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Ci vorrà ancora un mese per conoscere il prossimo Presidente del Brasile. Al primo turno, svoltosi ieri, il candidato favorito nei sondaggi, il progressista Lula, che guidò il paese tra il 2003 e il 2010, raggiunge il 48%. 57 milioni di voti, quasi sei milioni in più rispetto al presidente uscente di estrema destra, Jair Bolsonaro, che ottiene il 43%.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Scommessa mancata per Lula che puntava a vincere al primo turno. «Ma ho sempre vinto le elezioni al secondo turno», dice ai suoi sostenitori, un po’ demoralizzati, riuniti sull’Avenida Paulista, a San Paolo, per seguire i risultati.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Il secondo turno era una possibilità prevista dai sondaggi. Ma quasi nessuno aveva predetto il risultato così alto ottenuto da Bolsonaro. «È il voto della vergogna: votano Bolsonaro ma non lo dichiarano», scrivono i giornali brasiliani, provando a giustificare l’errore di previsione.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Lì Bolsonaro arriva al 48%, il suo candidato governatore, il militare Tarciso de Freitas, ribalta i sondaggi e va al secondo turno in testa, con il 42%. Vince anche il candidato al Senato, l’astronauta Marcos Pontes, con il 49%. È una vittoria che nasce nei piccoli centri dell’interno dello Stato, ma anche nelle città intermedie, come Osasco e Santo André, tradizionalmente a favore di Lula e del suo Partito dei Lavoratori (PT).
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Sei ex ministri di Bolsonaro vengono eletti al Senato, contribuendo così a fare del bolsonarista Partido Liberal (PL) il primo gruppo al Senato. PL primo anche alla Camera federale: 99 seggi, il gruppo parlamentare più grande dal 1998. Vittoria al primo turno per i candidati governatori bolsonaristi a Rio de Janeiro e in altri sette Stati. Quasi scomparsa la destra moderata del PSDB.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Le buone notizie per Lula arrivano dalla città di San Paolo e dagli stati del Nord est, Bahia, Ceara’, Pernambuco, tra gli altri. Sono gli ultimi voti ad essere conteggiati ed invertono la tendenza di uno spoglio che ha visto Bolsonaro in testa per lungo tempo. Quando arrivano, verso le 20 di domenica sera, portano al sorpasso e riaccendono la speranza nei sostenitori di Lula. Ma l’entusiasmo si spegne poco dopo, quando è ormai chiaro la possibilità di vittoria al primo turno è naufragata. Lula recupera molti dei voti persi nel 2018, la prima elezione di Bolsonaro, e cresce anche la rappresentanza parlamentare del PT. Sono questi i segnali di speranza tra i suoi sostenitori che incontriamo sull’Avenida Paulista e si dicono fiduciosi nella vittoria al secondo turno.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Adesso si ricomincia, un mese intero di campagna elettorale. Lula, sulla carta, ha più spazio di dialogo con i candidati esclusi dal ballottaggio. Due i fattori chiave: il voto di Simone Tebet, candidata centrista che conquista il 4%, e l’elettorato moderato. Lula deve corteggiare il voto del centro, più di quanto è riuscito a fare finora con la candidatura di Geraldo Alckmin, il candidato vicepresidente di Lula, ex-tucano, come si definiscono i membri del partito di centro destra PSDB.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Tebet ha già detto che non intende restare a guardare e nelle prossime 48 ore prenderà una posizione nella contesa. Mentre gli elettori di Ciro Gomez, il candidato di centro sinistra, arrivato 4°, dovrebbero scegliere Lula.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
Bolsonaro ha subito detto che “le porte del dialogo sono aperte” a tutti gli esclusi dal secondo turno. E ha anche rivendicato la correttezza delle sue previsioni, ribaltando i pronostici e smentendo gli istituti di sondaggi, accusati di falsare i numeri.
Il bolsonarismo ha messo radici profonde nel paese. E anche se Lula dovesse vincere, dovrà fare i conti con un sentimento popolare e una rappresentanza parlamentare forte a favore del presidente uscente.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
«Non posso crederci. Dopo quasi 700mila morti di Covid, Bolsonaro ottiene 52 milioni di voti», afferma un po’ sconsolato Guille, studente di comunicazione ed elettore di Lula. «Non posso credere che la gente voti ancora quel ladro di Lula” dice Jorge, venditore ambulante e sostenitore di Bolsonaro. Forse è questa la chiave del voto di ieri e del Brasile attuale: due paesi che si guardano con diffidenza, una polarizzazione taglia XXL, una convivenza forzata che sarà messa a dura prova chiunque vinca al ballottaggio.
Testo: Federico Nastasi
Foto: Mauricio Zina
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