L’effetto sarà straniante: nella serata delle cover, cioè quella dall’atmosfera più divertita e rilassata, un sacco di regole chiare solo al conduttore e che permettono a ogni concorrente di fare grossomodo come gli pare, con tanto di effetto tritacarne e ritmi folli – provateci voi, a mettere in fila trenta cantanti con altrettanti ospiti e a chiudere a un orario umano, eh – Amadeus si prenderà un attimo, fermerà tutto, e si concederà il suo momento da «le proteste vanno ascoltate». Come ha fatto sapere ieri in conferenza stampa, infatti, leggerà in diretta il fatidico comunicato stampa degli agricoltori che da giorni stanno protestando in tutta Italia e all’estero contro le politiche dell’Unione Europea per il settore, in quella che per tutti ormai è diventata la «rivolta dei trattori».
E… apriti cielo. La scelta sa di compromesso e ha scontentato tutti. La Rai parla di «impossibilità di ospitare alcuni rappresentati sul palco», riferendosi alla difficoltà di trovare un interlocutore unico e valido per tutti gli agricoltori (l’eccessiva frammentazione del tutto è una caratteristica, o limite, del movimento a detta di tanti osservatori). Ha garantito però che il comunicato «porterà alla conoscenza del grande pubblico i problemi, le difficoltà, le richieste che provengono dal mondo agricolo». Peccato che agli agricoltori questo sembri solo un ripiego, e poco gliene importa che si tratti già di una forzatura da parte di Viale Mazzini, che non avrebbe mai voluto mandare in onda tutto ciò ma si è dovuta piegare all’invito di Amadeus. Nel mirino, infatti, è finito anche lo stesso conduttore, che ieri non li ha incontrati. Gli agricoltori sono a Sanremo con i loro mezzi e i loro animali da tre giorni, chiedevano di lui e Fiorello ma alla fine è stato loro vietato anche il red carpet con la mucca Ercolina 2, simbolo delle proteste. «Ci hanno invitati. Adesso ci chiudete la porta? La mucca sta qua perché è sul prato: è stata invitata», è la rimostranza, riportata da Repubblica.
La richiesta, adesso, è di salire sul palco, altro che comunicato. Il movimento Riscatto agricolo, per esempio, dice che in caso contrario «saremo costretti a concentrare su Sanremo tutti i trattori dei presidi della Lombardia, del Piemonte e della Liguria, che già si stanno organizzando per potenzialmente raggiungere la città entro domani o sabato mattina». Oggi arriveranno altri cinquanta manifestanti dal Piemonte, per un presidio autorizzato fino alle 17. Ma la minaccia, dicono, è di una sorta di marcia su Sanremo: «Fino a oggi abbiamo dimostrato un alto senso di responsabilità, che però non è stato ripagato in quanto nessuno ha provveduto a contattarci finora».
Chi non ha piacere che se ne parli è ovviamente il governo, che in questi giorni è messo parecchio in difficoltà dalle proteste, anche internamente, e preferirebbe il silenzio. La maggioranza, in questo senso, sta già litigando: Salvini e la Lega sono saliti sul (ehm) trattore dei vincitori e esprimendosi a favore dei manifestanti, che a questo punto ce l’hanno soprattutto con il ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida; ma per il cognato di Meloni, se siamo dove siamo è per una serie di provvedimenti voluti dal ministro dell’Economia Giorgetti, a sua volta… in quota Lega. Viene da sé che in una situazione già peperina come questa, spiattellare i problemi di casa propria, o perlomeno portarci l’attenzione generale, in diretta tra un Mahmood e un’Annalisa, con una media di dieci milioni di spettatori, non può che preoccupare la destra. Ma non doveva essere un Sanremo non politico?