Il 25 marzo la nave umanitaria Louis Michel, finanziata dallo street artist britannico Banksy, è stata bloccata nel porto di Lampedusa a causa di una violazione del codice di condotta per le ONG emanato dal governo Meloni.
Sabato la nave ha portato in salvo 180 persone, ma per farlo si è sottratta alle direttive stabilite dalla legge: dopo avere effettuato il primo soccorso, infatti, il ministero dell’Interno aveva chiesto al comando della Louis Michel di raggiungere il porto di Trapani, ma l’equipaggio ha continuato a svolgere altre operazioni di salvataggio.
La Guardia Costiera ha criticato la scelta della nave, dato che a sua detta le imbarcazioni stavano per essere soccorse dai suoi mezzi e, di conseguenza, «la non osservanza delle disposizioni ha rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento», complicando il lavoro di coordinamento.
L’intransigenza nei confronti dell’operato delle navi umanitarie è uno dei marchi di fabbrica del governo Meloni, che ha individuato nella loro demonizzazione l’arma di distrazione di massa perfetta, proprio come il governo gialloverde prima di lui.
Nel caso della Louis Michel, poi, il centrodestra ha a disposizione una nemesi perfetta: Pia Klemp, la biologa e capitana 39enne della nave. Una figura che in tanti hanno paragonato a quella di Carola Rakete, la capitana della Sea Watch finita al centro di una disputa con il governo gialloverde e con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La storia si ripete: la linea del governo, oggi come allora, è la stessa, il progetto dei ministri dell’Interno è identico e, di nuovo, a scagliarsi contro la retorica delle ONG come “taxi del mare” c’è una donna che incarna tutto ciò che, alla fine della fiera, questo governo teme: colta, tedesca, libera, ambientalista radicale, antifascista e idealista fino all’assurdo, proprio come Carola Rackete. Pia Klemp, suo malgrado, è destinata a diventare la prossima nemica giurata dell’italiano imbruttito