Insieme al coronavirus, in tutto il mondo si sta diffondendo un fenomeno particolare: quello della criminalità organizzata che si dedica a misure di assistenza sociale, ad esempio con distribuzioni di cibo e beni di prima necessità alle persone bisognose, sostituendosi di fatto allo stato dove questo è debole o non è in grado di organizzare una risposta efficace alla pandemia.
A Michoacan, in Messico, membri del cartello locale distribuiscono pacchetti di cibo alla folla, mentre con fucili in pugno ribadiscono che sono loro a comandare in quel territorio. Sempre in Messico, a Sinaloa, vengono distribuiti pacchi di viveri e mascherine con stampato sopra il marchio e l’effige del celebre boss El Chapo. In Brasile, dove il governo di Bolsonaro non ha attuato misure di lockdown e si sta pagando un prezzo altissimo, sono i narcotrafficanti ad aver organizzato una severa quarantena nei quartieri da loro comandati, impedendo ad esempio l’accesso ai turisti, con slogan come “se il governo non è in grado di risolvere la soluzione, lo farà la criminalità organizzata”. In Sudafrica invece, dove il lockdown è strettissimo, le gang locali hanno smesso di farsi la guerra e stanno utilizzando la propria rete di spacciatori per distribuire beni di prima necessità ma anche per fare soldi su alcol e sigarette, la cui vendita è proibita dalle misure di quarantena.
Lo stesso fenomeno sta accadendo anche in Paesi del primo mondo. Come il Giappone, dove la Yakuza sta distribuendo gratuitamente mascherine e carta igienica, ma anche – ovviamente – l’Italia. Misure di quello che potremmo chiamare “welfare criminale” sono state infatti portate avanti da Cosa Nostra a Palermo, dove il fratello di un boss locale si dedicava in prima persona alla distribuzione di pacchi di cibo nel difficile quartiere dello Zen, o a Napoli, dove la Camorra ha anche congelato la riscossione dei debiti e del pizzo, dedicandosi a misure assistenziali mentre allo stesso tempo continua a guadagnare sulla vendita di droga.
Secondo Federico Varese, docente di criminologia all’Università di Oxford, “la cosa interessante è come questi comportamenti non siano tipici solo di una mafia, ma di diverse mafie. È ovvio che la portata di questi interventi varia da contesto a contesto. Nei casi dell’America Latina sembra che siano davvero significativi. Nei casi italiani sono ancora gesti limitati, ma che non vanno sottovalutati”.
Il motivo per cui la criminalità organizzata si dedica all’assistenzialismo è presto detto. “Le mafie sono forme di governo dei territori. Il welfare criminale serve ad affermare un principio di autorità, che vuole sostituirsi a quello delle legittime istituzioni”, spiega Varese. “Ma come disse il giudice Giovanni Falcone, ‘Tutto è messaggio, tutto è carico di significato nel mondo di Cosa Nostra’. I mafiosi agiscono tenendo a cuore l’interesse della loro organizzazione. Queste elargizioni non sono mai date come un regalo disinteressato oppure come un diritto, ma un favore personalizzato che prima o poi deve essere restituito”. Ad esempio con il futuro aiuto a nascondere un latitante, delle armi o della droga nella propria abitazione.
Gli aiuti servono ovviamente anche ad ottenere l’appoggio della comunità, che è cruciale anche per poter operare ed eludere i controlli della polizia. Inoltre, come si è visto soprattutto in Sud America, anche le mafie tradizionali si dedicano a vere e proprie forme di governo di comunità marginalizzate e dimenticate dal governo centrale. “Come ha notato lo studioso di scienze politiche Benjamin Lessing, il fatto che Bolsonaro abbia trascurato la salute dei brasiliani fa aumentare la legittimità dei gangster”.
Ed è proprio questo il punto. Secondo Varese, “oltre a tenere a freno gli schemi con cui le mafie fanno profitto, le autorità dovrebbero combattere i loro tentativi di guadagnare legittimità”. Un modo sarebbe quello di fornire prestiti più facilmente e a tassi più bassi, in modo da evitare il ricorso all’usura, ma soprattutto è necessario impedire che le persone soffrano la fame: “In molte parti del mondo, i lavoratori vengono assunti in maniera informale e non possono fornire una documentazione cartacea che attesti le loro precedenti entrate. Il cibo e i beni di prima necessità dovrebbero essere distribuiti gratuitamente. Se le polizia non può impedire a individui con un trascorso criminale di distribuire cibo, allora bisogna assicurare che le istituzioni legittime e le associazioni di beneficienza autentiche siano presenti e forniscano aiuto incondizionatamente”.