Per chi non lo sapesse, J. R. Moehringer è una sorta di Re Mida delle biografie: dategli un registratore, mettetelo a sedere con un personaggio pubblico per qualche settimana e state certi che realizzerà un bestseller.
Per dirne una, è la penna che ha gestito il meraviglioso Open, il libro – amatissimo da pubblico e critica – che ripercorre la carriera di Andre Agassi, uno dei tennisti più forti e influenti di sempre. Negli ultimi tempi, il suo nome è associato soprattutto al principe Harry: Moehringer è infatti il ghostwriter che ha curato la realizzazione di Spare. Il minore, la chiacchieratissima autobiografia del duca di Sussex – un volume che, ormai, ha colonizzato l’immaginario collettivo occidentale: è una letteralmente ovunque, potete trovarlo nelle vetrine delle librerie, nei cestoni dell’Autogrill, addirittura all’Esselunga.
Spare è (senza timore di smentite) il caso editoriale dell’anno, ma la sua realizzazione è stata, come dire… complessa. Lo ha raccontato lo stesso Moehringer in un lungo pezzo pubblicato sul New Yorker. L’incipit dell’articolo rende bene l’idea: «Ero esasperato dal principe Harry», scrive. «La mia testa martellava, la mia mascella era serrata e stavo iniziando ad alzare la voce».
In breve: durante la stesura, i due hanno litigato moltissimo. Il casus belli più pesante è relativo a un passaggio che lo scrittore ha espunto dalla versione finale, ma che il duca di Sussex voleva mantenere a ogni costo. I fatti risalgono ai tempi dell’addestramento militare di Harry, quando il principe fu sottoposto a una finta tortura: venne incappucciato, trascinato in un bunker sotterraneo, picchiato, congelato, affamato, spogliato, costretto in strazianti posizioni di stress da carcerieri muniti passamontagna neri. Una simulazione che serviva a sondare la tempra di Harry e la sua capacità di sopravvivere a una vera cattura sul campo di battaglia. Alla fine, i rapitori di Harry lo gettano contro un muro, lo soffocano e gli urlano insulti in faccia, condendo la mattanza con l’umiliazione definitiva: una pioggia di insulti a Lady Diana, sua madre. Harry voleva riportare nel libro la battuta sagace con cui aveva risposto all’offesa, Moehringer era invece contrario, da qui la lite: «La risposta mi sembrava superflua, in qualche modo sciocca». È toccato a Moehringer, dunque, convincerlo: «Non era la prima volta che litigavamo, ma quella volta fu particolarmente dura».
L’autore ha raccontato di avere iniziato a lavorare a Spare nell’estate del 2021. Il compito da portare a termine era difficilissimo: fabbricare un must read di eco internazionale in una manciata di settimane. I colloqui preliminari Harry, però, si sono dipanati nell’arco di due anni, scanditi da continue chiamate su Zoom per via del Covid e da lunghi soggiorni nella residenza di Harry e Meghan a Montecito. Anche dopo l’uscita del libro, Moehringer ha deciso di non esprimersi, di non rispondere alle critiche e nemmeno alle fake news uscite a riguardo del libro: «Mi ripetevo: i fantasmi non parlano». Almeno fino a questo momento.
Il risultato finale ha superato ogni aspettativa: un volume di oltre 400 pagine tradotto in quindici lingue, adattato in un audiolibro da 15 ore (narrato dalla voce dello stesso principe) e protagonista assoluto nelle classifiche di vendita – ha venduto 3,2 milioni di copie in tutto il mondo solo nella prima settimana dall’uscita: parliamo di numeri da capogiro. Che dire: litigate a parte, tutto è bene quel che finisce bene.