Perché siamo ossessionati da Totti e Ilary Blasi? | Rolling Stone Italia
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Perché siamo ossessionati da Totti e Ilary Blasi?

Prima l’intervista del Capitano, poi ‘Unica’ (e l’imminente libro ‘Che stupida’), ora le dichiarazioni di Cristiano Iovino (per capirci: quello del famoso “caffè”) che prendono tutti in contropiede. L’ex royal couple “de noartri” ha dato un nuovo significato al purché se ne parli

Perché siamo ossessionati da Totti e Ilary Blasi?

Francesco Totti e Ilary Blasi ai Laureus World Sports Awards

Foto: Valery Hache/AFP via Getty Images

E forse, a rivedere le immagini, era già tutto chiaro dall’inizio, dal matrimonio. Anzi no, da prima: da quando Totti, per dichiararsi, dedicò, a lei che era in tribuna, la celebre maglietta con scritto “6 unica!”; non per niente, ma vale la pena ricordare che quell’epifania non arrivò in una partitella qualsiasi, ma in un derby contro la Lazio, praticamente l’incontro che a Roma vale una stagione, con le tv collegate da tutto il mondo e 70mila spettatori solo allo stadio. È la prima di una serie di cose che ci sembrano “normali” solo perché parliamo di loro, perché lo standard così in alto l’hanno fissato loro stessi.

E quindi sì, anche il matrimonio trasmesso in diretta, era il 2005, la madre di tutte le scene che li ha trasformati nella “nostra” royal couple – non per forza quella che ci meritiamo o di cui abbiamo bisogno, solo il parto più coerente della nostra cultura, buona e cattiva che sia – già dal collegamento prima dell’arrivo in Campidoglio, la “telecronaca” live come una partita o davvero un matrimonio reale, i tifosi che avevano fatto a gara per riempire il capitano di regali di nozze.

Totti, s’intende, una dimensione privata, a Roma, non l’ha mai davvero avuta, e non serve tirare in ballo i suoi racconti su come fosse costretto ad andare in giro per godersi un po’ di normalità e non farsi riconoscere; già prima di diventare un mito assoluto, era in qualche modo un figlio in stretta simbiosi con la sua città. Totti, a Roma, era e resta di tutti. Con tutto quello che comporta. E magari per inerzia non ha mai fatto troppo per divincolarsi da questa morsa, che tanto gli ha dato e che ora, in parte, toglie.

Del Piero – per citare un altro calciatore contemporaneo di cui è pure grande amico e a cui in campo e fuori è stato spesso paragonato – un paio d’anni dopo si sarebbe sposato in segreto, senza dire niente, con gli invitati che (davvero) si contavano sulla punta delle dita di una mano. Totti quella dimensione non l’ha mai conosciuta e forse, insieme a Blasi, ha provato a difenderla solo quand’era troppo tardi. E lei stessa– che inizialmente, per tanti, era “la velina”, o “la mojie der Capitano” – con tempo, talento e personalità è riuscita a ritagliarsi il suo spazio, ma non a tirarsi fuori dal gorgo. In mezzo, il resto del cucuzzaro che sapete: la serie sull’amore quand’era ancora vivo, Speravo de morì prima con Pietro Castellitto e Greta Scarano nei panni, le smentite a mezzo stampa di una loro rottura individuata da Dagospia (che però ci aveva preso, ma i capi di stato hanno responsabilità prima di tutto verso il popolo, e se il popolo non è pronto allora meglio una dolce bugia all’amara verità), la trattativa sui Rolex, le case e il resto.

È normale, quindi, che qui i panni sporchi non si possano lavare in casa, ma in pubblico: è la loro natura, la loro dimensione. Ecco così l’ultimo tassello, per ora, di un divorzio diventato affare di stato, con lui intervistato dal Corriere della Sera, che poi titola «una storia italiana», e lei che risponde con un documentario – che qui, davvero, forse non ci siamo ancora resi conto della portata della cosa – su Netflix, il cruciale Unica appunto. Tant’è.

