La vicepresidente Kamala Harris ha sconfitto sonoramente l’ex presidente Donald Trump nel loro primo, e forse unico, dibattito presidenziale.
Con una performance calma e ferma, Harris ha rivoltato contro l’ex presidente tutti gli insulti ricevuti finora, facendo perdere a Trump la calma – e poi gli ormeggi – mentre si lanciava in sproloqui rabbiosi e privi di fatti sugli immigrati che mangiano i cani e su immaginari colloqui di pace in Ucraina.
Mentre la serata si protraeva e il labbro superiore di Trump iniziava a sudare sotto la pressione, Harris ha parlato direttamente alla telecamera, esponendo la sua visione del futuro dell’America, anche se ha dipinto Trump come un triste arnese del passato. “Non dobbiamo tornare indietro”, ha insistito Harris, invocando l’oscuro ricordo del 6 gennaio 2021. “È ora di voltare pagina”.
Il dibattito andato in onda sulla ABC, tenutosi a Philadelphia senza pubblico, si è aperto con i candidati in condizioni di relativa parità. Harris è sembrata combattere un po’ di nervosismo iniziale, mentre Trump è apparso insolitamente nitido e in linea con il suo messaggio, almeno nelle sue prime risposte.
Harris ha cercato di ribattezzare la politica tariffaria favorita da Trump – l’aggiunta di tasse al costo dei beni importati – come “tassa sulle vendite di Trump”. La conversazione si è poi spostata su una discussione sull’aborto. Il dibattito si è svolto in modo molto diverso rispetto a quello tra Biden e Trump: questa volta la candidata democratica si è schierata direttamente contro Trump, chiamandolo abilmente in causa per aver riempito la Corte Suprema di giuristi reazionari che hanno ribaltato la Roe v. Wade, erodendo decenni di libertà riproduttive.
Trump ha nuovamente esposto la sua stravagante bugia secondo cui i democratici vorrebbero “giustiziare” i neonati anche dopo il parto. Ha anche celebrato il “genio” della sua alta corte MAGAfied per aver posto fine alla Roe, mentre affermava, in modo del tutto sconclusionato rispetto alla realtà, che gli americani erano desiderosi di abolire una garanzia federale di cinquant’anni di assistenza all’aborto e di rimandare la questione agli Stati. “Abbiamo ottenuto ciò che tutti volevano”, ha affermato Trump.
Se nel primo dibattito Biden aveva risposto in modo incoerente, Harris ha contrattaccato con una raffica di danni reali creati da quelli che ha definito “divieti di aborto di Trump” negli Stati di tutto il Paese. Harris ha parlato di una donna incinta che subisce un aborto spontaneo e “a cui viene negata l’assistenza in un pronto soccorso perché gli operatori sanitari temono di finire in prigione” e che “muore dissanguata in un’auto nel parcheggio”. Harris ha guardato Trump dall’alto in basso. “Lei non lo voleva. Suo marito non lo voleva”. Harris ha anche ricordato i casi di una ragazzina di 12 anni sopravvissuta a un incesto e costretta a portare a termine una gravidanza. “Lei non lo voleva”.
Il dibattito ha avuto una svolta decisiva quando le domande si sono rivolte all’immigrazione, il tema preferito da Trump, generalmente visto come una vulnerabilità per il candidato democratico di turno. Ma Harris ha abilmente usato la domanda per stuzzicare Trump.
Harris ha esordito inveendo contro Trump per aver fatto fallire un accordo bipartisan sull’immigrazione, in modo da poter conservare la questione per “correre” verso la Casa Bianca. Ma poi Harris è andata fuori tema. Ha curiosamente tirato in ballo gli eventi della campagna elettorale di Trump, invitando gli americani “a partecipare a uno dei comizi di Donald Trump, perché è una cosa davvero interessante da vedere”. Ha rimproverato Trump per le sue strane idee alla Hannibal Lecter e per le affermazioni secondo cui i mulini a vento causano il cancro. E poi ha preso di mira direttamente l’ego di Trump: “Quello che noterete è che la gente inizia ad abbandonare i suoi comizi prima del tempo per stanchezza e noia”.
L’effetto è stato quello di un matador che agita una bandiera rossa davanti a un toro. E Harris ha immediatamente fatto vedere i sorci verdi a Trump. Quando è stato il suo turno di affrontare la questione dell’immigrazione, Trump si è allontanato dal tema principale per affrontare i suoi sentimenti feriti. “Prima di tutto lasciatemi rispondere sui raduni”, ha detto. “La gente non se ne va. I miei comizi… abbiamo i più grandi comizi, i più incredibili comizi della Storia della politica”.
Trump si è poi lanciato in una teoria del complotto razzista e infondata sui nuovi immigrati arrivati in Ohio che si nutrirebbero degli animali domestici dei vicini: “Stanno mangiando i cani, le persone che sono arrivate, stanno mangiando i gatti. Stanno mangiando gli animali domestici delle persone che vivono lì. E questo è ciò che sta accadendo nel nostro Paese”, ha insistito Trump. Poi è tornato a difendere i suoi eventi: “Per quanto riguarda i comizi, il motivo per cui in tanti ci vanno è che gli piace quello che dico”.
