Pensavamo di esserne usciti, e invece con l’arrivo dell’inverno ritorniamo in piena pandemia. Nelle ultime settimane, infatti, si è registrato un aumento costante dei contagi da coronavirus in tutta Europa dopo mesi in cui la famosa curva si abbassava e le limitazioni anti-contagio venivano progressivamente rimosse. Certo, l’aumento dei contagi non è paragonabile a quello di un anno fa – la seconda ondata del 2020 che tutti ci ricordiamo – per merito soprattutto della campagna vaccinale. E certo, per il momento i numeri sono sotto controllo. Ma i governi europei si stanno comunque preoccupando.
Questa preoccupazione sta portando al ritorno di alcune restrizioni che sembravano definitivamente abolite. Nei Paesi Bassi, per esempio, è cominciato da qualche giorno un “lockdown parziale” che impone orari ridotti a tutte le attività commerciali non essenziali, eventi sportivi senza pubblico, fissa un limite di quattro persone per le visite a casa di amici e parenti e prevede – non obbligatorio ma ufficialmente consigliato dal governo – il lavoro da remoto se possibile. Le restrizioni resteranno in vigore per tre settimane.
Un altro caso rilevante in questo senso è quello dell’Austria, di cui si è parlato negli ultimi giorni per la scelta del governo di introdurre un “lockdown per i non vaccinati”: da questo lunedì gli austriaci non vaccinati possono uscire di casa solo per motivi di assoluta necessità, un po’ com’era nel marzo 2020.
In generale, tutti i Paesi europei stanno cominciando a prendere misure anti-contagio visto il progressivo peggioramento della situazione, cercando di muoversi d’anticipo per evitare che le cose si faccciano troppo gravi. Misure simili, ma più lievi di quelle olandesi e austriache, sono state prese anche in Danimarca (dove è stato reintrodotto l’equivalente del Green Pass, che prima era stato abolito), in Francia e in Germania (dove si valuta l’introduzione di un Green Pass come quello italiano, valido per trasporti pubblici e luoghi di lavoro).
Insomma, quando lo scorso settembre l’Italia aveva introdotto il Green Pass obbligatorio nelle scuole e sui mezzi pubblici a lunga percorrenza – e quando a metà ottrobre l’aveva esteso ai luoghi di lavoro suscitando le grandi proteste dei portuali di Trieste – stava giocando d’anticipo, muovendosi su una linea che sembra ormai essere quella che adotteranno un po’ tutti i Paesi europei. Per una volta il nostro Paese sembra essere dunque la locomotiva e non il vagone di coda d’Europa.
È in questo contesto che vanno osservate le novità sul Green Pass a cui sta pensando il governo Draghi. Come riporta La Stampa, si parla della riduzione della durata del Green Pass dai 12 mesi attuali a 9 mesi, anche per convincere chi si è già vaccinato a fare la terza dose. Inoltre il Green Pass potrebbe evolversi in qualcosa di diverso e di più rigido: si sta pensando di non rilasciarlo più a chi fa solo il tampone ma solo a chi ha completato il ciclo vaccinale, mantenendolo però valido solo per lo svago (cinema, teatri, stadi, bar e ristoranti). Sul luogo di lavoro dovrebbe continuare a bastare un tampone rapido, ma sarebbe necessario farlo ogni 48 ore.