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Non eravamo pronti per Sanna Marin?

La prima ministra uscente ha perso le elezioni in Finlandia: del suo mandato saranno ricordati soprattutto gli sforzi per agevolare l'ingresso della Finlandia nella NATO, estendere l’istruzione obbligatoria, riformare la struttura dei servizi sociali e sanitari e fissare un obiettivo ambizioso per la politica climatica. Troppo progressismo? Forse, ma ad avercene

Foto di Hannibal Hanschke/Getty Images

Nell’ultimo anno, in modo particolare dopo l’inizio della guerra d’invasione russa in Ucraina, di Sanna Marin si è parlato tantissimo: la prima ministra finlandese ha acquisito una certa notorietà soprattutto per via degli sforzi che ha compiuto per accelerare sull’adesione della Finlandia alla Nato. Marin ha catturato l’attenzione internazionale anche per via della sua biografia: cresciuta in ristrettezze economiche, ha conseguito una laurea in scienze amministrative e una specializzazione in management comunale e regionale all’Università di Tempere (città di cui di lì a qualche anno, avrebbe guidato il consiglio comunale). Dal 2019 è a capo di una coalizione di centro sinistra formata da 5 partiti, tutti guidati da donne.

Il risultato deludente rimediato dal suo partito alle elezioni parlamentari di ieri segna la fine dell’esperienza di Marin alla guida del governo finlandese: il voto ha infatti premiato il centrodestra, con il Partito di Coalizione Nazionale (PCN) a fare la parte del leone, seguito dai Finlandesi, partito populista di estrema destra: entrambi nella precedente legislatura erano all’opposizione.

Sul quotidiano online La Rondine, interamente dedicato alla politica finalndese, Nicola Rainò spiega il crollo dei Socialdemocratici così: «Una buona fetta di finlandesi ha ritenuto che non fosse il caso di pagare tanto, e ha avuto paura proprio dei risultati ambiziosi del governo Marin: estendere l’istruzione obbligatoria, riformare la struttura dei servizi sociali e sanitari e fissare un obiettivo ambizioso per la politica climatica. Protezione dei diritti umani: migliorando lo status delle persone trans, e cercando di migliorare lo status civile dei Sámi. I fatti, a urne chiuse, parlano chiaro: i partiti conservatori di destra hanno vinto, mentre la base governativa di centro-sinistra del precedente mandato ha perso». Troppo progressismo, insomma.

In Finlandia si vota con un sistema proporzionale con le preferenze. Non esiste un automatismo formale, ma per prassi spetta al partito più votato indicare chi sarà incaricato di formare un governo. È quindi altamente probabile che sarà Petteri Orpo, leader del PCN, il prossimo primo ministro finlandese, ma dovrà prima trovare una maggioranza che lo sostenga (che dovrà ricercare, per forza di cose, alla sua destra).

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