Sanremo può andare via da Sanremo? | Rolling Stone Italia
Inception

Sanremo può andare via da Sanremo?

A volte ritornano (le polemiche): i discografici accusano la città di essere inadeguata a ospitare un Festival diventato così grosso, i locals negano (o ne fanno una questione politica). E intanto Cecchetto dice che Rimini e Riccione, forse forse…

Sanremo può andare via da Sanremo?

In realtà se ne parla in maniera ciclica da anni. È come un fantasma: va e viene, compare ogni tanto, e non si sa mai se sia reale o solo frutto dell’immaginazione. Se sia, insomma, un’ipotesi plausibile o una fantasia. Stavolta a riaccendere la polemica/suggestione è un’inchiesta del Foglio, in cui Enzo Mazza, CEO della Fimi, gioca da mattatore. Il senso è: e se il Festival di Sanremo se ne andasse dalla città di Sanremo? Il capo della Federazione dell’Industria Musicale Italiana non le ha mandate a dire, supportato anche da Mario Limongelli (che rappresenta le case discografiche indipendenti) e da Caterina Caselli. Il parere è, pare, abbastanza diffuso tra gli addetti ai lavori: la città, così com’è messa, sta stretta al Festival.

Mazza se l’è presa in particolare con il fatto che, a fronte di una manifestazione che negli ultimi anni è cresciuta tanto sia nei numeri sia nell’appeal, facendo contenti proprio i discografici, tutto il contorno è rimasto indietro. Parla di un disinteresse della politica locale e delle attività a investire, come se volessero vivere di rendita. Parla di scomodità, specie nei collegamenti, per raggiungere la Riviera. E di una situazione in città al limite, tra strade e aree pedonali dissestate, tombini malmessi, una viabilità complicata, una stazione con appena due binari scavata nella roccia, da cui per uscire bisogna percorrere centinaia di metri, e soprattutto degli hotel fatiscenti, che secondo lui non vengono ristrutturati da almeno vent’anni. «Se John Travolta e Russell Crowe hanno voluto dormire a Nizza, pur di non stare a Sanremo, un motivo ci sarà». Insomma, un misto tra inospitalità e inadeguatezza delle strutture, compreso il Teatro Ariston, considerato abbastanza piccolo (duemila posti) per il via vai di cantanti e operatori vari di quella settimana – Salvatore Merlo, che ha scritto l’inchiesta, a tal proposito cita anche delle rimostranze di Fabio Fazio risalenti già al 1999.

Chiaramente la levata di scudi è arrivata prima di tutto dalle associazioni locali, il cui guadagno sull’indotto, durante la settimana del Festival, è di decine di milioni di euro. La Confcommercio della città e l’associazione di imprese Sanremo On, per esempio, hanno detto che «è inesatto che gli imprenditori non stiano investendo», rivendicando la propria parte nella valorizzazione del Festival ma senza nascondere che in città ci sono, oggettivamente, dei problemi. «Sanremo merita di più: merita strade senza buche e avvallamenti, rattoppate solo in prossimità di elezioni; merita di avere parcheggi adeguati; merita di essere una città pulita con un arredo urbano ben curato; merita una sanità migliore e di essere una città vivibile all’altezza del suo nome, con una programmazione per tempo di eventi che sfruttino durante l’anno il lancio potente del Festival». Tradotto: un modo per scaricare la responsabilità sull’amministrazione pubblica, visto che a Sanremo tra l’altro l’8 e il 9 giugno si vota (il sindaco uscente, Alberto Biancheri, sostenuto da liste civiche di centro-sinistra, non potrà ricandidarsi perché ha esaurito il limite del secondo mandato).

Ma quant’è realistico uno spostamento? Poco, pochissimo. Il marchio “Festival di Sanremo” è di proprietà del Comune di Sanremo, che lo scorso novembre ha rinnovato a rialzo una concessione con la Rai per altri due anni. Più facile, a questo punto, che il Festival vada via dalla Rai – nel 2023 una cordata, stando a quanto aveva riferito il sindaco, aveva presentato un’offerta in merito, ma non si è mai andati fino in fondo e non si è mai capito quanto fosse seria o meno l’offerta – piuttosto che dalla Riviera. È dello stesso parere Claudio Cecchetto, che Sanremo negli anni Ottanta l’ha anche presentato e che ha candidato le sue Rimini e Riccione come sedi alternative: «Sarebbero all’altezza sotto ogni punto di vista. Ma la vedo dura. Più facile organizzare a Rimini e Riccione un grande festival musicale estivo, come avveniva con Un disco per l’estate, magari collegato proprio a Sanremo… vedremo».

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