignami è stato anche un antesignano inconsapevole di una delle ossessioni di Fratelli d’Italia, ossia la presenza di personaggi non eterosessuali all’interno dei cartoni animati (vedere il caso Peppa Pig per credere): nel 2017 chiese di cancellare la serie A casa dei Loud perché uno dei personaggi veniva presentato come bisessuale. Nello stesso anno, avanzò una bizzarra proposta: mappare le scuole bolognesi con un bollino rosso, giallo o verde a seconda del livello di “ideologia gender” contenuta nei programmi scolastici contro omofobia e bullismo. Insomma: anche se può sembrare paradossale, il suo passato da cosplayer hitleriano è il minore dei problemi.