L’intera dinamica del dibattito è cambiata, portando Trump verso la débâcle. L’ex presidente è passato a una modalità oratoria rabbiosa e urlata, rifiutandosi di stabilire un contatto visivo con Harris o con la telecamera. Ha invece rivolto le sue risposte furiose ai moderatori della ABC David Muir e Linsey Davis.
Harris, al contrario, è rimasta nel suo solco. Ha espresso le sue critiche alla controparte repubblicana fissando Trump e mettendolo ripetutamente sulla difensiva. E poi ha parlato direttamente alla telecamera, creando un senso di intimità con gli spettatori che è sfuggito del tutto a Trump, quando ha fatto un appello all’unità americana o ha presentato proposte politiche che – ha insistito lui – avrebbero risollevato le famiglie statunitensi.
Harris ha forse dato il meglio di sé rispondendo a una domanda sul fatto che Trump abbia sminuito la sua identità razziale. Due settimane fa, interrogata su quegli attacchi in un’intervista alla CNN, Harris si era mostrata sprezzante, rispondendo: “Il solito vecchio e stanco schema. La prossima domanda, per favore”. Ieri sera, invece, ha direttamente attaccato Trump.
“Penso che sia una tragedia avere qualcuno che vuole diventare presidente e che, nel corso della sua carriera, ha sempre cercato di usare la razza per dividere il popolo americano”. La candidata democratica ha ricordato la passata discriminazione di Trump nei confronti degli affittuari neri e la sua richiesta di pena di morte per i Central Park Five, poi scagionati. “Questo è lo stesso individuo che ha diffuso bugie sul primo presidente nero degli Stati Uniti. Credo che il popolo americano voglia di meglio. Vogliono qualcosa di meglio di questo”, ha detto, rivolgendosi a Trump con un disprezzo pungente.
Prima della partenza del dibattito, Alina Habba, consigliere senior della campagna di Trump, ha segnalato che il campo di Trump sapeva cosa stava per accadere. Habba ha detto a Rolling Stone a proposito di Harris: “Penso che cercherà di fargliela pagare”. Ma ha aggiunto, in un modo che a posteriori suona esilarante, che il suo capo “non si innervosisce facilmente”.
I due candidati sono arrivati al dibattito di martedì a pari merito nei sondaggi, ma sembrano fare campagna elettorale in universi completamente diversi. Trump ha minacciato l’America con “sanguinose” espulsioni di massa di immigrati privi di documenti, con l’impegno di incarcerare i suoi nemici e con la menzogna che le scuole pubbliche fanno scappare i bambini per eseguire interventi chirurgici di riassegnazione di genere non autorizzati.
Harris si sta crogiolando in questo momento di grande successo, con l’appoggio di repubblicani conservatori come Dick e Liz Cheney, oltre che di una schiera di ex ufficiali militari. Di recente ha presentato l’agenda politica che perseguirebbe come presidente, che comprende misure per tagliare le tasse della classe media, implementare un divieto federale sui prezzi dei prodotti alimentari e dei generi di prima necessità e “affrontare la crisi climatica”. (La vicepresidente ha anche visitato una fabbrica di pretzel nel New Hampshire, promettendo di portare a casa un grosso sacchetto di Tasty Ranch al gusto di aneto per il suo futuro first man, Doug.)
L’opportunità che ha avuto Harris in questo dibattito, oltre a quella di attaccare Trump, è stata colmare le lacune degli elettori che trovano la sua candidatura attraente ma cercano maggiori dettagli su come potrebbe governare. Una richiesta ragionevole per la democratica, che è diventata inaspettatamente la portabandiera del partito solo due mesi fa. Su questo fronte ha avuto un modesto successo, mescolando la sua vivisezione del 45esimo presidente con le descrizioni dei suoi piani per dare un credito d’imposta ai nuovi genitori per mantenere i loro bambini, il suo piano per costruire alloggi a prezzi accessibili, e la sua volontà di finanziare l’innovazione attraverso una deduzione fiscale di 50mila dollari per le nuove piccole imprese.
Per Trump, la situazione è cambiata rispetto al precedente dibattito con Biden. La sua età e la sua acutezza sono ora sotto il microscopio, dato che Harris è più giovane di quasi vent’anni. E qui Trump è inciampato. Ha dato prova non solo della sua frequente incoerenza – infarcendo una risposta sul cambiamento climatico, ad esempio, con affermazioni senza senso sul fatto che Biden sia stato corrotto dalla moglie del sindaco di Mosca – ma anche di un temperamento che è stato scioccamente poco presidenziale.
L’obiettivo principale di Trump è stato quello di definire Harris come un clone di Biden, legandola alle percezioni impopolari relative dell’attuale presidente. Anche in questo caso, Harris ha avuto la meglio su Trump. “Non sono Joe Biden e non sono di certo Donald Trump”, ha detto. “Quello che offro è una nuova generazione di leader per il nostro Paese, che crede in ciò che è possibile, che porta un senso di ottimismo su ciò che possiamo fare, invece di denigrare sempre il popolo americano”.