Il MOMENTO in cui tutto è CAMBIATO tra ILARY e TOTTI | Netflix Italia

Ecco, stamattina è toccato a Cristiano Iovino prendersi la scena, cioè al personal trainer che in tanti avevano indicato (correttamente) come il protagonista con cui Blasi aveva diviso il fatidico «caffè» che aveva mandato in bestia il marito – perlomeno stando alla ricostruzione di lei nel docufilm. Intervistato dal Messaggero, ha fatto sapere che le cose sono andate in maniera diversa: dice che la loro era una «frequentazione intima» e non un banale caffè preso al volo, che «ci vedevamo principalmente a casa mia», che «si stava insieme quando gli impegni lo concedevano» e che «mi aveva fatto intendere che il suo matrimonio fosse ai titoli di coda», come fossero «separati in casa». Non «si poteva parlare di storia» (dio, la morbosità) ma lei, continua, lo avrebbe anche invitato a New York una volta, dov’era con la sorella e delle amiche, solo che lui, che era in Messico, alla fine non sarebbe andato. E i loro rapporti? «Buoni» fino a Unica, poi un disastro: «Mi aspettavo che mi avvisasse, visto che ha parlato di me, La mia quotidianità e serenità è stata destabilizzata per diverse settimane». Motivo per cui, conclude, andrà pure lui per avvocati.

Chi ha ragione? Chi ha torto? Vedremo – nel senso: anche contro la nostra volontà, perché ormai è impossibile starne al riparo – come andrà, e non è detto che poi sia la verità sostanziale che c’interessi, quanto piuttosto il colpo di scena, lo sviluppo inaspettato, il purché se ne parli. Domani per esempio Blasi sarà in copertina su Sette, il settimanale del Corriere della Sera, con un’intervista in cui presenta il suo libro sulla faccenda (d’altronde…), titolo Che stupida. La mia verità (Mondadori); nelle anticipazioni si parla di un passo indietro rispetto alla voglia di fare la guerra a Totti, ma è probabile che le dichiarazioni di Iovino, visti i tempi con cui vengono chiuse le copertine degli inserti, abbiano preso tutti in contropiede.

Le certezze, a questo punto, sono due: che questa storia andrà avanti ancora parecchio, e che in un modo o in un altro ne saremo informati, che si tratti d’indagini di giornalisti o di dichiarazioni pubbliche o interviste dei diretti interessati. Perché è questa la dimensione della loro storia, di nuovo, ma soprattutto perché è questo, evidentemente, che vogliamo. Ma il senso è: da dove nasce quest’ossessione per loro due?

La risposta è negli stessi motivi che avevano spinto Sky a registrare una serie su di loro: se Totti, a lungo, a Roma è stato di tutti, da qualche anno, quando ancora stavano insieme, proprio loro, da coppia, erano già diventati di tutti su scala nazionale; e lo sono tutt’ora. Ciascuno può trovarci ciò che cerca: chi ha voglia d’innamorarsi e (ehm) di sognare era rimasto stregato dalla storia di un calciatore e una velina (ergo, uno stereotipo vivente di, diciamo, frivolezza) che invece ce la fanno, e mettono su famiglia come tutti, e magari vuole cascarci ancora; chi ha una sensibilità magari più aggiornata, ha trovato in Blasi la donna forte ed emancipata; chi li ha sempre visti con distacco, come persone piccole di un ambiente squallido, dopo Unica ha trovato pane per i proprio denti, per esempio citando – pure giustamente, se le cose sono andate così – discorsi sul patriarcato e l’atteggiamento tossico di Totti. E così via.

In Tutto questo niente, Marracash – che è uno che di relazioni “mediatiche” se ne intende, tanto da averle definite, in pratica, una cosa divertente che non farà mai più – canta che il successo, che nel loro caso è proprio la notorietà, “è un po’ come se metti una lente d’ingrandimento su un insetto / ti fa sembrare gigante ma allo stesso tempo rivela sempre il vero aspetto”. E il vero aspetto di Totti e Blasi è questo qui: due persone qualunque, straordinarie nella loro normalità, che come tale è fatta anche di scazzi, problemi e, perché no?, bassezze come quelle a cui stiamo assistendo. Tutto questo, in qualche modo, ci riguarda: ci fa sentire migliori, o magari semplicemente meno soli, della serie che anche i ricchi e famosi (questi ricchi e famosi) hanno i nostri stessi difetti. In ogni caso, ci parla.

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