Stop al riconoscimento legale del cambio di sesso per le persone transessuali. È quello che chiede un disegno di legge che il governo ungherese si prepara ad approvare, e che è stato presentato in parlamento il mese scorso, proprio mentre le autorità stavano introducendo una serie di misure per combattere l’epidemia di COVID-19 nel Paese.
L’idea, illustrata nella bozza, è quella di definire il genere come “sesso biologico, basato sulle caratteristiche sessuali primarie e sui cromosomi”, registrato “alla nascita” e impossibile da cambiare in seguito. Anche se non è stata ancora stabilita una data per la votazione, questo disegno di legge continua a essere discusso nelle commissioni parlamentari: sembra proprio che il governo abbia intenzione di appoggiarlo.
Durante un’audizione in commissione, la parlamentare indipendente Bernadett Szél ha cercato di leggere una lettera scritta da un gruppo di persone transessuali che spiegavano quanto sarebbe dannosa questa legge, ma è stata bloccata dal presidente della commissione, che ha definito l’intervento “non pertinente”. “Abbiamo una pandemia in corso e dovremmo concentrarci su due cose”, ha protestato Szél, “risolvere i problemi dell’assistenza sanitaria e aiutare le persone a livello finanziario. Ciò che sta accadendo in Ungheria è uno scandalo”.
Anche gli attivisti per i diritti umani hanno chiesto l’intervento dell’Unione Europea contro il disegno di legge e contro il primo ministro Viktor Orbán, che avrebbe approfittato dell’emergenza sanitaria per consolidare il suo potere. “Orban sta sfruttando la crisi del COVID-19 come copertura per far passare una legislazione discriminatoria che avrà un impatto devastante sulla vita delle persone transgender in Ungheria”, ha spiegato Graeme Reid di Human Rights Watch. “È tipico degli autocrati consolidare il proprio potere attaccando i più emarginati”.
Il governo di Orbán, negli ultimi due anni, è diventato via via più ostile nei confronti della comunità Lgbtq: è passato dall’esaltazione dei valori tradizionali e dei benefici del matrimonio eterosessuale a un linguaggio apertamente discriminatorio, arrivando a paragonare l’omosessualità alla pedofilia.
La nuova legge violerebbe anche la giurisprudenza europea in materia di diritti umani, come ha fatto notare Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. “Le persone transgender hanno il diritto al riconoscimento legale del loro genere basato sull’autodeterminazione”, ha affermato. “Questo è un passo essenziale per garantire il rispetto dei loro diritti umani in tutti gli ambiti della vita. Il riconoscimento legale del genere è una questione di dignità umana”.
Se invece il disegno di legge fosse approvato, secondo l’Hungarian LGBT Alliance, le persone transessuali sarebbero costrette a utilizzare documenti che non corrispondono alla loro identità e al loro aspetto: questo li esporrebbe a potenziali discriminazioni sul lavoro, mentre cercano una casa o mentre affrontano gli iter burocratici.
In un Paese, come l’Ungheria, dove, come ha spiegato al Guardian Ivett Ördög, una donna trans di 39 anni che vive a Budapest, “bisogna mostrare la carta d’identità anche per noleggiare una bicicletta, acquistare un pass per l’autobus o ritirare un pacco all’ufficio postale”. Molte persone transessuali cercheranno di lasciare il Paese, mentre quelle che non ne hanno la possibilità dovranno prepararsi ad affrontare umiliazioni quotidiane.