Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento programmatico di bilancio, ovvero il documento che prepara la prossima manovra finanziaria. Non si tratta di una versione definitiva – il bilancio dovrà prima essere approvato dalla Commissione europea – ma è indicativo per capire quali sono le priorità del governo Draghi in materia di economia.
La manovra finanziaria per il 2022 sarà da circa 23 miliardi totali. Di questi, 8 sono stati stanziati per il taglio delle tasse: si vorrebbe abbassare l’Irpef sui redditi fino a 55mila euro annui (attualmente al 38%), ma ovviamente i dettagli non ci sono ancora. Un miliardo verrà destinato allo stanziamento per il Reddito di cittadinanza, che quindi arriva ad avere 8,8 miliardi totali, mentre 2 miliardi andranno al Fondo sanitario nazionale e un altro miliardo a un fondo creato ad hoc per contrastare l’aumento delle bollette. Tra gli altri provvedimenti previsti ci sono la proroga del Superbonus del 110% per le ristrutturazioni, fondi per il giubileo e le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, la proroga del bonus per l’acquisto di tv e decoder.
Il tema di cui si parla di più è però quello delle pensioni. L’idea del governo Draghi è infatti quella di non rinnovare la Quota 100, che scade a fine 2021, per sostituirla con un’alternativa meno favorevole per i lavoratori – la Quota 102 nel 2022 e la Quota 104 nel 2o23 – ed eliminando l’Opzione donna, che permette alle donne di andare in pensione a 58-59 anni con 35 anni di contributi.
Il partito che più si è messo di traverso sul tema è la Lega, che aveva accettato di dire addio alla Quota 100 ma avrebbe preferito farlo in tempi più lunghi. I ministri leghisti hanno votato il Documento programmatico di bilancio “con riserva”, ma Giancarlo Giorgetti – sempre più proiettato in una posizione di leadership nel partito – ha detto che sul tema non è stata ancora presa alcuna decisione.
Un altro tema di cui si discute è quello del salario minimo. La commissione Lavoro del Senato ha iniziato a esaminare una proposta di legge sul tema presentata dalla senatrice del Movimento 5 Stelle Nunzia Catalfo, che era già stata una delle menti dietro al Reddito di cittadinanza. La proposta prevede un salario minimo di 9 euro all’ora e ricalca leggi che, in Europa, esistono già in 21 Paesi su 27. Il tema del salario minimo è tornato d’attualità dopo la pubblicazione di una recente analisi effettuata dalla fondazione indipendente Openpolis e basata sui dati Ocse, che ha mostrato come l’Italia e la Grecia siano gli unici due Paesi europei in cui negli ultimi 20 anni gli stipendi medi sono diminuiti invece che aumentare – in pratica, oggi si guadagna meno che nel 2000.